Grazie alla Fondazione “Esprimi un desiderio”, ente specializzato nella realizzazione dei sogni dei piccoli malati gravi, ha realizzato il suo desiderio. Altri, e non solo bambini, nelle sue condizioni avrebbero pensato a realizzare un desiderio più personale: guidare un’auto sportiva, un aereo, essere per un giorno poliziotto o pompiere.
Ben, invece, pensa a qualcosa di speciale e che possa essere utili ad altri come lui. Così, dalla sua passione per i videogiochi nasce questo sogno. Un sogno che mette non poco in difficoltà i responsabili della fondazione: “È stata una richiesta insolita – spiega alla stampa Patricia Wilson, direttrice di una filiale locale della fondazione che ha realizzato 3.100 desideri di bambini in 20 anni di attività – Il mio primo pensiero è stato: come si può fare?”.
Gli ostacoli erano molti soprattutto il prezzo: alcuni editori di giochi hanno preventivato più di un milione di dollari e un anno di lavoro per realizzare un videogioco.
Ma il desiderio di Ben meritava un aiuto che si è concretizzato sotto forma di Eric Johnston, ingegnere informatico che aveva già contribuito alla realizzazione di videogiochi per pc (Indiana Jones e l’ultima crociata). Eric decide di aiutare il bambino e riesce a convincere la società per cui lavora, la LucasArts, a prestare i loro uffici e macchinari dopo le ore di lavoro.
Sono sei mesi di lavoro in cui i due, l’ingegnere e il bambino si incontrano una volta alla settimana per elaborare il videogioco. Una volta scelto il nome “Ben’s Game”, scelgono il personaggio principale del gioco: un bambino simile a Ben che si muove su uno skateboard, uccide le cellule del tumore e raccoglie scudi per proteggersi contro gli effetti pesanti della chemioterapia.
Eric Johnston ci tiene a precisare che lui ci ha messo solo le sue capacità informatiche e che il gioco è di Ben: “è il suo gioco”, rimarca l’ingegnere.
Ben adesso sta meglio e la sua malattia è in regressione. Il suo gioco è disponibile presso il servizio di chemioterapia pediatrica dell’Università di California.
Per chi volesse scaricarlo gratuitamente, può andare sulle pagine della fondazione. Fatelo senza problemi perché al piccolo Ben non dispiace: “Mi farebbe molto piacere che molte persone ci giochino”.
E visto che Ben ed Eric ci augurano “have fun”, di divertirci, a loro auguriamo un “good luck” di cuore con una speranza: che qualcuno in Italia voglia raccogliere il testimone e tradurlo in Italiano per i nostri bambini che soffrono di malattie gravi come quella di Ben.