L’imprenditoria che fa uso di Internet dovrebbe considerare con attenzione le proprie responsabilità legali e penali online. Nel mirino sono soprattutto le pratiche scorrette nell’ambito dell’e-commerce che potrebbero esporre le aziende a denuncie giudiziarie. Ciò rispetto ai contenuti di e-mail, commenti di chat room, informazioni pubblicate sui siti Web. Questa la posizione di un nuovo rapporto curato da un broker di assicurazioni irlandese, Coyle Hamilton. Quest’ultimo cita come possibili casi bollenti le infrazioni al copyright e a marchi di fabbrica, le oscenità varie, la rappresentazione di fatti in modo poco accurato, il mancato aggiornamento di dati societari.
Uno dei problemi maggiori sembrano essere i messaggi e-mail quando questi vengono fatti circolare da impiegati e lavoratori per diffamare colleghi, clienti e rivali all’insaputa dei dirigenti dell’azienda stessa. E una soluzione non sembra essere mettere sotto stretta sorveglianza le abitudini degli impiegati. Ad esempio, la società britannica Norwich Union è stata condannata a pagare 450.000 sterline al diretto concorrente WPA, poiché i giudici hanno stabilito che un impiegato della prima aveva diffamato la seconda in una e-mail intesa per usi interni. La conclusione del rapporto, forse fin troppo ovvia, è che il business online necessita di apposite assicurazioni, con la nascita di compagnie esclusivamente dedite al rilascio di “cyber-polizze”.
Maggiori dettagli: http://www.coylehamilton.ie/commentary2000/index.htm