L’altroieri si scriveva a proposito di monopoli come, più che invocare l’intervento pubblico e una legislazione punitiva, la ricetta per farcela stia nel battere il monopolista in velocità e visione strategica.
Difficile e faticosa da mettere in pratica – altrimenti non sarebbe vincente – la ricetta è utile anche per convivere con la crescente digitalizzazione dei media e della lettura, come testimonia Ron Miller su Citeworld a proposito del New York Times, monumento dell’editoria quotidiana americana che, nonostante Internet, ha gli stessi dipendenti di dieci anni fa e tirature cartacee paragonabili. Nonostante gli stessi problemi di tutti:
Il giornale fronteggia il classico dilemma dell’innovatore. Da un lato deve continuare a esprimere un prodotto di qualità e disporre di uno staff adeguato per facilitare il lavoro. Dall’altro, la stampa vede i fatturati pubblicitari decrescere, mentre il pubblico non mostra grande volontà di pagare per le notizie online.
La strategia del Times consiste nello sfruttare la posizione di forza e di redditività che occupa nel mercato classico per avviare nuovi canali di comunicazione che portino fatturato alternativo, destinato a compensare quello cartaceo in progressiva contrazione. Dagli ultimi risultati finanziari, il fatturato digitale costituisce oltre il dieci percento di quello globale ed è cresciuto di un quarto rispetto a un anno fa.
Per arrivare a questo risultato sono state intraprese strade prevedibili, come un paywall (accesso a pagamento) che solo l’uno percento dei lettori ha accettato, sufficiente però a raccogliere quantità apprezzabili di denaro; e molto meno prevedibili, come si può vedere dall’offerta mobile del quotidiano. Accanto alle app tradizionali ne sono nate di non convenzionali, come quella per il cruciverba della testata, una guida a New York e monografie software su moda e immobili.
Velocità e visione strategica, dunque. Più la capacità e la volontà di affrontare il cambiamento e provare strade nuove, anche a costo di sbagliare qualche decisione o di inciampare nel percorso. Un’azienda che si muove solo su terreno sicuro finirà, in caso di evoluzioni impreviste, per essere tagliata fuori dall’innovazione e perdere terreno. Per andare avanti occorre essere disposti a prevedere errori e perdite. Il dilemma dell’innovatore, appunto.