La conferenza che si è tenuta nei giorni scorsi a Parigi e che avrebbe dovuto decidere sulla proposta di legge europea per introdurre anche in Europa la possibilità di registrare brevetti su software e algoritmi, si è conclusa con un nulla di fatto.
L’obiettivo della due giorni parigina era quello di rivedere la convenzione di Monaco (che riunisce i 19 paesi dell’Ufficio Europeo dei Brevetti), che ha sempre ritenuto che un programma software “in quanto tale” non possa essere brevettato.
L’unica decisione presa il 25 giugno scorso a Parigi è stata quella di creare un gruppo di lavoro incaricato di chiarire la situazione. “Questo chiarimento – si legge in un comunicato stampa ufficiale – avrà luogo tramite il dibattito preparatorio a una direttiva europea sull’argomento e potrà, eventualmente, tradursi in una modifica dell’articolo 52.2 della convenzione”.
L’articolo in questione riguarda i criteri che regolano le procedure per i depositi dei brevetti legati o meno ad un programma informatico. Per il momento la Commissione sembra orientata a seguire l’esempio americano.
Il governo francese, uno di quelli che con maggiore attenzione sta seguendo la vicenda, ritiene che il dossier “Brevetti sul software” vada affrontato con la massima prudenza, valutando con attenzione l’impatto che questa misura avrebbe sull’industria del software, con una particolare attenzione al mercato del free-software.
Attualmente, l’Ufficio Europeo dei Brevetti avrebbe già accettato 10.000 brevetti basati su programmi informatici o “procedure tecniche”.
La proposta di introdurre anche in Europa la possibilità di brevettare software e algoritmi ha suscitato vivaci reazioni da parte di molti intellettuali e soprattutto degli sviluppatori. Su Apogeonline il professor Angelo Raffaele Meo del Politecnico di Torino si è schierato contro questa ipotesi, ritenendola “contraria agli interessi di chi intende difendere, ossia di chi sviluppa nuovi metodi e nuovi programmi”.
La decisione presa a Parigi e che rimanda la decisione sulla proposta di legge sui brevetti sul software, è una prima vittoria del vasto movimento nato per contrastare la proposta di legge stessa. Appare paradossale, peraltro, che, in un momento nel quale la filosofia dell’Open Source sta riscuotendo sempre maggiori consensi e diventando una sorta di Rinascimento Informatico, l’Unione Europea riveda in senso restrittivo la sua legislazione, introducendo norme che finirebbero per penalizzare l’industria del software del Vecchio Continente.
Come è già stato sottolineato, “è come se si potessero sottoporre a copyright non solo i diritti di stampa di un libro, ma anche il suo contenuto, cioè le idee, i singoli passaggi, le frasi, le costruzioni grammaticali. Come sarebbe possibile – si chiedono gli animatori del sito “Free Patent” italiano – continuare ad esprimersi liberamente senza il rischio di venire citati in tribunale? Come si potrebbe conciliare questo con la libertà di espressione, e quindi con la democrazia e la Costituzione?”
Per approfondire:
No ai brevetti sul software anche in Europa
di Angelo Raffaele Meo
https://www.apogeonline.com/riflessi/art_125.html
La proposta di direttiva europea emanata il 12 febbraio scorso
http://europa.eu.int/comm/dg15/en/intprop/indprop/99.htm
Il testo è in inglese, ma è possibile scaricare il file in italiano in formato PDF.
L’appello italiano contro i brevetti del software
https://www.apogeonline.com/riflessi/art_126.html