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Ancora in primo piano copyright e crittografia

17 Dicembre 2001

Ancora in primo piano copyright e crittografia

di

Finalmente libero Dmitry Sklyarov, ma il caso dell'Advanced eBook Processor è tutt'altro che chiuso

La prima persona ad essere colpita dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA) del 1998, un caso che la scorsa estate ha rischiato di trasformarsi in incidente internazionale e che ora sembra avviato a felice conclusione, almeno per il diretto interessato, è stata Dmitry Sklyarov, programmatore russo bloccato in California per aver realizzato un software in grado di scardinare le difese pro-copyright dell’eBook di Adobe. Dopo cinque mesi di permanenza forzata in USA, il programmatore russo potrà finalmente tornare in patria: questa la decisione delle autorità federali dopo il “patteggiamento” di rito.

Il compromesso appena raggiunto prevede la caduta di tutte le accuse nei confronti di Sklyarov in cambio della sua collaborazione nel caso giudiziario che prosegue a carico della stessa azienda per cui lavorava, la ElcomSoft di Mosca. La prima udienza del processo contro quest’ultima è stata già fissata al prossimo 15 aprile, ha chiarito il portavoce del procuratore generale californiano. Il lungo dispositivo dell’accordo precisa tra l’altro che Sklyarov è obbligato “ad apparire in aula e testimoniare fedelmente sui fatti.” Inoltre, un’ulteriore postilla specifica che i capi d’accusa contro il programmatore verranno archiviati soltanto se per un anno non commetterà alcun reato (sul copyright), riportando regolarmente sulle proprie attività via telefono con le autorità statunitensi. “Si è raggiunto il miglior accordo possibile,” ha spiegato Alex Katalov, responsabile di ElcomSoft. “Ora saremo molto più aggressivi nel difendere l’operato dell’azienda.” Quest’ultima contende infatti che il programma è perfettamente legale in Russia, oltre che essere normalmente reperibile sul proprio sito Web.

Il software, denominato Advanced eBook Processor (AEBPR), consente la trasposizione del formato “sicuro” eBook di Adobe, nel più popolare PDF. Pur superando le restrizioni tecniche insite nel programma, l’AEBPR funziona soltanto con eBooks regolarmente acquistati sul mercato. Viene impiegato ad esempio da persone non-vedenti altrimenti impossibilitate a leggere i manuali in PDF oppure da quanti vogliano trasferire il file eBook da un computer ad un altro (al pari di quanto avviene da un CD audio spostato dal lettore di casa a quello portatile o in macchina). In tal senso la posizione delle associazioni a difesa dei diritti civili online è stata sempre assai chiara, di netta opposizione alle iniziative governative. Come ha dichiarato Robin Gross, legale della EFF per le questioni sulla proprietà intellettuale: “Dmitry ha realizzato un convertitore di formato con molti usi legittimi, inclusa la possibilità di far ascoltare gli e-Book ai non-vedenti; l’idea che possa aver rischiato la galera per questo è oltraggiosa.”

I sempre più consistenti critici del DMCA ribadiscono come questo includa norme troppo estese e generiche, le quali limitano altresì quelle attività non direttamente connesse alle infrazioni al copyright, incluse le ricerche in tema di crittografia, nonché le tradizionali deroghe consentite sui materiali protetti da copyright, ad esempio nell’ambito della ricerca e della didattica. Ancora, lo hanno ribadito fin dall’inizio i legali di Sklyarov, vietando e criminalizzando simili attività si finirà per bloccare proprio quella “creatività di programmazione” necessaria per raggiungere l’effettiva sicurezza dei prodotti digitali. Non a caso rimangono crittografia e copyright i due elementi al centro di questa e di analoghe controversie legali che dureranno ancora a lungo, vedi le recenti sentenze sul software anti-DVD nato come estensione di Linux. E se, forse, i singoli sviluppatori potranno farla franca, saranno pur sempre le aziende a dover salire sul banco degli imputati. Pur a fronte delle numerose proteste a livello internazionale, a partire proprio dal caso di Sklyarov.

Numerosi i siti prontamente attivati dagli attivisti all’indomani dell’arresto, avvenuto il 16 luglio scorso in quel di Las Vegas nel corso di un meeting hacker, dove il programmatore russo aveva illustrato le peculiarità di quel software.
Tra le prime a muoversi è stata la Electronic Frontier Foundation, con la diffusione di puntali informazioni a tutto campo, senza dimenticare l’omonimo spazio freesklyarov.org, che ha dato origine a una petizione popolare online. A ciò vanno aggiunte svariate manifestazioni dal vivo organizzate in varie città statunitensi, in particolare a San Francisco e San Josè. Tra le figure importanti mossesi a sostegno di Sklyarov, va inoltre segnalato l’avvocato difensore, John Keker, già pubblica accusa di Oliver North nel caso Iran-contra, che stavolta ha offerto i propri servigi del tutto gratuitamente.

Sotto una cauzione di 50.000 dollari, prontamente versata da ElcomSoft, in questi mesi Sklyarov è stato ospitato da amici nell’area della Silicon Valley, a San Mateo, dove a settembre è stato raggiunto da moglie e figli. Per l’intera famiglia si avvia quindi a conclusione un piccolo grande incubo, ora che il 27enne programmatore (con Ph.D. in corso sul tema della crittografia) non dovrà più preoccuparsi delle possibili ricadute del suo operato: fino a cinque anni di carcere e una multa massima di 500.000 dollari. Pene tuttavia valide nell’ordinamento statunitense, e chissà, sempre buone da tirar fuori alla prossima occasione. Comunque sia, il caso è tutt’altro che chiuso, viste le pendenze giudiziarie a cui dovrà far fronte in primavera la ElcomSoft. Ennesimo episodio per non dimenticare le mai sopite polemiche sul copyright e in particolare sul famigerato Digital Millennium Copyright Act, cui farà seguito — c’è da giurarci — l’attivismo online e offline non solo della comunità open source globale.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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