La Cina si scaglia contro alcuni contenuti presenti su Internet, come le opinioni politiche non autorizzate, ma ha serie difficoltà a controllare questo mezzo.
Le autorità hanno creato una forza di polizia speciale per Internet, oscurato alcuni siti d’informazione stranieri e hanno incarcerato molte persone, per il contenuto dei messaggi inviati. Nonostante ciò, i dissidenti, e i cyberdissidenti in particolare, sono in crescita costante.
Human Rights in China ha anche stilato l’elenco delle numerose persone detenute per avere presentato una petizione. Secondo l’organizzazione, il governo di Pechino, di fronte a un numero sempre crescente di dissidenti, assume un atteggiamento duro per scoraggiarne l’attività.
Una donna cinese, ad esempio, è stata condannata dal “Comitato amministrativo di rieducazione con il lavoro” di Shanghaia scontare una pena in un campo di lavoro per avere accusato, tramite Internet, la polizia di malmenare le persone che criticano il governo. Il Comitato ha, infatti, ritenuto false le dichiarazioni della donna
Ma Yalian, questo il nome della donna condannata, aveva inviato articoli a vari siti Internet, dicendo di essere stata vittima, insieme ad altre persone, di pestaggi da parte delle forze dell’ordine per avere proposto delle petizioni contro il governo di Pechino, durante la sessione annuale del Congresso Nazionale del Popolo, tenutasi a marzo.