Un altro effetto a cascata della recente megafusione AOL Time Warner. Dopo aver fortemente sostenuto la necessità del cosiddetto “open access” per ogni provider ai network via cavo di proprietà altrui, ora AOL fa un netto dietro-front. Prevedendo l’arrivo della larga banda, il maggior provider mondiale temeva di esser tagliato fuori dal controllo delle reti via cavo ancora nelle mani di rivali quali AT&T e Time Warner. Ovvio che ora tale pericolo divenga meno pressante. A farne le spese saranno naturalmente provider locali e singoli utenti, vista la mancanza di opzioni e di concorrenza. In sostanza, AOL ha lasciato morire due disegni di legge a sostegno dell’open access attualmente in fase di discussione nelle aule parlamentari della Virginia, informando i propri lobbysti di non tirar fuori altri progetti simili altrove.
Secondo diversi commentatori, AOL non ha più alcun bisogno di interventi governativi al riguardo. Tutt’altro. Sembra anzi che la soluzione “nuova e fresca” proposta da Steve Case consista nell’avvio di negoziati all’interno della stessa industria per garantire accessi paritari. Negoziati che, sottolineano alcune fonti, paiono quantomeno superflui, dato che ora colossi della stazza di AOL, Time Warner e AT&T si trovano tutti schierati sulla stessa sponda.