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Avanti tutta con il desktop e la GPL

03 Settembre 2002

Avanti tutta con il desktop e la GPL

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Red Hat s'appresta al grande salto nel desktop, mentre GPL rimane la migliore per l'utente finale.

Se l’estate recede, non così l’attività e le notizie dal pianeta open source/free software. C’è ad esempio la sorte opposta di due distributori, Red Hat e Turbolinux. A consolidamento del primato raggiunto, la prima alza il tiro, annunciando per il prossimo anno l’arrivo dei primi desktop Linux per l’ambiente enterprise. Sembra così prendere corpo la possibilità di rubare spazio a Microsoft, approfittando di una certa frustrazione galoppante nel mondo delle grandi corporation. Non pochi osservatori citano infatti il possibile flop derivante dalla recente introduzione di cambiamenti nelle licenze, in particolare la cosiddetta Software Assurance. Questa è mirata a quanti siano interessati all’upgrade di vecchie versioni di Windows nel periodo di validità della licenza stessa, ma l’impressione generale è che ciò finirà per rivelarsi più costoso del sistema attuale. E non pochi tra le grandi aziende stanno cercando prodotti alternativi, incluso ovviamente il passaggio a Linux.

Uno scenario in cui sembra quindi avere senso la manovra avviata da Red Hat. Anche perché questa fa seguito al promettente lancio di prodotti ad hoc (l’Advanced Server e altri pacchetti per la gestione dei contenuti e dei database) mirati al medesimo settore dell’imprenditoria medio-alta. Pur senza entrare nei dettagli, il CEO Matthew Szulik ha spiegato che l’offerta punterà sulle tecnologie open source per desktop già esistenti, ormai prossime alla maturazione necessaria al grande salto. “Parecchie componenti sono lì pronte per essere impiegate efficacemente all’interno di una strategia desktop,” ha spiegato Szulik, segnalando nello specifico il browser Mozilla e il file system Nautilus. In generale, il mondo del pinguino ritiene siano vicini i tempi in cui anche il desktop rifletterà il cambiamento di fiducia già avvenuto nel settore server. Non a caso l’Advanced Server ha già ottenuto il supporto concreto di nomi quali Oracle, Intel, Dell, IBM e Veritas Software. Certo, i rischi di una simile avventura sono sempre grandi. Ma Szulik appare più che fiducioso, ribadendo il concetto: “C’è un sacco di gente alla ricerca di alternative, e lo stesso fenomeno dei server si sta allargando al desktop.”

Sono invece al tramonto i sogni di gloria di Turbolinux, che dopo varie crisi viene ora acquistata (cifra non dichiarata) dalla SRA, società con base a Tokyo e dalla vasta clientela asiatica mirata a software e sistemi integrativi. L’operazione ha senso soprattutto perché Turbolinux operava da tempo in quelle regioni, mentre SRA potrà raffinare l’impegno da tempo svolto in ambito Unix e più recentemente in Linux, offrendo quest’ultimo come sistema completo. Qualche rimasuglio del distributore, rinominato Centerlex, continuerà ad operare nell’ambito del software per server basato sulla produzione di PowerCockpit. Da notare come le possibilità di successo per quest’ultima unità siano legate a quelle di UnitedLinux, consorzio di recente formazione in cui partecipa anche Turbolinux. Secondo Gartner, tuttavia, questo avrà ben scarso effetto sul mercato globale (0.7 per cento al 2004), mentre maggior successo dovrebbe avere la spinta di Turbolinux come parte del gruppo SRA, già forte di una clientela consolidata nei paesi asiatici.

Tornando in USA, va poi segnalato il dietro-front della National Security Agency nella collaborazione al progetto Security-Enhanced Linux. Appena qualche tempo addietro l’avvio di una simile collaborazione aveva generato pubblico consenso e molte speranze, pur se qualcuno aveva scommesso che non poteva durare. Puntuale, ecco ora la notizia del prossimo blocco cooperativo dell’Agenzia relativamente a ogni software posto, guarda caso, sotto la GPL e forse altre licenze open source. Come mai il cambiamento repentino? Sembra probabile che ci sia lo zampino della grande industria del software, opposta al fatto che il governo possa regalare in giro prodotti analoghi o finanche migliori di quelli commerciali. Pare proprio che la solita Microsoft abbia esercitato forti pressioni per bloccare ulteriori lavorazioni di software targato NSA e incluso nel progetto Security-Enhanced Linux. In gioco non sarebbero dunque le disquisizioni tecniche sul software migliore, bensì la politica pura. Non a caso SecurityFocus.com lancia l’ennesimo richiamo all’attivismo, scrivendo tra l’altro che la “comunità che si occupa di sicurezza all’interno dell’open source deve assicurarsi che le soluzioni open source non vengano seppellite dai rivali proprietari.”

E siccome sembra che le medesime software-house proprietarie non disdegnino di attaccare anche la licenza GPL, ci sta bene un’attenta riflessione diffusa recentemente da InfoWorld. La GNU GPL (General Public License) non è il “male” che costoro vorrebbero farci credere, scrive Russell Pavlicek nell’articolo intitolato “Don’t fear the GPL” (Non abbiate paura della GPL). Una lettura assai utile per conoscere i dettagli e le potenzialità di questo efficace marchingegno cultural-politico, prima ancora che tecnico. In ogni caso, conclude l’articolo, “questa è una licenza che offre una forza incredibile all’utente finale. E che fa paura a qualche rivenditore.” Provare per credere….

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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