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Arte e videogiochi: connubio possibile

24 Aprile 2002

Arte e videogiochi: connubio possibile

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Aprono a Roma e a Londra due mostre interamente dedicate al digitale ludico

A quarant’anni di distanza dall’introduzione del primo computer game della storia – Spacewar! di Steve Russell – il videogioco sta finalmente uscendo dal ghetto nel quale la cosiddetta “cultura alta” lo aveva ingiustamente confinato. La rinnovata visibilità del video gioco trascende la mera dimensione commerciale che, per quanto rilevante, non coincide necessariamente con gli orizzonti della cultura contemporanea. I videogiochi oggi stanno invadendo due territori a lungo off-limits: università ed arte.

In primo luogo, il videogioco ha finalmente espugnato la Torre d’Avorio. Si moltiplica negli Stati Uniti – ma anche in Europa – l’interesse accademico per il divertimento elettronico. E c’è grande fermento anche in Italia: la Nuova Accademia Nazionale di Belle Arti di Milano (www.naba.it), per esempio, offre da due anni a questa parte un corso sulla Teoria & Tecnica del videogioco curato, dal sottoscritto, da Francesco Alinovi e da Bruno Fraschini. I game studies sono per il ventunesimo secolo quello che i film studies erano nei primi anni del novecento: una nuova disciplina, un nuovo paradigma culturale, un territorio ancora relativamente vergine.

Il secondo evento riguarda l’ingresso – non meno prepotente, non meno importante – del videogioco nel mondo dell’arte. Il 22 aprile 2002, si è inaugurata al Palazzo delle Esposizioni di Roma, “PLAY: Il Mondo dei videogiochi”. La kermesse videoludica, che non ha precedenti in Italia, resterà aperta al pubblico fino al 15 luglio 2002. Curata da Jaime D’Alessandro e Maria Grazia Tolomeo, PLAY ripercorre criticamente l’evoluzione tecnologica e culturale del divertimento elettronico. In esposizione centinaia di filmati, disegni preparatori, sceneggiature e story-board degli oltre 300 titoli che dal 1962 ad oggi hanno segnato tappe cruciali nella storia dei video giochi.

Quarant’anni di giochi e di sorprendenti innovazioni tecnoludiche. L’aspetto più interessante è che PLAY indaga anche il fecondo interscambio tra il mondo videogiochi e la cultura tout court. La mostra tematizza infatti le continue intersezioni tra videogiochi e cinema, pubblicità, letteratura, musica e televisione. L’evento si arricchirà anche della presenza di game designer e artisti provenienti da tutto il mondo e di una rassegna cinematografica di film che si ispirano all’immaginario videoludico, dal Tron di Steven Lisberger (di cui si celebra proprio quest’anno il ventennale) al cronenberghiano eXistenZ.

Si apre invece a Londra il 16 maggio, Game On: The Culture and History of Videogames, una seconda manifestazione dedicata ai videogiochi. Organizzata dalla Barbican Gallery in collaborazione con il Museo Nazionale di Scozia, Game On resterà aperta fino al 15 settembre 2002. Anche in questo caso, si tratta della prima esibizione che esplora la storia e la cultura dei videogiochi. Dal primo computer game della storia (SpaceWar!, 1962) alle meraviglie tecnologiche di Xbox e PlayStation2. La mostra sarà arricchita dai contributi di varie personalità del mondo dell’arte digitale, nonché conferenze, rassegne cinematografiche, dibattiti e concerti di artisti impegnati sulla scena elettronica come Mouse on Mars e Plaid.

Dai mondiali di calcio ai videogiochi: l’estate 2002 è tutta da (video)giocare.

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