Utilizzare il nome di un concorrente o dei suoi prodotti per ottenere che il proprio sito compaia ai primi posti tra i risultati delle ricerche effettuate dagli utenti di Internet mediante i motori di ricerca online, costituisce un atto di concorrenza sleale, finalizzato a uno sviamento della clientela e alla violazione delle regole della libera concorrenza.
È questa l’accusa mossa recentemente dalla società americana di prodotti dietetici, Mark Nutritionals, contro alcuni motori di ricerca, tra cui il famoso Altavista, per aver pubblicizzato illegalmente aziende sue concorrenti.
La Mark Nutritionals sostiene, infatti, che per consentire alle società “clienti” dei motori di ricerca di ottenere una maggiore visibilità, questi ultimi hanno alterato i risultati delle ricerche offerti agli utenti, causandole un gravissimo danno commerciale e di immagine. In particolare, digitando il nome di prodotti della Mark Nutritionals, secondo l’accusa, ai primi posti comparivano i link ad aziende concorrenti.
La Mark Nutritionals ha, perciò, citato in giudizio Altavista e gli altri motori di ricerca (Kanoodle.com, FindWhat.com, Ouverture Services) davanti al tribunale di San Antonio, in Texas, chiedendo che ognuno venga condannato a corrisponderle 100 milioni di dollari a titolo di risarcimento per il danno subito.