Basta, fine dei giochi, ora possiamo dirlo: il famoso monopolio SIAE di cui abbiamo più volte discusso non è cosa buona per il mercato dei diritti d’autore. E questa volta a dirlo non è un giurista visionario o un gruppo di attivisti che si ritrovano nei circoli culturali; bensì l’autorità antitrust italiana (l’AGCM), la quale il 1° giugno scorso ha emesso un formale parere proprio su questo tema, inviandolo ai presidenti di Camera e Senato.
L’Autorità rileva che in un contesto economico caratterizzato da profondi cambiamenti tecnologici la mancata apertura del mercato nazionale della gestione dei diritti limita la libertà d’iniziativa economica degli operatori e la libertà di scelta degli utilizzatori. Il mantenimento del monopolio legale appare, infatti, in contrasto con l’obiettivo di rendere effettiva la libertà dei titolari del diritto di effettuare una scelta tra una pluralità di operatori in grado di competere con l’incumbent senza discriminazioni.
L’opinione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sembra non lasciare più scampo ad alcuna interpretazione strumentale, come invece si è cercato di fare con altri documenti, troppe volte e da troppe parti. L’authority comunque non si ferma alle dichiarazioni di principio, ma si preoccupa anche di fornire una chiara indicazione a chi proprio in queste settimane si sta occupando di approvare nuove leggi sul tema.
È pertanto compito del Legislatore italiano individuare criteri di attuazione della Direttiva compatibili con un adeguato grado concorrenziale del mercato interno, che garantiscono, nel contempo, la concorrenza fra una pluralità di collecting societies stabilite nel territorio italiano e un’adeguata tutela dei titolari dei diritti.
A cantare vittoria sono soprattutto le due realtà che in Italia si sono attivate per smuovere un po’ le acque in questo settore: Soundreef, alla quale l’AGCM sembra fare diretto riferimento quando scrive che l’articolo 180 esclude la possibilità per organismi alternativi alla SIAE di operare in ambito nazionale, costringendoli a stabilirsi presso altri Stati membri, e Patamu, che ad ottobre 2015 aveva proprio presentato un formale esposto all’authority. Adriano Bonforti, fondatore di Patamu, commenta così la notizia sul suo profilo Facebook:
Dopo 6 mesi il nostro esposto all’antitrust contro il monopolio SIAE ha finalmente trovato risposta, e che risposta […] Noi intanto andiamo avanti per la nostra strada, ed abbiamo già iniziato a fare intermediazione dall’Italia per l’Italia, guardando alle normative europee.
Il riferimento è all’annuncio che l’azienda ha diffuso nei giorni scorsi secondo cui, nell’inerzia e comunque nel colpevole ritardo del legislatore, ha deciso comunque di assumersi il rischio e proseguire per la sua strada con il lancio del progetto PatamuLive, anche in assenza di un chiaro e rinnovato quadro normativo nazionale.
Ora sono davvero curioso di vedere come questo parere pesante e dirompente verrà accolto dal legislatore, e nello specifico dal Senato, chiamato all’ultima fase dell’approvazione del disegno di legge sul recepimento della direttiva Barnier, e da Dario Franceschini, ministro competente per la materia del diritto d’autore.
Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.