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BeeMood, il microblogging riparte dall’Italia

22 Ottobre 2007

BeeMood, il microblogging riparte dall’Italia

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È possibile lanciare in Italia servizi web e mobili divertenti, graficamente affascinanti e che non abbiano nulla da invidiare alle start-up più interessanti della Silicon Valley? Lo abbiamo chiesto a David Casalini, cercando di scoprire qualcosa di più del nuovo servizio BeeMood

David Casalini ha scoperto la Rete per caso nel 1996: una piccola società di Empoli, la sua città di origine, aprì una start-up e io lanciai in collaborazione con loro empoli.net. Non era una vera e propria community, non aveva ancora database, iscrizioni e feed, ma diventò comunque un punto di riferimento in quella zona. Nel 1999 entrò in Dada, a Firenze, prima in superEva, poi nella divisione B2B fino al 2003 in giro per l’Italia, quindi di nuovo nella divisione consumer: in Incontri, il portale di dating, e poi in Dada.net. Da febbraio si è trasferito a Milano e sta accompagnando Zero9 nel lancio delle sue community su Internet.

David, di recente il tuo percorso in Zero9 ti ha portato a dare vita a BeeMood. Che cos’è e quali obiettivi si pone?

BeeMood è un social network che mette in comunicazione in modo innovativo le persone fra loro. È diverso da una chat e anche da un blog. Chi si collega su BeeMood esprime ciò che sta facendo, quello che gli passa per la testa in quel momento, il proprio mood e lo condivide con gli altri in modo spiritoso o serio, a seconda di come si sente. L’obiettivo è abbastanza ambizioso: dimostrare che anche in Italia si riescono a lanciare prodotti web e mobile innovativi, che non hanno niente da invidiare alle start-up americane. I programmatori e i designer di Beemood sono tutti italiani.

Come si inserisce Beemood nel trend dei servizi di microblogging quali Twitter, Jaiku (recentemente acquisito da Google), Tumblr eccetera? In particolare, in che cosa è diverso da Twitter per esempio?

Questo genere di servizi sta avvicinando sempre più persone alla scrittura in Rete, un po’ quello che hanno fatto gli Sms per il mobile. Prima il telefono era semplicemente uno strumento di lavoro, l’arrivo di questi messaggini da 160 caratteri a un costo bassissimo lo ha rivoluzionato e ci ha permesso di mandarci messaggi come “Sto facendo la spesa”, “Torno più tardi” o “Ciao, come va?”. Twitter è nato all’insegna del less is more anche penalizzando l’interfaccia, noi invece la curiamo tantissimo senza però dimenticare usabilità e leggerezza. Le funzionalità mobile saranno un altro filone, già adesso puoi navigare tutto BeeMood da wap e nei prossimi giorni sarà possibile aggiornarlo via Sms e via Mms. Il tuo mood potrà essere anche una foto o un video. Certo i punti in comune con Twitter sono molti, perchè negarlo? Diciamo che Twitter è molto generalista, noi vogliamo andare a fondo in ogni funzionalità e per ognuna rilasciarne lo stato dell’arte. Un’altra caratteristica non presente in Twitter e rilasciata a breve sarà la possibilità di leggere dei canali di mood, verticali su argomenti ben specifici, alcuni featured, cioè predefiniti ed altri creati dagli utenti stessi. Il servizio è in continua evoluzione come un fiume in piena, ma diluire un po’ le novità, soprattutto per chi arriva ed è nuovo, credo semplifichi molto il primo approccio.

Qual è il target a cui vi rivolgete e quali sono le aspettative in termini di utenti nei prossimi mesi?

Il target è quello degli utenti da 18 a 35 anni, Internet addicted ma non solo, perché nei prossimi mesi saranno tanti anche gli utenti che arriveranno dalla telefonia mobile. Non voglio sparare numeri a caso, posso dirti che dal 1° ottobre, quando abbiamo mandato i primi inviti, a oggi abbiamo registrato quasi 1.000 utenti, ben oltre le aspettative, considerando che sono arrivati solo tramite passaparola. Il servizio poi è già in inglese e nei prossimi giorni lo estenderemo anche a portoghese e spagnolo.

Quant’è importante il contributo, il feedback di questi utenti nel processo di sviluppo di BeeMood? Puoi farmi qualche esempio particolarmente significativo di funzionalità sviluppata o migliorata grazie agli utenti?

Due esempi particolarmente significativi: una utente della fase alpha che è diventata community manager di BeeMood e che sta progettando lei stessa le nuove funzionalità, e la sorpresa di questo sabato nello scoprire HelloTxt, servizio sviluppato da un utente di BeeMood (e di altri prodotti simili) che utilizza la nostre Api. Dopo qualche anno in cui gli utenti erano solo numeri ormai credo non sia più possibile prescindere da loro. Certo la nostra impronta di progettisti rimane importante per inquadrare il tutto con una visione d’insieme e pensare prodotti che vadano incontro in modo organico a esigenze reali piuttosto che aggregare semplicemente dei desiderata.

Com’è possibile coniugare concretamente una linea di sviluppo con le richieste degli utenti? Come capire quali feature sono veramente importanti e quali rischianodi complicare e rallentare inutilmente lo sviluppo del servizio?

È difficile, bisogna innanzitutto aver chiaro dove si vuole arrivare, allora i consigli diventeranno aiuti invece che divagazioni che ti fanno rallentare. Però pensa a quanto le aziende della grande distribuzione spendono in questionari, test, focus group. In Internet hai un rapporto diretto con i tuoi utenti, quotidiano, in tempo reale. Questo è un valore aggiunto incalcolabile.

Qual è l’impegno necessario per realizzare un servizio come BeeMood? Quali e quante figure sono state coinvolte, quali sono stati i tempi ed i costi di sviluppo?

La parte più importante è stato crederci fin dall’inizio. Proporre un’idea nuova non è mai facile, ma trovare chi ti permette di realizzarla ancora meno. Ho curato personalmente tutta la fase progettuale e di project management, il miglior designer che io conosca in Italia ha elaborato logo ed interfaccia, il suo studio ha scritto Html e Css, mentre due professionisti con cui lavoro da anni hanno seguito alla lettera lo sviluppo. È stato un po’ come fare un progetto in piccolo, ma con la testa da grandi. Ci sono voluti meno di 2 mesi per rilasciare questa versione e già la prossima settimana ci sarà il primo aggiornamento. Purtroppo non posso darti informazioni sui costi di sviluppo, per policy aziendale.

Su quale tecnologia si basa BeeMood? Avete utilizzato framework open-source?

In realtà siamo partiti da zero. È un’applicazione pensata e scritta partendo da un foglio bianco, senza complessi framework alle spalle, senza esempi da copiare. Le pagine sono costruite in modo da fare un uso estremo dei Css. Nella nuova release ci sono alcune sezioni in Ajax, ma solo quando effettivamente serve. Ogni componente è per Pc, Mac e Linux. Il layer di presentazione è diviso dal back end, in modo da ridurre al minimo le richieste verso i database. Pur venendo da un background di C, il codice è principalmente scritto in Php per la sua versatilità che ci ha permesso di uscire sul mercato in poco più di un mese.

Quale pensi sarà la frequenza degli aggiornamenti?

In questa prima fase molto frequente, perché le funzionalità in ponte sono tante, poi da gennaio quando rilasceremo le Api saranno gli utenti stessi a tenere il ritmo.

Vi proponete quindi di divenire una vera e propria piattaforma su cui gli utenti potranno appoggiarsi per creare funzionalità completamente nuove. Che tipo di servizi potranno essere sviluppati? Avete utilizzato le Api anche voi per realizzare le funzionalità già presentate?

Già adesso Beemood funziona su un layer separato dal back end vero e proprio. Le Api che rilasceremo al pubblico dovranno però essere però molto più solide. L’idea è quella di fornire agli utenti un ambiente open, dove riutilizzare le funzionalità già disponibili e dove chi vuole si limita a personalizzare lo sfondo, ma chi ha più tempo non ha limiti.

Puoi farmi qualche esempio anche in questo caso di Api e di utilizzo?

Lo stesso HelloTxt dovrebbe usare delle Api per il login, per il post del mood, ma l’idea è di dare molta più liberta, dare la possibilità non di usare un tot di funzionalità ben definite, ma di costruire quello si vuole. A me fanno impazzire i contest che ci sono su Facebook in questo momento per esempio, ma ho in mente anche altre cose. Potrò parlarne solo nella prossima puntata.

Quanto conta per il vostro futuro, e in generale per il microblogging, lo scenario mobile?

Il mobile è certamente fondamentale, anche se secondo me è una distinzione che si perderà ben presto. Il mio Nokia N95 ha più risoluzione del mio Pc di cinque anni fa. Ben presto le applicazioni saranno le stesse, semplicemente avranno un rendering dedicato per il Pc, uno per la tv, uno per il telefonino e così via…

Sul cellulare/smarthphone si abilitano scenari e contesti di utilizzo diversi da quelli del Pc oppure no?

Assolutamente sì, immediatezza e continuità per esempio sono due ingredienti che acquistano un nuovo significato nello scenario mobile.Si vedranno molte novità nei prossimi mesi.

Vi siete invece posti il problema del monetizzare BeeMood? Credi esistano dei modelli di revenue applicabili a un servizio di microblogging? Se sì quali?

Non posso dirti troppo. Iscriversi a BeeMood è e resterà gratuito, ma questo non significa che non ci saranno degli spazi riservati all’advertising o funzionalità premium. Per il momento abbiamo già alcuni sponsor che stanno aspettando il nostro via per accompagnarci in questa fase di start-up.

Sono previste ulteriori evoluzioni legate allo scambio di file come avviene in Pownce per esempio?

Lo scambio di file sarà una possibilità utilizzabile tramite Api, ma credo che complichi un po’ la vita, almeno per come è sviluppata in Pownce. Il tuo mood potrà essere un foto o un video o un brano audio, ma scambiarsi file in questo momento non è una delle nostre priorità.

Più in generale qual è la tua opinione sullo stato di salute del web 2.0 italiano? È possibile colmare il gap con il mondo anglosassone e americano? Che cosa manca in Italia per avere un vero boom?

Io non ho mai sofferto molto di questo. Secondo me sul web ci sottovalutiamo. Penso a Dada.net, che è un player a livello mondiale, e a tante piccole realtà italiane che stanno lanciando un servizio dietro l’altro. I designer ci sono, i programmatori non mancano, le idee pure. In più in Italia tendiamo ad avere business model per le idee molto più concreti di tante start-up americane che passano troppo velocemente dalle stelle alle stalle.

Per chiudere, cosa ti aspetti per BeeMood nei prossimi sei mesi. Ci sono già altri progetti nel cassetto?

È mia intenzione far uscire BeeMood dai confini nazionali. Per questo ho insistito per lanciarlo da subito in inglese e velocemente in spagnolo e portoghese.In termini numerici vorremo raggiungere almeno 10.000 utenti prima della fine dell’anno. Abbiamo in programma un lancio commerciale, ma è ancora presto per parlarne. Dal punto di vista delle direzioni di sviluppo, ogni funzionalità verrà sviluppata pensandola sia web che mobile con una dose altissima di personalizzazione. Mi piacerebbe anche studiare meglio standard come OpenID. In cantiere ci sono altri due progetti, anche questi legati al mobile.

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