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Apro una gelateria?

27 Novembre 2014

Apro una gelateria?

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Ricordate i mestieri di una volta? Il maniscalco, l'arrotino, il cantastorie, lo scrivano, lo stagnino, il webmaster…

Nel lontano 1999 per la prima volta iniziai a tenere lezione di tecnologie per il web in un master universitario, spiegando ai giovani designer i misteri dell’HTTP, la sicurezza, le problematiche dell’internazionalizzazione e cose così.
In quegli anni gli iscritti superavano la cinquantina ed erano stati divisi in due corsi. La più recente infornata di futuri webdesigner che ho avuto il piacere di seguire, invece, era di sole otto persone. Comprensibilmente, mi sono chiesto se il mestiere sia passato di moda, o se invece il mercato del lavoro sia saturo. Ho provato a fare qualche ricerca in merito e…
È difficile scoprire i trend di mercato in questo settore, che è estremamente polverizzato — le web agency sono tantissime, quasi tutte lavorano su base locale. Ancor più difficile separare gli effetti della crisi in Italia dall’andamento generale. Però, gli indizi che ho raccolto girando per blog e articoli d’opinione puntano a una contrazione del mercato.
Ci sono due macrotendenze in gioco. Primo, il web per molte medie e grandi aziende non è più uno dei volani, ma il volano. L’unico che conta, o quasi. Queste imprese scoprono che non gli conviene più affidare a un partner esterno lo sviluppo e il design della propria presenza web. Se possono, acquistano armi e bagagli la web agency che li ha seguiti con successo negli ultimi anni. Se non ci riescono o se non sono certi del valore assoluto dell’acquisizione formano da zero un team interno di sviluppo. Comunque vada, non acquistano più il servizio all’esterno.
E sin qui niente di male, perché stiamo parlando delle stesse persone che lavorano nello stesso comparto, con un berretto diverso in testa.

Spesso l’unica cosa che cambia è il titolo, ma il lavoro resta il medesimo.

Secondo trend, più inquietante per chi come me mastica pane e HTML da quasi vent’anni, oggi c’è meno bisogno di siti web rispetto a pochi anni fa. Il motivo? Il sito web per l’azienda titolare vale la spesa se racconta cose che solo su un sito dedicato si possono dire. Ma non ha senso che un cinema abbia un sito, perché allo spettatore non interessa il cinema; gli interessa il film, e chiederà alla Siri o Cortana di turno di trovargli luogo e orari di proiezione cercando su un aggregatore.
Guardando il bicchiere come mezzo pieno anziché mezzo vuoto: se il dentista sotto casa decide che il sito in effetti non gli serve a niente, perché gli basta venire citato dai siti delle associazioni professionali di cui fa parte, chi perde il lavoro e va a fare il gelataio è il non-proprio-professionista che se la sarebbe cavata mettendo su un WordPress con un template pescato da qualche parte. Ma costui avrebbe comunque perso il lavoro non appena il dentista avesse scoperto l’esistenza di Squarespace. Hasta la vista, baby.

L'autore

  • Luca Accomazzi
    Luca Accomazzi (@misterakko) lavora con i personal Apple dal 1980. Autore di oltre venti libri, innumerevoli articoli di divulgazione, decine di siti web e due pacchetti software, Accomazzi vanta (in ordine sparso) una laurea in informatica, una moglie, una figlia, una società che sviluppa tecnologie per siti Internet

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