Letta la riflessione odierna di Ivan Rachieli su ebook e Web, ne condivido ampiamente le conclusioni. Ho invece perplessità rispetto all’affermazione di Jani Patokallio, che ripubblico.
What will replace them? The same medium that already killed off the encyclopedia, the telephone directory and the atlas: the Web. For your regular linear fiction novel, or even readable tomes of non-fiction, a no-frills PDF does the job just fine. For more complicated, interactive, Web-like stuff, throw away the artificial shackles of ePub and embrace the full scope of HTML5, already supported by all major browsers and usable right now by several billion people.
Un PDF no-frills? Quale sarebbe il problema nell’usare pagine HTML5 moderne, con tipografia web avanzata, anche per la regular linear fiction novel? O è roba troppo da sfigati?
Viene il dubbio che si sia annebbiata la nozione di libro e si confonda la struttura dei contenuti con il contenuto strutturato. Risalgo a Jorge Luis Borges, uno che di libri si intendeva senza neanche vederli, e lo cito come appare in Una storia del libro di Flaminio Gualdoni:
Volumen, un prisma a sei facce rettangolari composto di sottili lamine di carta che devono presentare un frontespizio, un’antiporta, un’epigrafe in corsivo, una prefazione anch’essa in corsivo, nove o dieci capitoli che cominciano con la lettera capitale, un indice del contenuto, un ex libris con una clessidra a sabbia e con un motto latino, un conciso errata corrige, alcune pagine bianche, l’indicazione ben spaziata della tipografia e la data e il luogo di stampa: oggetti che, come si sa, costituiscono l’arte dello scrivere.
HTML5 e app sì, ma anche frontespizi, antiporte e pagine bianche. Sono l’ultimo a invocare l’odore dell’inchiostro e la tattilità della carta e contemporaneamente mi repelle l’idea che un libro si riduca a una sequenza di caratteri Unicode con dei marcatori intorno.