L’Android Developer Challenge, la competizione internazionale di Google per premiare i migliori sviluppatori mobili, sarà probabilmente accessibile anche agli italiani. Google aveva escluso dal concorso Italia e Québec per problemi burocratici.
Secondo il giornale La Repubblica «si è trattato di restrizioni locali, probabilmente legate alla necessità di immobilizzare su un conto corrente l’intero ammontare del premio, e di assegnarlo davanti a un notaio». Fortunatamente un ricercatore in informatica giuridica, nonché docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna, pare aver individuato una scappatoia.
Guido Scorza, cosi si chiama l’esperto, ha suggerito una più attenta analisi dell’articolo 6 del Dpr 430 del 2001, che regola i concorsi e le operazioni a premio, e che esclude da queste restrizioni i concorsi per la produzione di opere letterarie, artistiche o scientifiche, la presentazione di progetti o studi in ambito commerciale o industriale. «Il premio, in questi casi, viene considerato come corrispettivo di prestazione d’opera o come riconoscimento del merito personale o un titolo d’incoraggiamento nell’interesse della collettività», riporta la testata.
«Un’iniziativa quale l’Android Challenge rientra certamente in tale esclusione e, quindi a essa non si applica la speciale disciplina che potrebbe aver scoraggiato Google, con la conseguenza che sarebbe auspicabile un’immediata sua riapertura anche al pubblico italiano», ha sottolineato Scorza.