Nelle scorse settimane il Governo ha presentato una serie di interventi legislativi per riformare la pubblica amministrazione. Tra questi ci sono il discusso FOIA italiano, definito quasi unanimemente come insufficiente e poco coraggioso e uno schema di modifiche da apportare al Codice dell’amministrazione digitale (CAD), testo normativo che ha da poco compiuto i dieci anni e però è già stato oggetto di moltissime modifiche abbastanza sostanziali.
È indubbio che, trattandosi di un testo strettamente legato al digitale, il CAD sia soggetto più di altri ai cambiamenti storici dovuti alla frenetica evoluzione tecnologica. Ma è anche vero che è rimasto in buona parte sulla carta, anche nelle sue norme più utili e lungimiranti, non poche.
Tra queste mi sento di annoverare l’articolo 68 di cui abbiamo parlato in varie occasioni su queste pagine (ad esempio Il software libero ha la priorità. Per legge) e era diventata a pieno titolo la norma cardine delle tecnologie open per il settore pubblico italiano.
Ecco, proprio questa norma esce maltrattata da quest’ultima riforma, dato che ne risulterebbero abrogati i commi 2, 2-bis e 4. Leggiamoli per capire la loro importanza:
2. Le pubbliche amministrazioni nella predisposizione o nell’acquisizione dei programmi informatici, adottano soluzioni informatiche, quando possibile modulari, basate sui sistemi funzionali resi noti ai sensi dell’articolo 70, che assicurino l’interoperabilità e la cooperazione applicativa e consentano la rappresentazione dei dati e documenti in più formati, di cui almeno uno di tipo aperto, salvo che ricorrano motivate ed eccezionali esigenze.
2-bis. Le amministrazioni pubbliche comunicano tempestivamente al DigitPA l’adozione delle applicazioni informatiche e delle pratiche tecnologiche, e organizzative, adottate, fornendo ogni utile informazione ai fini della piena conoscibilità delle soluzioni adottate e dei risultati ottenuti, anche per favorire il riuso e la più ampia diffusione delle migliori pratiche.
4. DigitPA istruisce ed aggiorna, con periodicità almeno annuale, un repertorio dei formati aperti utilizzabili nelle pubbliche amministrazioni e delle modalità di trasferimento dei formati.
Si tratta di commi il cui inserimento è stato frutto di lungo dibattito durato anni e di intensa attività di divulgazione. Spazzarli via così sarebbe davvero un peccato. Tra l’altro non se ne capisce davvero la necessità.
In realtà i giochi non sono ancora del tutto chiusi e forse c’è ancora un barlume di speranza. Lo schema di riforma è stato trasmesso per il parere al Parlamento e al Consiglio di Stato. A quanto pare, quest’oggi alle ore 15 dovrebbe tenersi un incontro-audizione sul CAD organizzato dall’intergruppo parlamentare innovazione, a cui parteciperanno anche esponenti sempre molto attenti ai temi dell’openness. Tra queste persone ci sono Flavia Marzano e Nello Iacono dell’Associazione Stati Generali dell’Innovazione, ente che fin dall’inizio si è preso a cuore la faccenda, segnalandone la delicatezza e invitando alla mobilitazione.
Confidiamo che qualcuno venga illuminato dal buon senso.
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