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Accelerare il passato

29 Aprile 2015

Accelerare il passato

di

Prima o poi qualcuno doveva provarci. Ricostruire il passato diventa per giunta ancora più facile se c'è di mezzo Arduino.

Per acquistare oggi un Apple I originale e funzionante, serve forse un milione di dollari, sapendo che un esemplare è passato di mano a 671 mila dollari circa due anni fa, come riportato dal New York Times il 25 maggio 2013.

Supponendo che non tutti gli appassionati di retrocomputing posseggano tale cifra e che, probabilmente, gli esemplari di Apple I nel mondo non sia poi così tanti, diventa una notizia che qualcuno abbia deciso di ricostruirlo partendo da zero, armato di saldatore, basette millefori (utili per inserire i componenti e collegarli tra loro) e una pazienza invidiabile.

Apple I

Una scatola che vale un milione di dollari.

È ciò che ha fatto Ben Heck, ripercorrendo quella che probabilmente è stata la vicenda del vero progettista dei primissimi Apple, l’ormai mitico Steve Wozniak. In una serie di tre video è ora possibile gustarsi la pratica della ricostruzione, filo dopo filo.

Irrefrenabile desiderio di hardware allo stato puro o romanticismo? Probabilmente entrambi, uniti all’eccitazione della sfida che dev’essere presente in chi si cimenta in queste imprese. Perché non si spiegherebbe altrimenti un’altra piccola follia che lascia stupiti e ammirati per tanta temerarietà: la ricostruzione delle funzionalità sempre di un computer Apple, ma questa volta il ][, tramite Arduino (e questa volta l’Uno).

Apple ][ su Arduino Uno

Non sembra un Apple ][, invece lo è.

Converrete che non è da tutti immaginare un’impresa del genere, ma doveva accadere. Perché chi prende in mano Arduino è un creativo per antonomasia e i sogni impossibili sono il suo pane quotidiano.

Così ogni blocco circuitale di Apple ][ è stato analizzato e le funzioni riprodotte con un blocco virtuale fatto di istruzioni nel sistema di sviluppo software di Arduino. Il blog dell’autore è esplicativo:

Sono sempre stato affascinato dalla storia dei primi giorni della rivoluzione del computer. Oggi abbiamo sistemi enormemente potenti, ma indubbiamente non è stato sempre così. Ho deciso quindi di progettare un microcomputer dell’inizio degli anni ottanta usando un Arduino Uno, per dimostrare quanto più potente può essere anche il più semplice degli attuali microcontrollori.

Un approccio che Damian Peckett, softwarista, hardwarista e bioingegnere, pare voglia applicare anche ad ulteriori nuove imprese impossibili. Lo seguiremo, e lo faremo anche con la macchina del tempo (perché qualcuno ci sta già pensando con Arduino, o no?).

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