Prendere del lievito, mischiarlo con gli opportuni ingredienti, seguire alla lettera le istruzioni ed ecco un bel prodotto di colore rosso. Seppure le assomigli molto, questa non è la ricetta di una torta alle fragole, ma il risultato di una procedura di ingegneria genetica sul DNA del lievito da cucina, capace di fargli cambiare colore per modifica della sua stessa essenza vitale.
Non è nemmeno una strabiliante sintesi di un procedimento lungo e complicato effettuabile solamente in sofisticati laboratori iper protetti. Con poco più di un centinaio di dollari, recandosi sulle pagine del sito DIY Crispr Genome Engineering potete acquistare tutto il necessario per l’esperimento e anche per molte altre attività accomunate dal prefisso bio e realizzabili a casa vostra.
C’è da chiedersi se sia l’ennesima esagerazione propinata da qualche biopazzo in vena di democratizzazioni spinte dei complicatissimi concetti alla base della moderna biologia. La fonte è invece di tutto rispetto: il Dr. Josiah Zayner che lavora come ricercatore presso il centro ricerche Ames della NASA e non ci sembra poco. L’idea, secondo le sue stesse parole, è concettualmente elementare:
Il progetto ODIN è iniziato sull’ipotesi che se i ricercatori nel mondo raddoppiassero o triplicassero, probabilmente cambierebbero parecchie cose nei settori delle terapie e delle medicine, dei carburanti e del cibo o di prodotti come le plastiche.
Per iniziare questo processo, Zayner ha ipotizzato la creazione di kit che per costi e modalità d’uso siano accessibili a chiunque, ma potenzialmente tanto potenti da permettere ricerche d’avanguardia. È anche stata la premessa per lanciare una campagna su Indiegogo di ricerca fondi atti a proseguire tale sperimentazione.
Come per tutte le idee intriganti, i risultati non si sono fatti aspettare ed è riuscito a farsi finanziare per il 333 percento del richiesto. (Se non si scontrasse con la pragmaticità del ragionamento scientifico, sarebbe quasi impossibile resistere alla tentazione di sottolineare la percentuale a tripletta di tre, quasi un arcano segnale di raggiunta perfezione dell’idea). La domanda che Zayner pone a tutti è molto da biomaker:
Se tu avessi accesso agli strumenti della moderna biologia di sintesi, cosa vorresti creare?
Non scendiamo nei particolari d’uso della proteina Cas9 e del procedimento CRISPR che stanno alla base dei primi kit casalinghi già disponibili, ma sottolineiamo che se appena si approfondisce un po’ il significato di tale biogergo ci si rende conto di come la ricerca fornisca strumenti eccezionalmente semplici per operazioni avveniristiche di taglio e ricostruzione di segmenti del DNA, che significa poter potenzialmente costruire cose che noi umani mai avremmo potuto vedere prima.
O forse sì, come invece – aggiungiamo noi – dimostra la semplice patata americana, quella dolce acquistabile dal fruttivendolo, che di recente è stata sezionata nella sua intima struttura biologica e ha dimostrato contenere la sequenza genetica del batterio Agrobacterium tumefaciens, evidenziando come la natura stessa, nello scorrere delle migliaia di anni, sia un perfetto laboratorio di ingegneria genetica capace di unire perfino specie differenti. Con buona pace degli accesi dibattiti che oggi si innescano se anche solo si accenna agli organismi geneticamente modificati. Ho comunque personalmente una certezza al riguardo: la patata americana è molto più gustosa del lievito rosso.