Il quotidiano “The Telegraph” ha recentemente pubblicato una notizia secondo la quale, soprattutto negli ultimi mesi, sono notevolmente aumentati, in Inghilterra, i casi in cui le imprese affidano a degli investigatori privati l’incarico di scoprire gli autori di messaggi diffamatori o compromettenti, diffusi su Internet, che le riguardano direttamente.
Questo tipo di commenti, che sempre più di frequente vengono pubblicati sulla Rete, sono spesso opera di ex dipendenti scontenti o di consumatori insoddisfatti o, ancora, di speculatori che mirano ad arricchirsi diffondendo informazioni false sul conto di una determinata azienda.
Il ricorso agli investigatori privati, piuttosto che alle azioni giudiziarie, consente, perciò, alle società di tutelare in modo più efficace la propria riservatezza, evitando di incrementare ulteriormente la diffusione dei messaggi diffamatori.
Questa tendenza, inoltre, in alcuni casi, convive con i metodi tradizionali. Nel mese di dicembre 2001, ad esempio, la società farmaceutica americana Varian ha ottenuto, al termine di un processo, un risarcimento di circa 775 000 dollari, per essere stata accusata via Internet di discriminazione sessuale.