Double Click, la rete di pubblicità su Internet è di nuovo sotto accusa.
Il capo d’imputazione è sempre lo stesso: raccolta clandestina di informazioni private sugli utenti del Web.
Il Wall Street Journal ha rivelato che il sito di Quicken (http://www.quicken.com), il software gestionale per l’acquisto sul mercato azionario della società Intuit, rinvia a Double Click le informazioni sui redditi, i patrimoni e i debiti degli utilizzatori.
La “fuga” di notizie si deve a Richard Smith, consulente free-lance noto per aver messo a nudo i metodi di Double Click.
Avvisata dal giornale, Intuit è intervenuta immediatamente per chiudere la breccia.
Il quotidiano economico americano ha anche rivelato che Altavista, che contribuisce con una quota del 20 % ai guadagni dell’agenzia pubblicitaria, non trasmetterà le informazioni personali dei visitatori del suo sito a meno che non ci sia l’autorizzazione dell’interessato.
Dopo l’Epic (Electronic privacy information center, una associazione per la difesa della privacy), anche una mezza dozzina di agenzie (tra le quali l’Aclu, American civil liberties union e la Cdt, Center for democracy and tecnology) hanno deciso di chiedere che la Federal trade commission apra un’inchiesta federale.
Questi gruppi di pressione vogliono che Double Click smetta di raccogliere informazioni personali attraverso i banner e i cookies.
Dopo le proteste delle associazioni americane di difesa dei consumatori che avevano lanciato nei mesi scorsi una campagna di boicottaggio, organizzando un invio massiccio di mail di protesta ai siti della rete di Double Click, malgrado la società rigetti queste accuse, è dunque partita una vera e propria azione di denuncia.
Per saperne di più: http://www.epic.org
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