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Balzi in lungo e in largo per Linux

09 Settembre 2002

Balzi in lungo e in largo per Linux

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In crescita nell'ambiente enterprise USA, ottimo nei grandi database in Nuova Zelanda, assai versatile nei nuovi progetti TV di Sony.

Linux continua crescere nell’imprenditoria high-tech. Questo il dato saliente di un sondaggio condotto ad agosto dal gruppo Morgan Stanley. Interpellando 225 Chief Information Officer statunitensi, la ricerca segnala che il 29 per cento già utilizza server Linux, mentre un ulteriore 8 per cento sta formalmente considerandone l’acquisto e un altro 17 per cento ci sta facendo più di un pensierino. È dunque in minoranza la restante porzione degli interpellati (46 per cento), i quali dichiarano di non usare né di essere interessati al sistema open source.

Scendendo in dettaglio, l’indagine rileva come, tra quanti hanno acquistato un server Linux in tempi recenti, il 31 per cento mirava all’ampliamento delle capacità informatiche in azienda, mentre un’identica percentuale aveva deciso di sostituire i sistemi Windows, il 24 per cento quelli Unix e il 14 per cento altri sistemi operativi. Confermato quindi il successo di Linux in ambito enterprise, vale la pena di dare una rapida occhiata agli altri dati del sondaggio di Morgan Stanley. Sembra intanto che per il resto del 2002 il budget stanziato per l’information technology non subirà ritocchi. Questa la posizione del 49 per cento dei CIO intervistati, con un 28 che prevede addirittura restrizioni di spese e solo il 16 per cento ne pianifica qualche aumento. Una prudenza dovuta chiaramente all’andamento quantomeno alterno dell’economia a stele e strisce, con annessi alti e bassi del mercato azionario. Secondo il rapporto di Morgan Stanley, infine, “il tradizionale scatto in avanti dell’ultimo trimestre, se mai ci sarà, stavolta risulterà di modeste proporzioni. Al momento le maggiori priorità d’investimento riguardano, nell’ordine, l’integrazione delle applicazioni, il software pro-sicurezza e la pianificazione delle risorse interne.

Facciamo ora un bel salto per arrivare alla fresca versione di Netscape 7.0. Cosa c’entra con l’open source? Be’, anche qui quest’ultimo conquista grossi spazi. In pratica il programma (sempre in distribuzione gratuita tramite download) non fa che riproporre il noto Mozilla in un pacchetto “consumer-friendly.” Ivi incluse opzioni quali Net2Phone, Web radio e la piena integrazione della messaggeria istantanea (AIM), ma con la possibilità aggiuntiva di “spegnere” funzioni quali shopping links, bookmarks e simili per dare ulteriore velocità al tutto. Migliorate non poco anche le opzioni di la e-mail e le impostazioni per i search engine preferiti. Gran parte di queste migliorie sarebbero proprio dovute ai sorgenti-base di Mozilla, almeno secondo qualche testata specializzata; Ziff-Davis assicura infatti che “Netscape 7.0 è abbastanza buono da prendere il posto di Internet Explorer e Outlook Express come browser e mail client di default. Farete un favore a voi stessi guadagnandone in velocità e convenienza.” Provare per credere?

Un altro bel salto per ritrovarsi ad Auckland, Nuova Zelanda dove un’azienda di web design ha deciso di seguire il modello per creare prodotti commerciali di successo e, si spera, ridare qualcosa alla comunità che ha lavorato per il progetto. La Cactuslab e altre società di design hanno sviluppato un content management tool da impiegare sui database dei siti web. La versione 1.2 del Supermodel è stata realizzata usando la piattaforma J2EE Java all’interno del progetto open source Jakarta-Apache. Il programma verrà utilizzato quanto prima nel rilancio del sito di un’azienda che offre oltre mille prodotti diversi. Secondo i responsabili della Cactuslab, la licenza di Apache consente la produzione di derivati commerciali, e in cambio la società prevede di ridistribuire liberamente il codice della parte applicativa di Supermodel. Nel prossimo futuro quest’ultimo dovrebbe inoltre vedere l’integrazione di Sumo, management tool per campagne e-mail — basato su PHP sotto Linux — attualmente impiegato dall’emittente FM studentesca BFM, sempre con base ad Auckland.

Altro balzo per vedere cosa va preparando di bello la Sony in Giappone. Questa si appresta a varare la nuova strategia che mira a collegare direttamente gli elettrodomestici di consumo al Web. Primo strumento al via è un video-recorder connesso online il quale ricerca e registra programmi TV che ritiene possano interessare l’utente, dopo l’inserimento delle opportune preferenze individuali. L’apparecchio presenta un hard disk invece di dischi ottici o nastri magnetici e punta in sostanza ad imporsi come alternativa al PC per l’accesso a Internet. Da notare come tale hard-disk permetta di immagazzinare fino a otto volte per pollice quadrato i dati presenti su un comune digital versatile disc (DVD). “Cocoon”, questo il nome del nuovo dispositivo e della relativa serie di modelli, porterà al “drastico mutamento nell’uso della TV,” spiega il presidente della Sony. Grazie ad un collegamento a banda larga, “Cocoon” sarà sempre online curiosando nei tabulati di programmazioni per poi procedere alle registrazioni ritenute più consone — e chiederà anche scusa se poi l’utente ne rifiuterà qualcuna. L’apparecchio è dotato di un hard-disk da 160 gigabyte, capace di registrare fino a 15 TV ad alta definizione oppure fino a 100 ore di programmi standard. E ovviamente, l’avrete indovinato, gira su Linux. Al contrario della serie di successo dei portatili Vaio, stavolta Sony non ha optato l’accoppiata Intel-Windows, preferendo appunto Linux e un microprocessore basato su tecnologia per un ridotto numero di istruzioni realizzato dalla MIPS Technology.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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