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Addio ai processi equi per i reati sul web

02 Novembre 2009

Addio ai processi equi per i reati sul web

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Col Pacchetto Telecom in via di approvazione a Bruxelles sta per passare una linea allarmante: su internet i diritti delle persone valgono meno

Come l’influenza A, si diffonde in Europa il virus della linea dura per i reati sul web. A cominciare dalla tutela del copyright, ma non solo. I virus sono fatti così: si sa da come cominciano, non si sa dove finiscono. In Francia sono caduti gli ultimi dubbi (e speranze) ed è passata l’Hadopi 2, accettata anche dal Consiglio Costituzionale. Le ultime notizie dicono che anche il Regno Unito si sta orientando a fare una legge simile. Ma la sorpresa più grande è che questa linea dura è approdata anche in un ambiente che siamo abituati a considerare imbevuto di ideali di democrazia e di rispetto dei diritti degli utenti: le istituzioni europee.

A Buxelles si stanno infatti mettendo d’accordo su un testo, che sarà il nuovo pacchetto di regole comunitarie per le telecomunicazioni e nel quale non ci sono più le tutele fondamentali agli utenti internet volute con l’emendamento 138. A favore del quale avevano fatto battaglia molti gruppi per la libertà in internet (come Scambio Etico, la Quadrature du Net, ma anche Altroconsumo). C’è un tema di fondo, comune a tutte queste svolte: si sta imponendo l’idea che i cittadini, quando commettono un reato sul web invece che nel mondo offline, abbiano diritto a una tutela minore. E ha ragione Anna Masera a parlare di deriva anti-democratica dell’Europa.

Equa procedura

Questo è il concetto di fondo nell’Hadopi 2, nonostante qualche concessione agli utenti internet rispetto all’Hadopi 1, come spiega Guido Scorza. È vero che adesso, con la nuova Hadopi, a disconnettere l’utente non è più un’autorità amministrativa, ma un giudice; il punto fondamentale però è che il giudice può decidere dopo una «procedura sommaria e senza contraddittorio», dice Scorza. «Non riesco a comprendere perché un ladro di cd abbia diritto ad un giusto processo mentre un pirata no!», aggiunge. Forse perché (il reato su) internet fa più paura?

Le decisioni che stanno per essere prese presso l’Unione Europea avranno un impatto più esteso. L’obiettivo è infatti di trasformare il testo del Telecom Package in direttiva europea entro il 30 dicembre. Se il testo passasse così com’è potrebbe aprire la porta a leggi nazionali anche più severe dell’Hadopi 2. È sparito infatti il diritto a un equo processo (indicato dall’emendamento 138, eliminato) ed è stato sostituito dal diritto a «un’equa procedura». Basterà quest’ultima (che non necessità un’autorità giudiziaria) per perseguire i reati sul web, in caso d’urgenza, secondo il nuovo testo. La materia implicita del contendere è la tutela del copyright e la possibilità di disconnettere/perseguire in modo più o meno sbrigativo gli utenti che lo violano. La regola però si applicherebbe a tutti i reati.

Complice la stanchezza

È probabile che il testo resti com’è e che le tutele dell’emendamento 138 non verranno più recuperate. Lo si vedrà nel corso della conciliazione (prossima seduta il 4 novembre), quando Consiglio, Parlamento e Commissione europei dovranno mettersi d’accordo sul testo definitivo (quello attuale, in bozza, è già il frutto di un accordo di base). Come si è giunti a questo punto? Lo spiega Innocenzo Genna, esperto di policy tlc a Bruxelles: «Hanno giocato varie motivazioni. La prima è istituzionale. Il Consiglio, cioè i governi nazionali, erano fortemente irritati per il fatto che il Parlamento Europeo, re-introducendo a sorpresa l’emendamento 138, avesse violato gli accordi interistituzionali precedentemente presi. Se fosse passato l’emendamento 138 così com’era, sarebbe invalsa l’idea che il Parlamento Europeo avesse una sorta di ultima parola, ponendosi come una istituzione “suprema” rispetto al Consiglio. I governi hanno voluto negare questo ruolo, ricordando al Parlamento che deve rispettare i patti stipulati dai suoi rappresentanti».

Secondo motivo, «C’è una certa stanchezza per il lungo lavoro intorno al Telecom Package: va avanti dal 2006. Molti soggetti, in particolare le istituzioni, hanno ritenuto che il risultato complessivo del pacchetto fosse  buono e che il 138, per quanto materia rilevante, non giustificasse di per sé la perdita di questi risultati. Bisognava chiudere in qualche modo, e uscire dall’impasse». Il package era stato rinviato, infatti, solo per via dell’emendamento 138.  Non è del tutto certo che andrà così: «Da alcune indiscrezioni che mi giungono, risulta che non c’è ancora un vero accordo sul testo», spiega Genna. Le possibilità sembrano però poche.

Disparità

Da un punto di vista concettuale, l’aspetto notevole è che, sotto il profilo dei diritti, internet stia diventando come un mondo di serie B. I reati online diventerebbero più gravi e puniti in modo più sbrigativo di quelli offline. La novità è che quest’orientamento si sia esteso anche alle istituzioni europee, ma già da molto tempo è sostenuto dalla politica italiana. Molti in Italia hanno chiesto leggi ad hoc per internet, come se non bastassero quelle che ci sono già, le stesse che si applicano fuori da internet. Significa che per internet vorrebbero leggi più severe di quelle del mondo offline. Secondo alcuni filosofi, è lo scenario dello stato di eccezione, terminologia coniata da un giurista in odore di nazismo. Internet, divenuta “stato di eccezione”, sarebbe una zona a sé, dove sono sospesi (o depotenziati) i diritti fondamentali dei cittadini. Sarebbe un laboratorio di anti democrazia. Il diritto d’autore è solo la punta dell’iceberg: “eque procedure” si applicherebbero anche a reati d’opinione sul web, per esempio.

E poiché tutte le principali attività pubbliche sono destinate a passare sul web, nel lungo periodo, lo stato d’eccezione estenderebbe il proprio raggio. Quello che adesso è solo un seme di diritti depotenziati potrebbe riguardare in futuro l’intera società.

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