Uno dei modelli più riusciti dei nuovi paradigmi online è certamente quello delle aste online. Come mai? Intanto, dà corpo alla scomparsa del middleman che molti auspicavano (e auspicano) come elemento necessario all’avvento della new economy nel quotidiano vissuto. Inoltre, ponendosi quasi interamente dalla parte degli utenti, ogni sito che offre la messa all’incanto di merce varia rappresenta una forza dirompente – e tutto sommato poco controllabile dalle corporation schiacciasassi – nell’ambito dell’economia globale odierna. Infine, il fenomeno va affermandosi anche a livello sociale, grazie alla nascita di interazioni continue e finanche community tra individui di ogni parte del pianeta. Sulla spinta soprattutto del capostipite eBay, tutto ciò promette di imporsi ancor più nell’Internet del 2001, pur dovendo aggiustare il tiro per superare qualche problema e sbarcando risolutamente anche nel settore del business-to-business.
È ormai un fatto che le online auction vanno registrando un maggior numero di visitatori persino rispetto ai siti di e-commerce più quotati. Basta vedere i recenti dati diffusi da Media Metrix: un mese fa i visitatori unici delle aste online erano saliti in media del 90 per cento rispetto all’anno passato. Nella settimana a cavallo tra novembre e dicembre l’indiscusso numero uno, eBay, ha totalizzato 2,6 milioni di hit al giorno, oltre il 60 per cento in più del colosso Amazon.com (1,6 milioni). Rimanendo su eBay, il bilancio del 2000 dichiara quasi 2,5 milioni di guadagno netto a fronte di un volume di affari complessivo superiore ai 47 milioni di dollari. Ciò in aggiunta al più che entusiasta sostegno (17 miliardi di dollari) di investitori da ogni dove. Il tutto grazie al portentoso abbraccio degli utenti: 7,7 milioni quelli registrati sul sito, 4 milioni le nuove aste attivate quotidianamente, 4.500 le categorie dei diversi articoli all’incanto. Con 16 milioni di utenti unici al mese, al tredicesimo posto della classifica dei siti più trafficati stilata sempre da Media Metrix.
Sull’onda di un tale successo – o forse meglio, pilastro portante dello stesso – ecco formarsi la “più grande community del mondo per il trading online personale”, nell’autodefinizione dello stesso sito. Insieme all’ovvio fattore puramente commerciale, l’altro elemento essenziale di eBay rimane la fiducia reciproca tra chi mette all’asta un oggetto e chi si accinge ad acquistarlo. Abolendo volutamente la figura del middleman o del rivenditore tradizionale, spetta infatti ai diretti protagonisti della contrattazione far si che ogni procedura si svolga in maniera corretta per tutti. Soprattutto, manco a dirlo, riguardo possibili o tentate truffe. Ancora una volta, quindi, il successo online poggia sul classico miscuglio tra business e umanità, commercio e socialità. Lo conferma tra l’altro l’interesse riservato a siffatto fenomeno da studiosi in discipline business-oriented nonché umanistiche – insieme al volume di recente pubblicazione “eBay Online Auctions”, curato da Neil Salkind, uno dei numerosi “addicted” al sito e docente presso la University of Kansas.
A ben vedere la scoperta di Pierre Omidyar, ideatore del progenitore AuctionWeb lanciato sul web il giorno della festa del lavoro 1995, ha il sapore dell’acqua calda, ma in ogni caso ha avuto il merito di esser riuscito a creare un mercato del tutto nuovo nel mare magnum di Internet. E, come per Amazon, ha rapidamente imposto il proprio marchio di fabbrica soprattutto grazie a marketing aggressivo e grossi capitali alle spalle. Ovvio che il servizio sia destinato a crescere. Lo testimoniano le prime incursioni (finora però non così eccelse) in Giappone ed Europa, primi tentativi alla scalata globale voluti dalla aggressiva presidente Meg Whitman, rara eccezione di donna al timone di comando in ambito high-tech. Il tutto pur con fisiologici impasse causati da truffe e imbrogli – ormai storici quelli di reni e nascituri al migliore offerente – nonché da regolamentazioni nazionali ancora ambigue sull’ennesimo fenomeno nuovo a seguito dell’era digitale.
Al riguardo va anzi ricordato che una fresca ricerca di eMarketer (“ePrivacy & Security Report”) segnala come l’87 per cento delle truffe via Internet avvengano proprio nei siti di aste online. La media delle transazioni fraudolente si aggirerebbe intorno ai 600 dollari, riferendosi in particolare ad articoli non consegnati e qualità inferiore a quella dichiarata. Problemi confermati anche da un’indagine dello scorso novembre a cura della National Consumers League, la quale afferma di ricevere reclami legati a questo settore in misura superiore ad ogni altro. Mentre la Federal Trade Commission riporta le aste come il luogo virtuale più ricco di casi di truffa (dai cento casi del 1997 si è passati ai diecimila del 1999). Rischi su cui ovviamente ogni auction site mette bene in guardia gli utenti e che possono essere drasticamente ridotti tramite la creazione di un network di scambi personali visibili e aperti a tutti, ovvero gli amati ambiti in stile community di cui sopra.
Al contrario di modelli tipo Priceline.com, caduto rapidamente nella polvere, gli esperti giurano che il fenomeno avviato da eBay sia destinato a prosperare a lungo sul web. Anche perché quanto prima conquisterà anche il promettente settore del business-to-business. Forrester Research prevede che nel 2002 il 50 per cento del totale delle contrattazioni commerciali online avverranno sui siti di aste. Conferma il Gartner Group: entro due anni, piccole e grandi aziende ricorreranno in netta maggioranza all’incanto sul web per disfarsi di servizi e articoli in eccesso. Un settore dalle potenzialità enormi, in cui eBay ha già messo piede con l’avvio un mese fa di BusinessExchange, sito riservato alla piccola e media imprenditoria per la compravendita di prodotti per ufficio. Nel complesso si assisterà comunque ad un sistema di offerta-richiesta più flessibile e differenziato dell’attuale. “Credo che nel vicino futuro vedremo l’inizio di qualche sorta di dinamismo nei prezzi in circolazione,” spiega il responsabile di AuctionWatch.com. “Chi mancherà di adeguarsi, non riuscirà a sopravvivere, perché la gente andrà facilmente altrove per localizzare il prezzo migliore.”
Ecco quindi un settore che giura di farsi assai caldo nel corso dell’anno appena iniziato. Giganti quali Amazon e Yahoo, che hanno introdotto nel 1999 propri spazi riservati alle aste, promettono grande battaglia. Microsoft ha appena avviato una partnership con Dell e altre società che collega oltre 100 siti (e 46 milioni di utenti) ad un apposito consorzio denominato FairMarket Network. Senza dimenticare gli innumerevoli “imitatori” del modello eBay che spuntano qua e là sul web.
D’obbligo la domanda: ci sarà qualcuno che riuscirà a prevalere?