“Se prima eravamo soli a ballare…”. Così inizia una canzone di qualche anno fa. Parafrasando, adesso sono in due a fare appello: al Massachusetts si aggiunge la Virginia occidentale e sarà difficile che si aggiungano altri.
In un comunicato ufficiale, lo Stato della Virginia occidentale dichiara di fare appello contro la sentenza che valida l’accordo tra Microsoft e il governo federale americano, aggiungendosi al Massachusetts.
“Il ministro della Giustizia della Virginia occidentale Darrell McGraw – si legge – si è unito al Massachusetts nella presa di posizione contro Microsoft, facendo appello alla sentenza emessa dalla giustizia il 1° novembre 2002”.
Il Massachusetts si era già espresso contro la sentenza la settimana scorsa e aveva ufficializzato la sua posizione per la costituzione in appello contro la decisione della giudice Colleen Kollar-Kotelly.
Giudizio diverso avevano espresso invece gli altri sette Stati che avevano deciso di accettare la sentenza e di ratificare l’accordo.
La guerra, anche se hanno perso una battaglia, continua.
Alla base di questa presa di posizione dei due Stati, la convinzione che l’accordo amichevole non sia sufficiente a bloccare il comportamento anticoncorrenziale dell’azienda e a scalzarla dalla sua posizione di monopolista nel campo dei personal computer.
Windows, infatti, nelle sue diverse versioni equipaggia nove Pc su dieci nel mondo, anche se Microsoft si è impegnata a rispettare i termini dell’accordo amichevole, riducendo le sue pratiche commerciali aggressive e a condividere maggiori informazioni sui suoi prodotti.
Il comunicato della Virginia occidentale sottolinea che, nella sentenza del 1° novembre, la Corte ha modificato le proposte di Microsoft rinforzando le clausole che prevedono possibilità di controllo sul rispetto effettivo degli impegni da parte dell’azienda, ma non ha indicato sanzioni nel caso ciò non succedesse.
“Abbiamo mantenuto il nostro appello – ha dichiarato Darrell McGraw – nessun governo che si rispetti dovrebbe permettere a qualcuno di violare le leggi e di tenere i suoi profitti mal acquisiti”.