Ieri si è aperto il processo intentato da nove Stati americani contro Microsoft, accusata di aver tirato troppo dalla sua parte l’accordo amichevole concluso con il governo e per la quale si chiedono sanzioni più severe.
California, Florida, Iowa, Kansas, Massachusetts, Minnesota, Utah, Virginia Occidentale, oltre al Distretto di Columbia dove ha sede la capitale, Washington hanno rifiutato di siglare l’accordo sottoscritto nel novembre scorso e, secondo loro, segnato da falle ed errori.
“Sebbene la proposta di regolamento amichevole costituisca un passo avanti – spiega Bill Lockyer, ministro della Giustizia della California – non fornisce sanzioni adeguate per l’uso illegale fatta da Microsoft della sua posizione dominante per eliminare le tecnologie innovatrici”.
All’inizio il fronte anti-Microsoft era formato da 20 Stati ma, dopo che due avevano dato forfait, altri nove avevano deciso di sottoscrivere l’accordo amichevole.
Ora toccherà al giudice decidere se approvare o no l’accordo e, parallelamente, se sanzioni supplementari sono giustificate per correggere gli abusi di posizione dominante di Microsoft.
I nove Stati, in pratica, chiedono che Windows sia reso modulabile e non venduto solo in versione integrale con altre funzioni come il browser, ad esempio.
Inoltre, che Microsoft offra termini “uniformi e non discriminatori” ai fabbricanti di computer per l’uso sotto licenza di Windows e permettere di includere nel sistema operativo software concorrente.
Sanzioni, queste, che i nove Stati chiedono siano mantenute per 10 anni, invece dei cinque previste dall’accordo.