NeuLevel, l’operatore che si occupa della gestione del “.biz”, si è rivolto, nei giorni scorsi, alla Corte Suprema di Los Angeles perché certifichi il valore legale del suo sistema di assegnazione dei nomi di dominio mediante sorteggio, e perché chiarisca che tale sistema non è affatto una “lotteria mascherata”.
La procedura per l’assegnazione dei nomi di dominio formati con il nuovo suffisso, come è noto, è stata suddivisa in tre fasi: verifica dell’esistenza di eventuali rivendicazioni o opposizioni da parte dei titolari di marchi depositati, presentazione delle richieste di assegnazione dei nomi di dominio, attribuzione dei domini mediante sorteggio.
Nel corso della prima fase, conclusasi il 6 agosto scorso, tutte le imprese interessate alla registrazione hanno effettuato la rivendicazione di priorità sul nome (IP Claim), segnalando, in un elenco ufficiale, i propri diritti di proprietà intellettuale sul nome stesso (basati, per esempio, su un marchio registrato). In tal modo, hanno acquisito il diritto di essere informate nel caso, successivamente, siano state presentate altre richieste di registrazione del medesimo nome di dominio, e di avviare la procedura di STOP (Start-up Trademark Opposition Policy), per far valere l’anteriorità del proprio diritto sul nome.
La seconda fase prevedeva la presentazione, entro il 17 settembre 2001, delle domande di registrazione di nomi di dominio. Entro il 25 settembre, inoltre, gli interessati dovevano confermare l’intenzione di ottenere l’assegnazione dei domini, che, nel caso di richieste presentate da più soggetti per lo stesso nome, verranno attribuiti mediante estrazione a sorte.
Dopo quest’ultima data, i nomi verranno registrati in base al principio “first come first served”, cioè a favore del primo richiedente (ferma restando la tutela dei precedenti titolari dei diritti di proprietà intellettuale).
All’origine delle polemiche che hanno indotto NeuLevel a chiedere il pronunciamento di una Corte Federale c’è anche la questione sorta intorno al mancato rimborso delle somme anticipate, in caso di non attribuzione del nome in seguito al sorteggio (2 dollari!) e, soprattutto, la preoccupazione dei grandi marchi e delle imprese più famose che hanno loro omonimi in altri settori industriali.
In particolare, Amazon e Sun Microsystems hanno intimato a NeuLevel di escludere i loro marchi dal processo di attribuzione per il “.biz”.
Nonostante i ripetuti appelli alla calma diffusi dall’Icann, infatti, i legittimi titolari dei grandi marchi, temono che le procedure di assegnazione favoriscano il fenomeno della
speculazione sui nomi di dominio.