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Abbacinati dal commercio elettronico

20 Ottobre 1999

Abbacinati dal commercio elettronico

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Le illusioni delle sirene del facile successo in Rete. La realtà del tessuto produttivo italiano. Le opportunità di una crescita graduale ma veloce

“L’avvento di Internet ha sconvolto il panorama del mondo dell’informatica su scala mondiale. La Rete ha invaso tutti settori dell’economia. Possiamo parlare di una economia dell’informazione, di una net economy, di nuovi nababbi che hanno costruito il loro successo e i loro denari”.

Sono parole con le quali ci siamo riempiti la bocca da almeno 2 anni. Sono asserzioni che valgono negli Stati Uniti, in qualche paese europeo, in qualche isola tecno-felice in giro per il mondo. E in Italia?
Se guardiamo la situazione con occhio realistico, le cose nel nostro Paese stanno diversamente. Probabilmente la Rete ha creato più disoccupati che occupati. Se alcune aziende che avevano nell’esportazione il loro punto di forza stanno faticando a sopravvivere, il motivo è legato spesso alle migliori offerte competitive come mix prezzo, prodotto, assistenza, distribuzione di emergenti competitors guidati nel mercato dalla Rete. I casi veri di successo di aziende nate In Italia dalla Rete sono molto modesti.

Le aziende italiane sono state per molti anni ben lontane dal volersi sviluppare evoluzionisticamente nella Rete. I motivi sono assortiti, di tipo anagrafico, culturale, tecnologico. Ma ora sembra che il tessuto produttivo delle piccole e medie aziende, vero motore della nostra Italia, stia cercando di galoppare sul fronte economico del Net. Nel frattempo è cresciuta in tutti i sensi una generazione di giovani professionisti e imprenditori che della rete hanno fatto il loro substrato di crescita e sviluppo. La creatività e la capacità innata di occupare i mercati di nicchia tipica della nostra cultura d’impresa sta facendo il resto.

In questo contesto di crescita lenta, ma ormai definita tendenzialmente, si inquadra il grande rumore che sta montando sul commercio elettronico come pietra filosofale assoluta dell’economia di rete. Che il commercio elettronico sia lo sviluppo ottimizzato di un approccio corretto all’uso di Internet è un’ottima conclusione. Peccato che nel nostro territorio il Commercio Elettronico venga proposto da astuti venditori di fumo ad aziende di prima internettizzazione che della Rete non sanno nulla. È un azzardo pesante: È come chiedere ad uno sciatore della scuola di sci di partecipare ad uno slalom gigante dei campionati del mondo.

L’e-commerce è un evento terminale della crescita non solo tecnologica ma anche organizzativa e culturale di un sistema organizzativo che determina la necessità di professionisti ad hoc e di una mentalità rinnovata. Dove si trovano nelle aziende italiane gli esperti di comunicazione in grado di disegnare siti, i maghi del marketing on-line, della gestione del customer care, della sicurezza di rete? Sono professionalità su cui le aziende non hanno investito nel passato e che fra un po’ andranno a contendersi affannosamente sul libero mercato a colpi di milioni.

A sua volta l’università italiana, a parte degli ottimi esempi un po’ isolati, non riesce a rispondere alla fame di sapere di molti studenti. Il mercato in rete corre così veloce da rendere impossibile la rincorsa a chi ha maturato troppo svantaggio. Il problema della maggior parte delle aziende rimane quello di conoscere la Rete per poterla sfruttare commercialmente ed evitare scottature dovute all’inesperienza. Alcuni dati sostengono che delle aziende italiane che hanno creato un sito Internet di commercio elettronico, solo un 20-30 % vende qualcosa a partire dal proprio sito. Dove qualcosa vuol dire almeno 1 bene/servizio.

Occorre partire dall’ABC della Rete per arrivare gradualmente, anche se velocemente, agli strumenti raffinati come il commercio elettronico. Piuttosto che tentare di rivoluzionare il mercato con l’e-commerce, conviene investire per inventare dei modelli ibridi fra il commercio in rete e quello tradizionale. Una delle chiavi del successo resta quello di pensare modelli originali di business senza farsi limitare dalle approssimazioni di modelli preconfezionati.

La strada è aperta, nel nostro paese stanno nascendo aziende in grado di reggere la concorrenza globale della rete, altre ne nasceranno a breve, in altri casi imprenditori illuminati hanno rimodellato la loro azienda e il loro business. Il business dell’era del Sesto Potere, dell’economia dell’informazione è a portata di mano.
La strada sembra chiara; avanti graduali, ma veloci.

L'autore

  • Vittorio Pasteris
    Vittorio Pasteris è un giornalista italiano. Esperto di media, comunicazione, tecnologia e scienza, è stato organizzatore dei primi Barcamp italiani e collabora con il Festival del giornalismo di Perugia.

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