AppleInsider, ThinkSecret e PowerPage… ecco solo alcuni dei siti Web che stanno rendendo la vita difficile ad Apple, soprattutto a causa delle continue anticipazioni su futuri prodotti della società. Una pratica che si ripete ormai da tempo e di cui ci siamo già occupati altre volte in questo sito. In altre parole, i siti in questione sono accusati, dalla società di Steve Jobs, di pubblicare informazioni riservate. In questa occasione, nell’occhio del ciclone sono finite le indiscrezioni sul progetto Asteroid, o Q7, un’unità periferica destinata a mettere in collegamento computer e strumenti musicali per GarageBand, il software di creazione musicale della Apple.
La società di Cupertino ha cercato di identificare le fonti all’origine delle fughe di notizie, facendo pressione sui giornalisti che presiedono i siti Web ora citati.
Di fronte al rifiuto di collaborare, Apple, il 13 dicembre 2004, ha portato la questione in giudizio. E, in questi giorni, il produttore dell’iPod ha vinto la sua prima battaglia: il segreto industriale prevale sull’informazione.
La corte superiore di Santa Clara ha infatti autorizzato Apple a ottenere da Nfox, il provider di posta elettronica di PowerPage, tutte le informazioni che permettono di identificare la fonte delle fughe di notizie, probabilmente un dipendente di Apple.
Nella motivazione della sentenza, il giudice James P. Kleinberg si è basato su una legge californiana che protegge il segreto industriale, precisando che tale segreto prevale sull’informazione pubblica e sul diritto dei giornalisti di non rivelare le loro fonti: “conservare e mantenere informazioni riservate, come il segreto industriale, è un diritto che la legislazione californiana e i tribunali hanno confermato, ed è essenziale per il futuro della tecnologia e dell’innovazione in generale”.
In altre parole, tra libertà d’espressione (la famosa “libertà d’espressione” del primo emendamento della costituzione americana) e protezione industriale, il giudice James P. Kleinberg ha deciso. Per il magistrato, la questione è semplice: giornalista o no, “si tratta di furto di proprietà, come per qualsiasi oggetto fisico”.
In accordo con gli avvocati Thomas Moore III e Richard Wiebe, difensori del redattore di PowerPage, l’Electronic Frontier Fondation (EFF) ha annunciato l’intenzione di fare appello: “siamo delusi che il giudizio abbia ignorato il parere della Corte suprema, che precisa che la richiesta di avere i nomi delle fonti confidenziali di un giornalista debba essere l’ultimo appiglio nel quadro di un’indagine civile”.
Contemporaneamente, Apple Computer ha annunciato di avere chiuso in forma amichevole una delle tre azioni in giudizio intraprese contro le persone che avevano distribuito illegalmente versioni di prova del suo sistema operativo Mac OS X su reti P2P.
La società ha annunciato di avere trovato un accordo in forma amichevole con Doug Steigerwald, che nel dicembre scorso, al momento delle accuse, era studente.
In qualità di membro dell’Apple Developer Connection, Steigerwald aveva ricevuto in anteprima una versione beta del nuovo Mac OS X, battezzato Tiger, disponibile in commercio a partire dal mese di giugno prossimo, e lo aveva depositato su una rete Internet di scambi di programmi.
“Benché Apple abbia sempre protetto le sue innovazioni, non è nelle nostre abitudini mandare gli studenti in prigione – ha dichiarato Steve Dowling, portavoce di Apple -. Siamo quindi felici che il signor Steigerwald si sia assunto le proprie responsabilità e possa ora archiviare la questione”.
Dal canto suo Steigerwald, che ha siglato un accordo confidenziale con Apple, ha dichiarato in un comunicato che pagherà al gruppo californiano una somma il cui importo non è stato rivelato.