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Al mondo complesso serve l’amore

25 Febbraio 2025

Al mondo complesso serve l’amore

di

La compassione ci fa consapevoli della comunità in cui viviamo e della complessità del nostro ambiente. Abbiamo cose in comune con le persone intorno a noi.

L’amore è un gesto cognitivo

Superare, gestire e comprendere la complessità ha a che fare con l’amore. Questa affermazione può sembrare il salto iperbolico del funambolo sul filo e senza rete, eppure è esattamente così.

Gestire la complessità richiede una capacità di adattamento che è certamente una capacità di amare. Amare ci insegna ad accogliere l’imprevisto, a lasciarci sorprendere, a non irrigidirci di fronte all’incertezza. L’amore è, in fondo, un atto di fiducia: fiducia nell’altro, fiducia nel futuro, fiducia che, nonostante le difficoltà, valga la pena di continuare a costruire, a credere, a sperare.

In un mondo complesso, dove ogni azione sembra generare effetti incontrollabili, dove ogni decisione è intrisa di ambiguità, l’amore è l’elemento che ci consente di procedere comunque, di non paralizzarci di fronte al timore dell’errore o della perdita.

Martin Buber, il filosofo del dialogo, affermava che le relazioni autentiche si fondano sull’incontro tra due io che si riconoscono come un tu.

Gli esseri umani, nella comparazione con gli altri esseri viventi, sono spesso descritti come esseri razionali, ma sappiamo bene che questa definizione rischia di essere riduttiva. La razionalità, intesa come la capacità di pensiero logico, calcolo e analisi, è solo una componente della nostra complessa natura. Ed è anche risicata. A ben vedere, oltre che cognitivamente fragili, tutti noi siamo profondamente esseri d’amore, perché l’amore, nel senso di connessione, empatia e appartenenza, costituisce la base da cui emerge per ognuno il senso di sé e il nostro rapporto col mondo. È attraverso l’amore che scopriamo chi siamo, costruiamo legami e attribuiamo loro significato.

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L’amore è il primo linguaggio con cui impariamo a conoscerci nel profondo e a stabilire una relazione con l’altro. Durante i primi anni di vita è quello materno o, più in generale, l’amore delle figure di attaccamento che ci permette di sviluppare la fiducia e di sentirci al sicuro. Questo primo ambiente emotivo è essenziale per determinare chi saremo, poiché solo in un contesto di accoglienza affettiva il cervello può svilupparsi in modo armonioso. Secondo le neuroscienze, infatti, l’attivazione di emozioni positive e affettuose stimola il rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina e l’ossitocina, che favoriscono la plasticità neurale e la resilienza, permettendo lo sviluppo di strutture cognitive e affettive più stabili e mature.

La fragilità cognitiva e la ragione, al contrario, sono un’acquisizione successiva, che si sviluppa attraverso i processi di crescita e di educazione. Se la ragione ci permette di analizzare situazioni, risolvere problemi e prendere decisioni, è anche vero che non può funzionare indipendentemente dal contesto emotivo.

Gli studi neuroscientifici di Antonio Damasio hanno dimostrato che le emozioni sono determinanti in ogni processo decisionale, anche nei contesti che sembrano puramente logici o razionali.

Il tradimento della socialità dell’essere umano

Damasio, con il concetto di marcatore somatico, suggerisce che ogni scelta è influenzata da risposte emotive che aiutano il cervello a valutare l’importanza e le conseguenze delle opzioni. In altre parole la razionalità pura è un’illusione: è sempre intrinsecamente legata all’emozione, che ne guida l’orientamento.

Il pungolamento incessante e asfissiante a cui siamo sottoposti genera una grave fragilità cognitiva. Attraverso la semplificazione estrema perdiamo persino la nostra natura, che sarebbe fatta d’amore. L’influenza dell’attuale cultura dominante induce comportamenti o risposte che tradiscono la naturale socialità dell’essere umano, forte anche di uno sviluppo neurofisiologico che nei millenni ha saputo superare lo schema primitivo.

Per questo considero l’amore un gesto cognitivo.

Svestiamolo della sua accezione romantica, spogliamolo del sapore dolce amaro, non riduciamo anch’esso a una semplificazione. Amare significa andare per il mondo con un portamento che prevede la condivisione del passo, il mio e quello di un altro, insieme, allo stesso ritmo; significa leggere e decodificare la realtà con una postura che abbraccia la comprensione, la tenerezza e perché no, la misericordia.

L’amore prevede una buona dose di accoglienza, un’eccedenza di empatia, serotonina quanto basta e neuroni assai plastici che mutano in ogni istante, imparando e cambiando forma al contatto con l’esperienza altrui. Questo contatto genera la moltiplicazione dei punti di vista, la presa in carico della complessità del reale, ma a condizione che non si fugga dall’impatto destabilizzante che può scatenare.

Dentro l’amore risiede la passione, intesa come pathos condiviso (quindi come compassione), che convive con il bisogno di proteggere il soggetto/oggetto amato. L’amigdala non manca mai di attivare i suoi alert di lotta o fuga, ma viene placata dopo che l’eccitamento legato alle emozioni positive ed energizzanti è stato modulato (la dopamina fa il suo lavoro), per poi farci approdare in quello che è possibile definire sistema calmante che genera sollievo, quiete e serenità grazie all’ossitocina.

Questo si avvera nel momento in cui iniziamo a percepirci come roccaforte dei bisogni altrui. Succede alle madri, di tutte le specie. In questa dinamica amorosa, in questa predisposizione alla vita sociale, in questa negazione della solitudine, l’amore è un gesto cognitivo capace di generare benefici enormi. Siamo noi a scegliere come accostarci al pensiero e come vogliamo nutrire i nostri processi cognitivi. Abbiamo la responsabilità di coltivare noi stessi.

Senza l’amore…

Senza l’amore saremmo sopraffatti dai pregiudizi, non sapremmo accorgerci dei bisogni e dei desideri dell’altro, saremmo come sentinelle disperse in mezzo al mare, occupate a proteggere la nostra stessa solitudine. Senza l’amore saremmo disconnessi dalla meraviglia e dallo stupore che hanno da offrirci le storie degli altri, saremmo oltremodo spaventati, sempre e comunque. Avremmo terrore di chi è nato e cresciuto in posti lontani dal nostro, e ci farebbero orrore anche i paesaggi remoti delle geografie inedite. Senza l’amore la ragione non avrebbe ragione d’essere, perché non avrebbe alcun avversario. Senza l’amore non conosceremmo la nostalgia, la malinconia, non riusciremmo a percepire l’assenza. Non avremmo le carezze, i baci e nemmeno la sanità pubblica, la democrazia e i diritti civili.

Senza l’amore, non sapremmo distinguere il sacrificio dalla rassegnazione, né l’audacia dalla pura incoscienza. La giustizia, orfana d’amore, sarebbe solo una bilancia sterile e meccanica, incapace di ascoltare il peso delle ferite invisibili. Ci mancherebbe il coraggio di guardare negli occhi il dolore degli altri, perché senza amore non si può riconoscere la dignità nella sofferenza, né la grandezza nel perdono.

Saremmo prigionieri di una razionalità arida, che non si cura dei legami ma solo delle regole. Costruiremmo cattedrali di calcolo, mura di logica, mentre il mondo crollerebbe sotto il peso di una asettica freddezza. Senza amore non ci sarebbe spazio per il dubbio gentile che alimenta la curiosità, né per la follia luminosa che ispira l’arte. Ogni melodia sarebbe ridotta a un pugno di note, ogni poesia a un elenco di parole, ogni quadro a una sovrapposizione di colori.

Non tutto è come appare

Simona Ruffino mostra come la semplificazione, spesso usata come strumento di controllo nei media, alimenti la polarizzazione e impoverisca la nostra capacità critica.

Senza l’amore persino il tempo perderebbe la sua grazia: non ci sarebbe l’attesa trepidante di un ritorno, né il sollievo delicato di una presenza. Non esisterebbe la memoria condivisa che dà senso alle radici, né il sogno che ci proietta verso il futuro. Senza amore il silenzio non sarebbe mai una tregua ma soltanto un vuoto; la solitudine non sarebbe mai una scelta ma solo una condanna.

E tutto ciò che oggi chiamiamo progresso, le scoperte che ci avvicinano, le lotte che ci uniscono, le visioni che ci trascinano oltre l’orizzonte, non sarebbe altro che un’affannosa fuga da noi stessi, un rincorrere l’infinito nel tentativo disperato di non dover affrontare il nulla.

Senza l’amore, saremmo semplicemente vivi, ma mai veramente umani.

Amore e complessità

Ci sono moltissime ragioni per cui Amore è una parola necessaria al mondo complesso. E a ben pensarci complessità e amore sembrano adesso due concetti in disuso, abbandonati dentro uno sgabuzzino in cui trovano alloggio solo la letteratura e poco altro. Amore e complessità non vanno in onda al telegiornale, non vengono stampati sui quotidiani, non esistono, se non a servizio della loro declinazione più effimera.

Questo articolo richiama contenuti da Non tutto è come appare.

Immagine originale di Rishabh Dharmani su Unsplash.

L'autore

  • Simona Ruffino
    Simona Ruffino, umanista, brand strategist e neurobrand specialist, ha vinto il Premio Eccellenza Italiana per la Comunicazione nel 2015. Tra le voci più autorevoli nell’ambito della comunicazione etica, è speaker ai più grandi eventi di settore, tra cui il Festival della Scienza e Tecnologia di Mantova, Pordenone Pensa, We Make Future, Smau, Marketers. Divulgatrice e infuencer sui temi delle neuroscienze applicate al marketing e alla comunicazione, è promotrice del Capitalismo Umanistico e del Diritto all’imperfezione.

    Foto: Sara Galimberti.

    Incontri con l'autrice

    🗓 20 Febbraio ore 18:30
    📍 Roma, Libreria Feltrinelli Largo di Torre Argentina
    👤 Con Paolo Di Paolo e Francesca Fialdini. Letture a cura di Marina Tagliaferri.

    🗓 4 Marzo ore 18:00
    📍 Foggia, Rassegna letteraria Fuori gli autori, Museo di storia naturale
    👤 Con Monica Gigante.

    🗓 5 Marzo ore 18:30
    📍 Gravina, Biblioteca Casa del fuorilegge
    👤 Con Arianna Gravina.

    🗓 6 Marzo ore 18:00
    📍 Taranto, Centro Commerciale Porte dello Jonio
    👤 Con Mauro Pulpito.

    🗓 7 Marzo ore 18:30
    📍 Bari, Libreria Feltrinelli
    👤 Con Luciano Canfora e Annamaria Minunno.

    🗓 21 Marzo ore 20:00
    📍 Roma, Libri Come
    👤 Con Vera Gheno. Letture a cura di Marina Tagliaferri.

    🗓 10 Aprile ore 18:00
    📍 Bologna, Biblioteca Salaborsa
    👤 Con Cathy La Torre, modera Federica Mazzoni.

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