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Boom di vendite di mini-videocamere nel sud est asiatico: tutti si spiano

25 Marzo 2002

Boom di vendite di mini-videocamere nel sud est asiatico: tutti si spiano

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Vi ricordate il caso della Chu Mei-feng, la signora di Taiwan ex parlamentare spiata nei suoi convegni amorosi con un uomo sposato? Una notizia che ha fatto il giro del …

Vi ricordate il caso della Chu Mei-feng, la signora di Taiwan ex parlamentare spiata nei suoi convegni amorosi con un uomo sposato? Una notizia che ha fatto il giro del globo per l’interesse suscitato nel sud est asiatico e la vendita di Cd rom con i filmati degli incontri clandestini.

Un caso che ha avuto anche un effetto, come dire, collaterale. Secondo il China Daily, grazie alla pubblicità portata da questo avvenimento, sono cresciute in Cina la vendita delle videocamere da spionaggio nel corso degli ultimi mesi.

Si tratta di mini-videocamere che si sono iniziate a vendere come il pane, dopo che si era sparsa la notizia della signora Mei-feng su quasi tutti i siti informativi dell’aerea.
Se ne vendono talmente tante che il prezzo è sceso, in Cina, a 100 yuan (circa 26 euro), durante la seconda metà del 2001.

Un commerciante di materiale elettronico di Canton, citato dal China Daily ha detto che ha venduto “più di 400 microcamere solo il mese scorso”, aggiungendo che alcuni suoi clienti dicevano di voler acquistare le videocamere per sorvegliare le attività del coniuge.

Il diffondersi di questo tipo di strumenti, nati proprio per controllare e spiare, pone non pochi problemi di rispetto della vita privata.
Già oggi, per rispondere a problemi legati all’ordine pubblico e alla sicurezza siamo giornalmente sotto l’occhio di centinaia di videocamere che, a nostra insaputa, ci riprendono (salvo poi risultare a volte inutili per il riconoscimento di criminali. Sono sempre girate dalla parte sbagliata).

Un numero così elevato, da far intervenire molti degli organi di tutela della privacy in tutto il mondo, non ultima l’Italia.

“Gli abitanti – spiega un membro del parlamento cinese al giornale – hanno un sentimento di insicurezza dopo l’uso di questi metodi per rendere pubblici alcuni aspetti della vita privata”.
Un senso di insicurezza sulla propria privacy che non riusciamo a toglierci.

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