Grazie a una recente sentenza della Corte d’appello di Washington D.C., i produttori di televisori, videoregistratori, ecc. sono sfuggiti all’obbligo di aggiungere dispositivi di protezione contro la copia nei loro prodotti.
La Federal Communications Commission (FCC) aveva deciso, nel novembre 2003, di rendere obbligatoria la tecnologia in questione, battezzata “broadcast flag”, una sorta di marcatore per programmi televisivi. A partire da luglio 2005, tutte le attrezzature capaci di ricevere la televisione digitale, prodotte oltre Atlantico, avrebbero dovuto essere dotate di questo dispositivo.
Un programma televisivo “tatuato” con il “broadcast flag” può essere letto soltanto da attrezzature analogiche, o da apparecchiature digitali dotate di un dispositivo anticopie. In questo modo, diventerebbe molto più difficile diffondere, sulle reti peer-to-peer, ad esempio gli ultimi episodi dei programmi televisivi di maggior successo.
Un vasto fronte eterogeneo, formato anche da associazioni a difesa dei consumatori e da associazioni di bibliotecari, era insorto contro la decisione della FCC.
La Corte d’appello di Washington D.C. ha accolto la loro principale richiesta: il “broadcast flag” non sarà obbligatorio.
La Corte non si è però pronunciata sulla legittimità della tecnologia stessa. Ha soprattutto richiamato all’ordine la FCC, osservando che la commissione americana incaricata delle comunicazioni è andata oltre le sue prerogative.
Immediata la reazione della Motion Picture Association of America (MPAA), che raccoglie i grandi studios cinematografici; ha infatti annunciato che, preso atto della sentenza, potrebbe decidere di diffondere le sue produzioni solo più attraverso canali protetti.