La Corte Suprema canadese si è dovuta pronunciare, recentemente sulla questione della legittimità costituzionale dell’art. 163, 1° comma, del codice penale, sollevata nel corso di un procedimento in cui John Robin Sharpe, accusato di possesso di materiale pornografico riguardante minorenni, aveva contestato la legittimità della norma di legge, per violazione dell’articolo 2b) della Carta canadese dei diritti e delle libertà, che tutela la libertà di opinione e di espressione.
La Corte (ovviamente) ha respinto il ricorso e ha ritenuto costituzionalmente legittimo l’art. 163, 1° comma, cod. pen., affermando che la protezione dei diritti dei minori, anche su Internet, costituisce una necessità imprescindibile. Secondo i giudici canadesi, l’utilizzazione sempre più diffusa della Rete per la pubblicazione e la circolazione di materiale pornografico, avente ad oggetto soggetti minori, impone di adottare tutte le misure necessarie per impedire traffici di questo genere.
La sentenza prosegue sottolineando che la norma permette di contribuire alla lotta contro la pedofilia su Internet e lo sfruttamento dei minori. La disponibilità generalizzata di computers e di Internet mediante i quali è divenuto più facile non solo creare delle immagini, ma anche conservarle, riprodurle e distribuirle, mantenendo l’anonimato, ha fatto della Rete lo strumento privilegiato per i pedofili. Tanto che l’organizzazione americana Pedowatch, finalizzata ad impedire la presenza della pornografia giovanile su Internet, riceve circa 200 denunce ogni settimana concernenti siti di dubbio contenuto.
Il governo canadese ha perciò elaborato una proposta di legge – che fa parte di una progetto generale riguardante numerosi altri ambiti – destinata a sanzionare i crimini sessuali commessi su Internet. In particolare, in materia di pedofilia, dovrebbe essere introdotta una nuova figura di reato – punibile con la reclusione fino a cinque anni – consistente nella violazione del divieto di comunicare attraverso Internet con un minore, in vista della commissione di un reato sessuale.
Sono previste, inoltre, pene fino a dieci anni di carcere per coloro che diffondono on line materiale pedofilo, che lo rendono accessibile o lo possiedono per farne commercio. I tribunali, infine, potranno ordinare ai providers di oscurare i siti a contenuto pedofilo.