Apple è sotto accusa dopo che un hacker ha scoperto una peculiarità di iPhone, che sarebbe in grado di bloccare a distanza applicazioni indesiderate attraverso un sistema di blacklist. Agli utenti non piace aver comprato un oggetto, ma non possederlo interamente, fa notare Massimo Mantellini. Massimo Russo analizza la situazione e spiega come alcune associazioni si stiano già muovendo per difendere la privacy degli utenti e il loro diritto alla trasparenza; Francesco Federico si concentra proprio su questo punto, criticando l’eccessiva segretezza di Cupertino.
Ma le cose stanno davvero così? In realtà, spiega Jonathan Zdziarksy, l’hacker che ha scoperto l’esistenza del “kill switch”, la situazione non è grave come sembra: a quanto pare Apple non può disinstallare a distanza le applicazioni, né ha dato prova di aver mai usato la funzione. Macitynet riprende i punti evidenziati da Zdziarsky e spiega come il meccanismo sia in realtà una misura estrema diretta più al controllo sullo spyware che alla rimozione di applicazioni scomode. Dello stesso avviso anche Spidermac, che ricorda la parziale truffa dell’applicazione I Am Rich: mille dollari per un programma che non fa nulla. Intanto, Apple blocca l’accesso ad alcuni processi runtime nel nuovo firmware del suo cellulare. E Melablog si chiede se non serva a impedire la creazione di software di navigazione satellitare.
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