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Arriva il video P2P, à la Française

06 Settembre 2004

Arriva il video P2P, à la Française

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Dove si presenta l'illuminata iniziativa del network televisivo francese M6 di diffondere contenuti televisivi in rete mediante il P2P. E illuminata è dire poco, davvero

Il peer to peer ha fatto (e continua a far) passare notti insonni agli operatori del mondo del content, o meglio, ai detentori di content digitalizzabile e protetto da copyright.

La stragrande maggioranza degli stakeholders ha reagito impugnando un machete con la mano destra e un avvocato con la sinistra, gettandosi in missioni di pulizia etnica verso i violatori del diritto d’autore.

La situazione è complessa; la recente sentenza sulla non responsabilità degli sviluppatori di software P2P complica il panorama e limita l’arsenale a disposizione delle major. Il successo largamente inatteso dei servizi di download di musica a pagamento (primo fra tutti l’iTunes Music Store di Apple) mostra che forse il mondo non è tutto bianco e nero.

E comunque, il P2P sembra proprio essere qui per restare e per cambiare inevitabilmente il modo in cui percepiamo, condividiamo, prezziamo e vendiamo il content e non ci sarà causa legale che tenga – almeno fino a quando non passeranno pene alternative tipo una condanna “push & pull” (ti incatenano ad un remo che devi alternamente spingere e tirare; in tempi pre-digitali anche detto andare in/sulla galera).

Dopo i cattivi, arrivano i buoni?

D’altra parte c’è invece chi, anche nel mondo della produzione e diffusione dei contenuti, guarda al P2P come una “inevitabile” opportunità tecnologica e fa quello che è la cosa più saggia da fare: sperimenta e cerca di capire.

Possiamo (e lo facciamo) citare il caso di M6 (www.m6.fr), catena televisiva francese che da anni si è posizionata come fortemente orientata all’innovazione e dedicata ad un pubblico giovanile.

Dopo aver integrato una presenza web sinergica e complementare alla propria programmazione televisiva, aver cavalcato la moda del content gay (cito dalla loro rassegna stampa: “prima rete televisiva diffusiva a diffondere un programma di entertainment consacrato alla cultura omosessuale col programma “Follement Gay”), oggi sbarca sulla rete in un modo differente, attraverso la creazione di un innovativo servizio di diffusione gratuita di video digitali, di alta qualità, fullscreen, via Internet.

L’idea appare senz’altro encomiabile ed in linea con quella che i massmedia-futurologi-onlinesociologi/opinionologi predicono essere un possibile futuro della rete e dei contenuti, anche televisivi.

Non è tutto oro quello che viene condiviso

Purtroppo, l’uso del termine “appare” non è un artifizio retorico.

Nel contesto del mio articolo va preso alla lettera: “appare” significa che sembra, ma non è. O almeno non mi pare che sia…

Non sono francese e non sono un insider di M6, sono anni che non la seguo e sono fuori target… ma io sento un forte odore di cassoulet de canard bruciata: da uomo di comunicazione mi puzza di carrozzone montato su per far notizia ed avere copertura stampa, piuttosto che per combinare davvero qualcosa di buono.

Per prima cosa, per attivare la condivisione P2P ci si deve collegare ad un network proprietario e scaricare/installare un plugin ad hoc. Che manco a dirlo funziona solo su Windows, alla faccia della discreta diffusione della piattaforma Mac in Francia (Linux? Linux? ma i pinguini mica sono un mercato, no?).

I lettori più attenti si domanderanno a questo punto: ma perché dovrei scaricare un plugin e fare P2P per vedermi un video, foss’anche in alta qualità, invece di usare i protocolli esistenti… chessò, un ftp o un Quicktime?

La risposta sta nella furbizia diabolica dei transalpini: così facendo non spendono soldi per la banda, applicano l’outsourcing del problema ai Camalli Digitali (quelli che scaricano contenuti online, invece che balle di cotone dalle stive dei cargo), che la banda ce la mettono in proprio.

Una genialata

E del resto, Xavier Spender, il direttore generale di M6Web afferma che per potersi permettere di dare un simile servizio gratis, bisogna ben poter condividere i costi tra gli utilizzatori – il che permette di costruire, in tutta legalità, un network peer-to- peer.

A me, mi scusi Xavier, sembra di vedere un non sequitur. Non pagare la banda permette di fare reti P2P del tutto legali? È tutto lì il problema?

(Sospetto voglia dire che se la banda dovevano accollarsela loro, sarebbero stati costretti a finanziarsela attraverso delle rapine in banca – in effetti non del tutto legali allo stato delle cose).

Vabbè, ma diamo la tecno-tecnologia per buona. Veniamo al content.

Content is king

O almeno Barone.

Vassallo? Valvassore?

In questo caso direi che il contenuto è servo della gleba; nella sua release iniziale il servizio offre ben cinque (5! wow!) video:

  1. un’intervista con Tom Cruise (marchettone promozionale in vista dell’uscita del suo nuovo film?)
  2. il trailer di Catwoman (a: vedi sopra, b:e un bel chissenefrega non ce lo vogliamo aggiungere? me lo sono già scaricato dal sito Apple…c: e che poi Halle Berry non mi sembra proprio l’attrice giusta per un personaggio così esplicitamente leather-sado-maso…)
  3. uno sketch inedito con una (spero nota ed amata) attrice dell’emittente (sospendo il giudizio per mia palese ignoranza)
  4. la prova su strada della Peugeot 907, la supercar francese
  5. la presentazione/promo del nuovo programma star dell’emittente: “il Pensionato di Chavagnes” (che spero vivamente essere un pensionato universitario e non una casa di riposo).

Speriamo in meglio per il futuro: l’emittente promette di aggiungere online non dico uno, non dico due…no, scusate, dico proprio due (2!) video nuovi al giorno, centrati su due temi principali: il divertimento e l’automobile (che c’entri qui il noto membro di Scientology Tom Cruise…visto che divertente non è, evidentemente nell’intervista online si vedranno delle auto, immagino…).

Ovviamente a M6 si rendono conto che si potrebbe fare di più e si giustificano con la problematica dei diritti (e mica vogliono rubare pure loro col P2P) che li ha portati a limitare il tipo di content messo a disposizione, anche se non disperano di poter mettere prima o poi a disposizione anche dei clip video musicali (e speriamo bene…).

Altrettanto ovviamente, quelli di M6 si rendono conto delle problematiche di “sicurezza”: ogni file è protetto con tecnologia DRM (digital right management) di Microsoft (ecco perché ci si è omologati a Windows Media Player e le altre piattaforme non sono previste).

In questo modo i file possono essere visti solo dai membri del network M6; senza il certificato digitale non possono essere “letti”, quindi non possono essere condivisi senza limiti. Non solo: i file hanno una durata limitata, scadono e non possono essere quindi conservati per uso futuro.

Non c’è che dire, una bella sicurezza

In effetti, visti i contenuti che stanno offrendo, stuoli di criminali già fremevano dall’ansia poter piratare la prova su strada della Peugeot e il trailer di Halle “mostrerà-anche-in-questo film-le-zinne?” Berry.

E io che volevo a tutti i costi passare ai miei amici il promo del pensionato via Gnutella… come farò, adesso?

Che dire: tanto di cappello, anzi, chapeu ai nostri cugini d’oltralpe.

Adesso chiudo, scusate, butto via i miei Mac e scappo a comprarmi un PC apposta per poter entrare in comunione P2P con i content di M6.

BREAKING NEWS

Fermate le rotative, mi hanno procurato la cartella stampa del programma sul pensionato. È un reality show!

Riporto il più letteralmente possibile la presentazione del serial:

“…e se ritornassimo a scuola… alla scuola degli anni 50/60…M6 vi propone di rituffarvi un passato in braghette corte. Addio piercing, i cappellini da baseball e i jeans bucati. Benvenuto ad uniformi scolastiche, rigore e capelli corti.

24 adolescenti, tra i 14 e i 16 anni, seguiranno per un mese il programma scolastico degli anni 50, nel contesto dell’epoca, avendo per obiettivo conseguire il diploma.

Riusciranno gli adolescenti d’oggi a ottenere lo stesso diploma dei loro padri e dei loro nonni? Come reagiranno ai metodi didattici dell’epoca? Benvenuti al Pensionato di Chavagnes”…

OK, OK. ça va. Adesso forse capisco un po’ meglio la loro filosofia.

P2P, in francese, mi sa che non è l’acronimo di peer-to-peer. Credo che voglia dire “se abbocchi, sei Pollo. 2 volte Pollo”.

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