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Battaglia aperta sul copyright digitale

22 Luglio 2002

Battaglia aperta sul copyright digitale

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Free software e attivismo continuo per dar voce agli utenti contro il patto industria-governo

Restrizioni anti-copia contro libertà individuali. Copyright e copyleft. Un dibattito sempre caldo nel contesto statunitense. Pur nell’approssimarsi della pausa estiva (il Congresso va in ferie per un mese a partire dal primo agosto), stavolta la questione è stata al centro di una tavola rotonda voluta dal Dipartmento del Commercio. Tema: “digital rights management”, ovvero come inglobare i contenuti online nelle tecnologie crittate anti-copia. Peccato che, tanto per cambiare, ci si fosse dimenticati d’invitare i rappresentanti dei diretti interessati — utenti, consumatori, noi tutti — privilegiando invece una manciata dirigenti high-tech. Ergo, una carovana di rumorosi attivisti locali del free software (incluso Richard Stallman) si è precipitata in loco e tanto ha fatto che uno di loro è riuscito a illustrare per bene le posizioni del copyleft. Sperando ciò possa costituire un precedente, anche in merito al convergente dibattito sul disegno di legge che vorrebbe imporre all’industria soltanto gli standard di sicurezza governativi. Ovvero, la proposta del democratico Fritz Hollings per cui ogni dispositivo digitale dovrebbe consentire il broadcast-only, andrebbe estesa anche allo streaming via internet, impedendo così ogni copia o redistribuzione di musica e filmati online.

In tal senso le posizioni della Recording Industry Association of America (RIAA) vanno facendosi, se possibile, ancor più totalitarie. Mitch Glazier, maggior lobbyist dell’associazione, ha infatti chiarito come questa stia già lavorando con diversi produttori per l’inserimento di simili opzioni nei futuri sistemi di radio digitale. In pratica si vorrebbe alzare una “broadcast
flag” per la musica digitale trasmessa su internet, tramite satellite o via cavo. Qualunque webcasting risulterebbe insomma impossibile da salvare o registrare per successivi ascolti, al contrario di quanto accade oggi grazie a programmi quali StreamRipper e StreamCatcher. Il primo è incluso in FreeBSD e viene diffuso sotto la GNU General Public License, mentre il secondo riguarda i sistemi Mac OS X.

Uno scenario che appare eccessivo perfino ai webcaster commerciali, il cui rappresentante alla tavola rotonda — Rob Reid, chairman di Listen.com — ha dichiarato di “non essere a conoscenza di questa nuova iniziativa.” Mentre è noto come svariati big high-tech spingano per standard di mercato anziché restrizioni governative, come ha ribadito una lettera appena diffusa da Intel, IBM e Microsoft alle loro controparti di Hollywood. Senza dimenticare come, oltre alle proposte legislative per l’inserimento di funzioni anti-copia direttamente negli apparecchi casalinghi, un apposito comitato parlamentare stia attualmente discutendo l’introduzione di specifici standard per la tanto attesa televisione digitale. Qualcosa che “finirebbe per far scomparire gli attuali usi legittimi di copia (fair use), poiché quei device non consentirebbero più il comune taglia e incolla né quant’altro abbia stabilito il detentore del copyright,” ha spiegato Cindy Cohn, uno dei legali della Electronic Frontier Foundation.

Posizioni, come si vede, smaccatamente contro le basilari libertà dei singoli, che pure saranno chiamati — con massicce campagne pubblicitarie e ogni sorta di incentivi, c’è da scommetterlo — ad acquistare ed utilizzare simili apparecchi, se mai dovessero ricevere il placet del governo e dell’industria. Ragion per cui rimane più che sostanziale l’operato delle varie organizzazioni pro-utenti. È bastata infatti la presenza di una ventina di persone, per lo più aderenti ai gruppi nylxs.com e New Yorkers for Fair Use, a dare una svolta inattesa alla stessa tavola rotonda di Washington D.C. – ufficialmente aperta al pubblico. Dall’area riservata agli spettatori, costoro hanno ripetutamente interrotto l’intervento di Jack Valenti, responsabile della Motion Picture Association of America (MPAA) e primo sostenitore del super-copyright digitale. Ricevuta la parola dal sottosegretario al commercio, un attivista ha spiegato come l’evento fosse “ingiustamente favorevole alle grandi corporation” e come fosse possibile “procedere oltre senza la voce dei consumatori”. Tentando poi di passare velocemente il microfono a Richard Stallman, leader della Free Software Foundation — senza successo, però. “Abbiamo una procedura da rispettare qui dentro,” ha subito imposto il sottosegretario, invitando chiunque ad inviare ulteriori commenti via web.

Al di là dei dettagli dell’evento (si trovano tra l’altro in un report di prima mano su NewsForge, commenti inclusi) rimane il fatto che è il concetto stesso di digital rights management a porsi come elemento potenziale per una completa rivisitazione delle leggi sul copyright. Lo ha fatto notare Stallman subito dopo l’incontro, con affermazioni quali: “Nel dibattito sul copyright esiste un unico soggetto davvero importante — il pubblico. E fin tanto che il sistema funziona bene nel consentire agli artisti di guadagnarsi da vivere, perché mai preoccuparsi di qualche perdita a favore del pubblico?” Gli ha fatto eco Ruben Safir, presidente di NYLXS, confermando l’incessante opera di informazione del suo gruppo soprattutto nei confronti dei legislatori di Washington., Promettendo altresì nuove “rumorose” iniziative per dar spazio agli utenti nel corso dei futuri dibattiti congressuali…

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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