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Alti e bassi dell’economia USA, con elezioni alle porte

25 Ottobre 2002

Alti e bassi dell’economia USA, con elezioni alle porte

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L'economia stenta ancora, ma tirano bene "pawn shop", legali di fallimento e soprattutto l'informatics di alto livello.

Se molti business piangono, qualcuno invece ride. Questa l’istantanea in cui versa l’economia a stelle e strisce a due settimane dal voto del 5 novembre. Scadenza che vede il rifacimento di buona parte del Congresso, oltre alla nomina di nuovi governatori ed altre cariche in numerosi stati dell’unione. Peccato che un po’ tutti se ne freghino, a conferma del trend che, quando va bene, vede recarsi alle urne non oltre il 30-40 per cento degli aventi diritto. Con il minimo storico (intorno al 25 per cento) toccato proprio nelle contestate elezioni presidenziali del novembre 2000. Ma, rimandando l’argomento ad interventi futuri, il punto è che nella (presunta) campagna elettorale in atto il tema dell’economia viene appena sfiorato. Ciò sia a causa delle agguerrite operazioni di marketing bellico sia perché sostanzialmente si preferisce comunque non svegliare il can che dorme. Né i media né la gente della strada riescono insomma a capire se la recessione sia davvero finita. Fatto sta che licenziamenti e bancarotte rimangono all’ordine del giorno. Eppure, tornando a bomba, per qualcuno il riflusso economico si traduce in un vero e proprio boom. Incluso il settore dell’informatics, ovvero l’insieme di hardware e software impiegato nell’analisi dell’enorme volume di informazioni relativo alle grandi corporation e ai database di ampie proporzioni.

Rimanendo con i piedi per terra, i primi a trarre vantaggio della crisi sono i “pawn shop”, sorta di presta-soldi nello stile del monte dei pegni. Ovviamente qui si tratta di vere e proprie catene che operano sull’intero territorio nazionale. Il numero uno è Cash America International, con base a Forth Worth, Texas, che per il secondo semestre di quest’anno riporta guadagni netti di 3,5 milioni di dollari, rispetto agli 880 milioni del 2001. Invece First Cash Financial Services, terzo operatore del settore, segnala entrate per 2,26 milioni contro 1,55 dell’anno precedente. Chiarisce il CEO di Cash America: “Negli ultimi 12-18 mesi abbiamo registrato una maggiore richiesta di prestiti a medio termine da parte dei singoli. Attualmente operiamo al 100 per cento delle nostre capacità” Motivo? Colpa della recessione, almeno per buona parte. Settimana lavorativa media accorciata e livello di disoccupazione elevato portano a un’urgente necessità di contante per bollette, affitto, da mangiare. Tipicamente, c’è chi va ad impegnarsi la fede nuziale, la batteria, i vari gadget elettronici. Ricavandone qualche centinaio di dollari sull’unghia per le spese più immediate. Finendo per lo più per dimenticarsi di “rilevare” l’oggetto in questione, poi rivenduto a prezzi moltiplicati. (Da qui il boom per alcuni e il botto per altri).

Altro business in rigogliosa crescita, manco a dirlo, è quello dei servizi legali per la bancarotta. La presentazione di simili pratiche ha raggiunto il record di 1,5 milioni di casi per l’anno chiusosi lo scorso 30 giugno. Nello stesso il periodo un totale di 62 aziende, ciascuna con assetti superiori al miliardo di dollari, ha presentato istanza di fallimento. “Si lavora a ritmi davvero frenetici,” rivela un avvocato di Dallas che opera su diversi aspetti della bancarotta relativa a nomi quali Enron e Adelphia. Fiorente anche l’attività di esperti a latere quali commercialisti, professionisti in investimenti, addetti alle ristrutturazioni aziendali. Vanno forte le liquidazioni e le aste pubbliche, con una nutrita schiera di “avvoltoi” attenti a non lasciarsi soffiare l’occasione buona per acquistare a prezzi stracciati beni e proprietà di società ormai defunte, incluse numerose del giro dot-com o high-tech.

Proprio l’ambito tecnologico sembra offrire oggi qualche segno di ripresa. Meglio, le promesse arrivano da un settore alquanto specializzato ma dalle grosse potenzialità. Una sorta di matrimonio tra scienza della complessità e tecnologie di “data-mining”, riunite più comodamente nel termine informatics (da non confondere con il nostro “informatica”). Una ricerca che vede, ad esempio, la messa a punto di algoritmi per insegnare alle macchine l’autogestione nei sistemi di trading a Wall Street o nel miglioramento dell’attività delle grandi catene commerciali. L’ambito è infinito, considerate le ampie proporzioni dell’industria USA e finanche le diramazioni della tragedia dell’11 settembre 2001. il Ministero della Difesa ha infatti incaricato la società Atma, con base a Santa Fe, New Mexico, di mettere a punto una rete super-sicura per l’analisi e la condivisone dei milioni di dati concernenti qualsiasi possibile attività terroristica. Mentre ormai da tempo le aziende di informatics operano per conto di ambiti quali assicurazioni contro catastrofi naturali, ricerca universitarie, istituti finanziari, grandi corporation (inclusi clienti come Du Pont, MasterCard, General Motors, Intel, Procter & Gamble).

Uno scenario che da circa un decennio ha trovato ospitalità nel cuore del deserto del Southwest, sulla scia dell’attività di think-tank quali il Santa Fe Institute e più recentemente di conglomerati tipo Commodicast e BiosGroup. Il tutto riunito sotto la dicitura, tanto informale quanto rappresentativa, di Infomesa. La quale ha dato vita ad un apposito mega-convegno annuale — High Altitude Thinking International Informactics Summit — di cui si svolge a fine mese la seconda edizione, sempre a Santa Fe. La partecipazione è ristretta a poco più di un centinaio di CEO, venture capitalist, esperti in public policy e industria militare di livello internazionale, inclusi paesi quali Canada, Giappone, Finlandia, oltre naturalmente a esponenti statunitensi in rappresentanza di strutture quali Citybank, Los Alamos National Laboratory, IBM, Hewlett-Packard.

Al di là dei nomi e delle ambizioni specifiche, il Summit si propone di ampliare l’impiego di queste tecnologie, dato che l’informatics vive e vegeta proprio grazie all’eccesso di informazione. Obiettivo è infatti quello di creare sistemi computerizzati sofisticati, intelligenti e automatizzati, in gradi di masticare e digerire quantità mostruose di dati. Onde poi inventare nuove opportunità per il loro riutilizzo, senza soluzioni di continuità. “Sistemi capaci di far soldi a prescindere dagli alti e bassi del mercato azionario,” spiega ad esempio Kelly Myers, CEO di Commodicast. “Viene così eliminato il fattore emotivo. È il sistema a svolgere ogni trattativa, in completa automazione, senz’alcun intervento umano.”

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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