Affrontare lo stunt, il numero acrobatico di Luca Fadda, che ha fatto scalare le classifiche di Amazon al proprio libro gratuito Il nulla contenente una breve introduzione e 345 pagine bianche, per il gesto in quanto tale è inutile.
Inutile girare attorno al tema della beffa al meccanismo o al sistema, figuriamoci ad Amazon. Il libro vuoto Tutto quello che gli uomini sanno delle donne è già storia e l’inevitabile risposta ha reso la materia definitivamente stucchevole. Su Internet nessuno sa che sei un cane da vent’anni e Twitter straborda di provinciali 2.0 che creano identità fake nel nome della satira, ignorando di lambire al più la goliardia. The Onion e The Daily Currant prosperano su notizie dichiaratamente false che finiscono anche sui nostri autorevoli quotidiani online. Si buttava sabbia negli ingranaggi anche quando c’era l’analogico e l’effetto, per non dire del talento, era ben altro. L’aspetto che preferisco della vicenda è questo, nel commento di Andrea Coccia su Linkiesta:
Insomma, non è il self publishing in sé il problema, ma tutti coloro che lo usano senza sapere nemmeno da che parte si comincia a scrivere un libro, spesso senza essere lettori e senza avere nessuna velleità letteraria. Il sospetto di chi scrive queste righe è che, dietro questa esplosione di autopubblicazioni ci sia un grande paradosso che rende il fenomeno estraneo alla letteratura. Parlo dello scrivere per poter dire di averlo fatto, e non, come sarebbe normale per tutte le attività umane, semplicemente per farlo.
Millanta sono gli articoli su come scrivere un ebook, zero quelli sulla responsabilità di farlo, verso sé e verso il pubblico. Tema, la responsabilità, che si può allargare rapidamente: i blog che dedicano più tempo al SEO che ai contenuti, il marketing digitale disposto a qualsiasi bassezza per raccattare un Mi piace in più, i meccanismi automatici di riciclo del contenuto a livelli irredimibili, le pagine gonfie di banner senza alcuna dignità.
Il self publishing di infima qualità (un testo sgrammaticato, scialbo, finto o scopiazzato, scrive Fadda) è solo una traccia più evidente dell’inquinamento generalizzato dell’ambiente Web, più o meno come le isole galleggianti di rifiuti o le montagne di e-waste. Proprio come le persone con una coscienza buttano la cartaccia nel cestino e non per terra, quelle con un valore letterario puntano sui contenuti invece che sui metadati. Fadda ha certo stabilito un precedente; da oggi non si può più puntare sul contenuto zero. Anche se, tornando al divario tra analogico e digitale, 4’33” ha tutt’altra portata.