Apogeonline: In cosa consiste il tuo ruolo?
Matteo Uggeri: Nel far sì che un qualsiasi percorso formativo possa essere efficace, coinvolgente, sostenibile economicamente, innovativo. Ma a volte vuol dire anche relazionarmi con chi apprende e chi insegna, nonché con smanettoni e progettisti digitali, project manager, addetti al marketing e alla comunicazione…
In alcuni casi è anche essere formatore io stesso, oppure mettere mano ai tool digitali per piegarli al mio volere. O almeno provarci!
Come hai iniziato il tuo percorso?
Come webdesigner, più di vent’anni fa. Si facevano i CD-Rom didattici. Ora bisogna considerare le potenzialità del metaverso per l’apprendimento!
Che cosa ricordi di fare tutti i giorni?
Comunicare. Restare in contatto con le persone coinvolte (o che coinvolgerò) nei progetti che seguo. E appuntarmi cosa va tenuto d’occhio, migliorato, concluso, rifinito, avviato.
A chi consigli una carriera come la tua?
A chiunque sia curioso per natura, a chi lavora nel vasto mondo dell’apprendimento, dalla scuola materna al mondo della pensione, a chi vuole sfruttare le potenzialità del digitale e non farsi sfruttare da esse. Formatori, ma anche progettisti del digitale, programmatori (l’e-Learning ha fame di buon coding!), grafici con competenze allargate, videomaker. Oppure copywriter e redattori: costruire contenuti formativi non è così lontano dall’occuparsi del testo in altri ambiti.
Aggiungerei artisti: c’è molto bisogno di creatività nel mondo del lavoro di oggi.
Che cosa va chiesto al primo datore di lavoro?
Quanta libertà ho? Essere Instructional Designer, come ho accennato, vuol dire relazionarsi con molti altri attori. Non si può essere demiurghi, ma ogni progettista, anche dell’apprendimento, ha dei limiti, dei vincoli, a volte frustranti. Capire in che posizione si è per guidare un progetto formativo complesso è importante: conoscere i vincoli ma anche le opportunità, ad esempio per innovare con fantasia.
Che cosa studierai quest’anno e perché?
Forse il metaverso. Non quello di Zuckerberg, che al momento mi suona sinistro, ma quello dei concerti spontanei nel mondo 3D, dei progetti con VR nelle scuole, delle spaventose ma potentissime opportunità che sembra poter aprire.
E poi ancora il gioco: sto facendo e progettando giochi e modi per giocare con l’apprendimento, dalla scuola alle aziende. È un trend, ma di quelli che non passano di moda da un giorno all’altro. Poi è divertente!