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Buon anno a Linux, dal kernel 2.4

15 Gennaio 2001

Buon anno a Linux, dal kernel 2.4

di

Il quattro gennaio Linus Torvalds ha finalmente annunciato la release "ufficiale" del kernel 2.4.0.

Questa la notizia, assai sospirata dentro e fuori la comunità globale dell’open source, con cui si è aperto il nuovo anno linuxiano. Delle questioni tecniche e delle innovazioni ivi incluse se va parlando (e sparlando) in svariati ambiti online, limitandoci qui a segnalarne solo il supporto del chip Itanium, il successore del 386, oltre a quello della memoria a 64GB e di periferiche varie, insieme alla completa riscrittura delle funzioni di firewall. Per chi vuol saperne di più al riguardo, un buon punto di partenza è il documento di Joseph Pranevich,Wonderful World of Linux 2.4 (grazie a Linux World News).

Attenzione però: si tratta come sempre in un lavoro in progress continuo, con “patch” e aggiustamenti vari in progressione regolare, grazie all’alacrità dei programmatori d’ogni parte del globo coinvolti nel progetto. E anche se qualcuno si preoccupa della stabilità del kernel, rimane il fatto che quest’ultimo è ormai pronto a girare ed esser messo pesantemente alla prova. Rifiutando per definizione gli attuali modelli commerciali, l’importante è che siano un pòtutti d’accordo su un punto sostanziale: i maggiori problemi del nuovo kernel sono stati felicemente risolti, e cammin facendo arriveranno anche le auspicate rifiniture.

Proseguendo con le notizie di inizio 2001, ecco l’ennesima puntata della saga di Corel, l’azienda canadese da tempo alle strette. Nei giorni scorsi è apparso un articolo sul quotidiano National Post in cui si suggerisce l’imminente ripresa della software house nel mercato dei programmi grafici, di pari passo con l’ormai certa cessione della linea di prodotti Linux e finanche del noto WordPerfect. Speculazioni che hanno fatto rapidamente salire i titoli Corel: un salto del 40 per cento in più a Wall Street e quasi il raddoppio alla borsa canadese. Si tratta in pratica delle avvisaglie di quello che le press release ufficiali hanno definito la “nuova strategia per la crescita della corporation”, il cui specifico business plan verrà reso pubblico il prossimo 23 gennaio. Sembra che queste ed altre mosse siano tutta farina del sacco del CEO Derek J. Burney, il cui arrivo in estate aveva chiuso l’era gloriosa ma controversa del fondatore Michael Cowpland.

Comunque andrà finire, pare che media e investitori stiano rinnovando la fiducia a Corel, purché insista con quelle applicazioni che l’hanno resa famosa, soprattutto CorelDraw, e molli rapidamente i punti deboli, a partire dall’area open source. In effetti la decisione dello scorso anno di entrare alla grande in quest’ambito, inclusa la prevista fusione con Inprise/Borland per una “Linux Powerhouse”, si è dimostrata disastrosa. Vendite drasticamente ridotte, un mare di debiti, licenziamenti a volontà, picchiate in borsa. La società si è retta in piedi finora grazie soprattutto al consistente aiuto di Microsoft, che mesi addietro ne ha acquisito il 24,6 per cento sborsando 135 milioni, mirando così a integrarne le tecnologie nella piattaforma.NET. Le ultime voci sembrano confermare la nuova direzione presa da Corel, con l’azzeramento totale di ogni iniziativa verso Linux e dintorni. E tutto sommato, meglio così, no?

A San Francisco è stato invece appena pubblicato dalla divisione investimenti della Deutsche Bank un industry report dall’esplicito titolo “Open Source Infrastructure — A Manifesto for the Coming Big Bang.” Val la pena di riportare per intero l’opinione di uno degli autori del documento: “Linux e le altre tecnologie open source continuano a dimostrare caratteristiche di forte crescita, elevata penetrazione nell’utenza e mutamenti sostanziali nel settore — tutti fattori che secondo noi creano maggiori opportunità d’investimento. Nel passaggio dalla clientela iniziale legata a Internet verso l’adozione da parte delle grandi corporation — un trend attualmente in piena visibilità — quei rivenditori open source che concentreranno le forze in quest’ambito risulteranno vincenti sia a livello commerciale sia nel mercato azionario.”

Tra gli specifici elementi a motivazione di simile posizione più che positiva, il rapporto cita tra l’altro l’impatto dell’open source nel panorama generale dell’info-tech attuale, i punti di forza e i vantaggi nonché i probabili scenari di successo di Linux, l’incremento di prodotti e servizi in libera circolazione e infine i profili di società pubbliche e private. Non si manca d’altra parte di sottolineare l’inadeguatezza del corrente paradigma di sviluppo dell’industria del software, ricordando come il modello open source meglio si adatti alle dinamiche esigenze dell’imprenditoria informatica del futuro. Insistendo sulle potenzialità delle soluzioni open source, la ricerca segnala infine come Linux sia rapidamente emerso come unica piattaforma affidabile degli ultimi anni, insieme al Solaris di Sun e al solito Windows2000 di Microsoft. E ciò rappresenta la conferma finale dell’affermazione del modello open source. Come conseguenza del tutto, la Deutsche Bank, che oltre ai 95.000 dipendenti nel mondo offre concorrenziali servizi finanziari ad un’ampia clientela del mondo online, conferma il concreto interesse nel settore, a partire dal possesso di consistenti quote azionarie nel maggior distributore Linux, Red Hat.

L’anno nuovo linuxiano non manca, insomma, di preannunciare interessanti sviluppi. E promette assai bene.

Si veda Il documento di Joseph Pranevich, Wonderful World of Linux 2.4

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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