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Blogging, tra generazione digitale e imprenditoriale

09 Maggio 2005

Blogging, tra generazione digitale e imprenditoriale

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Se per la blogosfera l'abbraccio del business (e viceversa) è inevitabile, meglio conoscerne anche le molteplici dinamiche socioculturali

Ormai di blog ce ne sono per tutti i gusti e in tutte le salse. Dai diari intimi all’acceso confronto politico, dalle note di quartiere al tifo sportivo sfegatato, dal giornalismo indipendente all’autocompiacimento sfrenato. Senza dimenticare i nuovi trend in auge: le foto (moblogging) e i video estemporanei (vlogging), oppure radio show (podcasting). Tutta roba che viaggia alla grande nella blogosfera del pianeta, dove brulicano quasi 10 milioni di autori noti e sconosciuti, e nascono 40.000 nuovi spazi al giorno. Anzi, se ne parla talmente tanto che “solo a nominarli, la maggior parte di noi si sente male da morire”. È proprio questa l’apertura della cover story di inizio maggio della rivista BusinessWeek, dedicata, guarda caso, al rampante fenomeno o, meglio, a un suo aspetto particolare: l’abbraccio tra blogosfera e business. Nel senso che, giura il quotato settimanale, “i blog cambieranno il tuo business”. Ovvero: rivali e concorrenti sono già avanti, conviene darsi una mossa…altrimenti l’azienda è fregata!

La panoramica della rivista esplora dunque un tema succoso, presentandolo al grande pubblico (più o meno in blog-style) nelle pagine interne, facendo un po’ di storia, segnalando case studies di successo, offrendo dritte o suggerimenti, e molto altro. Il tutto viene ovviamente ampliato e scandagliato nel relativo spazio online, cioè nel “blog sui blog” curato da due redattori ad hoc. Nel complesso, il taglio rimane quello imprenditoriale, nel senso che ogni tipo di azienda non potrà farne a meno, così come accadde, per dirne una, con gli immancabili siti Web-vetrina di qualche anno fa. Con annessi effetti positivi o negativi, a seconda dell’attitudine aziendale. Tra questi, il boss di General Motors viene super-lodato per lo stimolante blog personale, le micro-news di un ragazzo del Lower East Side di New York New attirano grossi inserzionisti, un dipendente di Google, liquidato da quest’ultimo per critiche diffuse via blog, trova rapido (e super-pagato) ingaggio altrove. Replicando certi sconquassamenti causati nell’ultimo decennio, Internet lancia insomma un altro terremoto per il mondo economico e imprenditoriale: il “business drama” che ci aspetta… man mano che “il blogging si diffonde tra le aziende e ridefinisce i media”, chiude il lungo articolo di BusinessWeek.

D’altronde l’ennesima sveglia per gli imprenditori addormentati va suonando già da qualche tempo nel giro statunitense. Rimanendo alla carta stampata, ad esempio, qualche mese fa è apparso il libro “Blog: Understanding the Information Reformation That’s Changing Your World”, in cui High Hewitt intima ai business leader di ogni razza di sbrigarsi a “rubare l’attenzione dei consumatori” tramite un uso più che agguerrito del marketing via blog. Auto-includendosi anche tra i pundit dell’exploit politico dei blog nel periodo pre-elettorale dello scorso autunno, Hewitt (e il suo blog omonimo) ha totalizzato oltre 10 milioni di visite dal 2002 a oggi. Punta di diamante della crescente e attivissima blogosfera neo-conservatrice, Mr. Hewitt non manca di entusiasmarsi per la salita di audience dell’iper-conservatore FOX News ai danni, guarda caso, proprio dei cosiddetti “liberal media”, un mito davvero duro a morire in casa repubblicana. Un accorto miscuglio ideologico a conferma del fatto che la cordata tra economia, business e politiche conservatrici tira sempre e comunque.

Comunque sia, è chiaro che trattasi di una “evoluzione continua”: per molti, i blog sono semplicemente l’evoluzione dell’editoria e delle community che i servizi online hanno reso possibili svariati decenni fa. E, se il trucco sta nell’imparare ad adattarsi alla svelta, allora bisogna lanciarsi in questo “nuovo modo di leggere la realtà e di partecipare alla vita sociale”, suggeriscono le righe conclusive di un volume fresco di stampa, stavolta in italiano nonostante il titolo, “Blog Generation“. In cui Giuseppe Granieri, attento osservatore del fenomeno e animatore dello storico BlogCafè, offre un articolato excursus sulle varie fasi che hanno preparato e lanciato in orbita la blogosfera odierna. Un approccio per lo più informativo-culturale che fornisce quel background a tutto tondo, meno estemporaneo e più radicato nel sociale universale, necessario a chiarire perché “oggi per una quantità enorme di individui, questo way of life è considerato, prima ancora che un diritto, una condizione acquisita, cui difficilmente si riuscirà a rinunciare”, scrive ancora Granieri.

In definitiva, va evidenziandosi sempre più come quella innescata dai blogger sia una conversazione e contaminazione senza soluzione di continuità. E se è vero che nessuno può prevedere il futuro, simili dinamiche socioculturali acquistano maggiore importanza se vogliamo usare lo strumento in prima persona e come meglio ci aggrada, anziché lasciarlo nelle mani della grande stampa o dell’industria, inclusa quella Internet-based, come accaduto sostanzialmente finora. Una “generazione blog” attenta e partecipe, insomma, capace di creare un calderone collaborativo e in movimento continuo, incluse tendenze al business se necessario, ma comunque aperto e in crescita dal basso. Un percorso tutt’altro che utopico, no?

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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