L’Università dell’Artico era stata fondata su Internet nel giugno del 2001. Il suo scopo, permettere ai suoi studenti, tutti abitanti della regione del circolo polare artico, di seguire studi superiori e anche di conoscere meglio usi e costumi delle altre comunità che popolano le regioni più settentrionali del pianeta.
“Questo mi da nuove possibilità – dice Pauline Knudsen, Inuit di 41 anni e madre di tre bambini, raggiunta dalla France Presse al telefono a Nuuk in Groenlandia, nei pressi del circolo polare artico – mi permette di studiare in un luogo dove non ci sono scuole o università importanti”.
L’Università virtuale offre possibilità di apprendimento inimmaginabili finora sia a lei che a tutti gli studenti iscritti ai corsi proposti dalle 33 istituzioni di 8 paesi partecipanti a questa originale e utile avventura comune.
Il motto, infatti, di questa istituzione scolastica è “nel nord, per il nord e dal nord”. Niente a che fare, ovviamente, con la cultura padana.
“L’idea è venuta in risposta alla mancanza di risorse di cui soffre l’insegnamento superiore nelle regioni del nord”, spiega Scott Forrest, dell’ufficio di coordinamento dell’Università dell’Artico con sede a Rovaniemi, capitale della Lapponia finlandese.
La futura dottoressa, Pauline Kunudsen spiega che sta preparando una laurea breve in storia e cultura all’Università di Groenlandia, membro dell’Università dell’Artico e specializzata nello studio del territorio locale e artico.
I suoi studi comprendono anche una “Introduzione al mondo polare” lanciato su Internet quest’anno e insegnato da un professore dello Yukon College, in Canada.
I paesi che hanno aderito alla riuscita di questa impresa educativa e formativa sono Stati Uniti, Canada, Danimarca (Groenlandia), Islanda, Finlandia, Norvegia, Russia e Svezia.
I fondi arrivano dagli istituti scolastici membri di questo consorzio.
Sono circa 150 gli studenti del Centro di insegnamento della regione samè (SAKK) di Inari a 328 chilometri dal circolo polare.
“Per la nostra scuola è importante cooperare con altri popoli indigeni nel mondo”, dice il responsabile degli scambi internazionali della scuola.
“Dopotutto, i problemi dei popoli indigeni sono gli stessi dappertutto”, conclude.