Di che cosa parliamo
- Come vedere oltre il soggetto inquadrato e creare una astrazione
- Come usare bene il cerchio nella composizione fotografica
- Come lavorare con il punto di fuga nella composizione fotografica
- Come sfruttare rifrazione e curvatura nella composizione fotografica
- Come si usano i pattern nella composizione fotografica
Come vedere oltre il soggetto inquadrato e creare una astrazione
I tuoi occhi e la tua capacità di previsualizzare sono gli strumenti migliori che possiedi per creare astrazioni fotografiche. Il trucco è esercitarti a vedere soggetti fotografici come potenziali basi per un’astrazione. Quella roccia sembra un orso? C’è la possibilità di creare un’immagine interessante combinando diversi elementi in un collage?
Le possibilità sono infinite, ma deve partire tutto dalla tua visione personale. È qualcosa che si può imparare e che va allenato.
Comincia rallentando. Guardati sempre intorno. Se sei in un posto speciale, non accontentarti dell’ovvio. Che altro c’è da vedere? Non puntare la fotocamera sul Taj Mahal, la Tour Eiffel o una cascata imponente a Yosemite; vedi piuttosto che cosa si trova dietro, sopra o sotto di te. Ricorda, la fotocamera migliore è quella che hai con te e la visione fotografica non dipende quasi mai dall’attrezzatura.
Tenendo a mente quanto appena detto, a seguire trovi alcuni degli strumenti e delle tecniche più importanti per creare immagine fotografiche astratte.
Macro. Spesso i piani ravvicinati, specie se estremi, presentano una vista sul mondo di cui nessuno ha mai visto prima. Molte di queste viste sono almeno in parte astratte e può essere difficile per l’osservatore riconoscere il soggetto ritratto.
Punti di vista della fotocamera. È sorprendente come semplicemente cambiare la posizione della fotocamera e il punto di vista possa modificare l’mmagine, creando astrazioni. A volte basta accucciarsi e fotografare da molto in basso.
Cambia orientamento. Non ci sono regole rigide riguardo l’orientamento delle immagini. Un’immagine orizzontale si può ruotare in verticale e viceversa, oppure a un angolo intermedio. Si può cambiare l’orientamento in-camera o in postproduzione. Per esempio, Mountains on the Beach qui sotto è stata ruotata di 90 gradi in postproduzione.
Tecniche in-camera. Ci sono molte tecniche che puoi utilizzare per creare astrazioni nella tua fotocamera. Tra queste: in-camera motion (ICM), esposizioni multiple in-camera e la semplice esposizione lunga per astrarre onde, nuvole e altri soggetti in movimento.
Tecniche di lavorazione alternative. In camera oscura, gli strumenti alternativi includevano solarizzazione, cross-processing e altri interventi chimici, usati sperimentalmente. La maggior parte di queste tecniche usate ai tempi della pellicola possono essere simulate in digitale. In aggiunta a queste, ve ne sono alcune che appartengono unicamente al mondo digitale. Un buon esempio è l’uso del colore LAB.
Onde dello spettro non visibile. Si possono realizzare scatti digitali usando onde dello spettro luminoso normalmente non percepibili dall’occhio umano o dalla fotocamera. Per esempio, raggi infrarossi (IR) e raggi gamma possono essere catturati con apposite attrezzature. Si tratta di onde che non fanno parte dello spettro visibile. I raggi gamma vengono utilizzati nella diagnostica per immagini. Un esempio di immagine realizzata catturando i raggi X è Sunflower X-Ray Fusion, visibile qui.
Collage. Si possono creare collage ritagliando e incollando pezzi di carta o altri materiali. Un esempio sono le prospettive alternative di David Hockney, realizzate con piccole fotografie Polaroid.
Si possono creare collage anche virtualmente. Molti dei miei lavori sono realizzati con tecniche di collage virtuale in postproduzione. Per questo, sono stato definito da alcuni un artista, oltre che un fotografo. Se pensi ti possa interessare il collage virtuale, quando ti trovi sul campo fotografa da ogni angolazione e punto di vista, anche se non sai per certo che uso farai delle immagini. È frustrante rendersi conto di aver dimenticato qualche elemento importante quando si comincia il processo di collage virtuale in postproduzione e a quel punto è difficile rimediare.
Ci sono molte altre tecniche per creare astrazioni fotografiche. Tutto parte dall’osservare. Goditi il processo di guardarvi intorno e cerca di esercitarti a vedere il mondo con gli occhi del principiante. Il riferimento è al termine Zen mente del principiante: se non avrai preconcetti, nella tua pratica quotidiana vedrai e scoprirai di più del mondo che ti circonda, così ricco di possibilità, interesse e gioia.
Come usare bene il cerchio nella composizione fotografica
I cerchi (e uso qui il termine in senso allargato, comprendendovi anche ellissi e ovali) hanno una grande potenza compositiva, ma bisogna stare attenti: basarsi sui cerchi nelle tue composizioni può essere pericoloso.
Pensa ad alcune espressioni linguistiche: un circolo virtuoso è una buona cosa, indica cambiamenti circolari che portano a un miglioramento; un circolo vizioso invece indica una situazione che continua a peggiorare.
L’uso di un cerchio può essere una trappola visiva; una volta che ci sei dentro, che cos’altro c’è da vedere nella composizione, al di là del cerchio?
Questi sono veri pericoli per la composizione, ma se prendete il cerchio “per le corna” (per così dire) e abbracci il rischio insieme con le potenzialità, i cerchi possono diventare una parte importante dell’intelaiatura che porta a fotografie davvero efficaci.
Torniamo indietro un istante: qual è esattamente la forza del cerchio?
Parte della sua forza sta nel fatto che l’occhio è attirato verso un cerchio in un’immagine, in particolare se è l’elemento dominante. Quando un cerchio ha un ruolo importante in una fotografia, è difficile guardare al di là di esso.
Quali sono altre caratteristiche potenti dei cerchi?
Ho già detto che un cerchio può rappresentare un sistema chiuso. In un sistema chiuso, le tendenze possono essere positive (virtuose) o negative (viziose).
Ricorda anche che un cerchio non ha inizio né fine; la sua natura continua è ciò che rende possibili i circuiti di feedback virtuosi e viziosi. La circolarità ha anche altre conseguenze importanti.
Esistono le eccezioni, ma spesso un cerchio sembra lo stesso ovunque. A differenza di forme che appaiono diverse quando le si ruota, un cerchio che venga ruotato intorno al suo centro può essere sempre lo stesso cerchio: dipende da quanto è simmetrico.
Un altro modo di considerare la geometria circolare è che si può andare intorno a un cerchio all’infinito. Puoi pensarlo come un contributo cosmico a una giostra virtuale. L’uso di cerchi nelle composizioni fotografiche aggiunge alle immagini un pizzico di esperienza da luna park.
Quando si torna al punto di partenza di un cerchio, si ricomincia il percorso: un cerchio perciò può sembrare infinito. Si può richiamare alla mente il motivo classico del serpente che si morde la coda: non c’è inizio, non c’è fine, si continua per sempre.
L’idea di infinito è abbastanza attraente, ma ricorda che un cerchio può annegare tutte le altre forme. Quando l’occhio vede un cerchio, può darsi che nient’altro conti. Usato nel senso più generale, il cerchio è una forma tanto efficace da riuscire ad annullare ogni altro stratagemma compositivo.
Il pericolo, in una composizione che coinvolge un cerchio, viene dalla stessa potenza di questa forma. Se è presente un cerchio, chi penserà (o guarderà) ad altro?
Un cerchio, come in un mandala, può rappresentare il mondo intero. Come si può vedere esaminando i mandala che risalgono all’antichità più lontana, un cerchio può rappresentare l’intero universo. Questa forma dunque è carica di un profondo significato simbolico, perciò se usi un cerchio, usalo bene e mai senza pensarci.
Il trucco per creare immagini efficaci che contengono una forma circolare sta nell’usare la potenza del cerchio come punto di forza senza cadere nelle insidie della circolarità che intrappola.
Vale la pena fare lo sforzo di capire come raggiungere gli obiettivi compositivi con i cerchi. Per ottenere composizioni efficaci con l’uso di forme circolari, bisogna:
- comprendere il ruolo del cerchio come archetipo visuale;
- fare in modo che tutta la composizione ruoti intorno al cerchio, magari creando un’immagine in cui il cerchio costituisce una totalità completa, per esempio come in un mandala;
- giocare con il probabile preconcetto dell’osservatore e collocare il cerchio da una parte;
- assicurarsi che il cerchio sia più piccolo di altri elementi nella composizione, che lo equilibrino;
- usare il cerchio come portale verso un altro aspetto della composizione, o addirittura verso un intero nuovo universo.
Leggi anche: Fotografare con iPhone: comporre inquadrature da professionista, di Scott Kelby
Come lavorare con il punto di fuga nella composizione fotografica
Una buona definizione di punto di fuga è la seguente: il punto in cui le linee parallele che si allontanano nello spazio sembrano incontrarsi quando vengono rappresentate in prospettiva lineare. Questa definizione racchiude più di quanto sembri a prima vista. Per prima cosa, le linee parallele in questione sembrano incontrarsi. In molte rappresentazioni prospettiche, il punto di fuga è implicito e non appare da nessuna parte. Il cervello dell’osservatore gli assegna comunque una posizione, seguendo la rappresentazione prospettica.
Come ho già detto, tra i progenitori della attuale fotocamera c’è la camera oscura. Il dispositivo di proiezione del foro stenopeico nella camera oscura è stato migliorato e potenziato usando gli obiettivi e le conoscenze scientifiche dell’ottica. La proiezione sulla parete posteriore della scatola o della stanza ora è catturata usando un sensore digitale (o una pellicola).
Questa corrispondenza tra la camera oscura e le fotocamere attuali ha portato sulla cattiva strada artisti e critici. L’errore è presumere che le fotocamere attuali, dal momento che hanno la stessa funzionalità della camera oscura, possano rappresentare la prospettiva allo stesso modo. La battuta di David Hockney, secondo cui la fotografia è come un ciclope paralizzato (che vede le cose con un unico occhio fisso), nasce da questo malinteso.
È vero che il modo più semplice e predefinito per fotografare quei soggetti che rispondono bene alla prospettiva (come paesaggi e architettura) è ricorrere alla prospettiva a un punto di fuga, ma il fotografo ha sempre un margine di scelta, per esempio per quanto riguarda dove posizionare quel punto e come applicare questo metodo.
In fotografia è possibile applicare anche la prospettiva con più punti di fuga. Nel momento in cui entrano in gioco curvatura e rifrazione, il punto di fuga diventa un problema complesso. Inoltre, la camera oscura di Photoshop fornisce molti modi efficaci per alterare le regole della prospettiva.
La rappresentazione più semplice si ha con un singolo punto di fuga situato circa al centro dell’immagine. Può trovarsi anche leggermente al di sopra della linea di mezzeria, come la linea d’orizzonte quando si guarda il paesaggio che, in alcuni casi, tende verso il margine superiore.
Non c’è sicuramente nessuna regola che stabilisce che il punto di fuga debba trovarsi al centro dell’immagine, e spesso non è così.
Muovi la fotocamera e prova diverse posizioni per sperimentare diversi punti di fuga.
Come accade per molti altri aspetti della fotografia, impercettibili cambiamenti nella posizione della fotocamera possono avere un forte impatto sull’immagine finale. Perfino quando il punto di fuga rimane lo stesso, la sua posizione in rapporto ai margini dell’inquadratura può cambiare.
- Se sposti la fotocamera a sinistra rispetto al soggetto, il punto di fuga probabilmente si sposterà a destra.
- Se sposti la fotocamera a destra rispetto al soggetto, il punto di fuga probabilmente si sposterà a sinistra.
- Se sposti la fotocamera in alto rispetto al soggetto, il punto di fuga probabilmente si sposterà verso il basso.
- Se sposti la fotocamera verso il basso rispetto al soggetto, molto probabilmente il punto di fuga si sposterà verso l’alto.
Vale la pena prendersi il tempo di valutare come l’angolazione della fotocamera in rapporto al soggetto possa modificare la posizione del punto di fuga. Anche nelle immagini più semplici, la posizione di quest’ultimo influenza fortemente come gli osservatori percepiscono la realtà che la tua immagine ha catturato.
La grande maggioranza delle immagini (specialmente paesaggi e studi architettonici) mostra un mondo con un singolo punto di fuga, ma il fatto di averne solo uno non limita le tue scelte.
Devi comprendere l’importanza del punto di fuga per la tua immagine e il modo in cui gli osservatori interpretano visivamente il rapporto tra la tua immagine, la loro percezione della realtà nel tuo lavoro e la realtà stessa. Tenendo a mente questo, è importante lavorare con la fotocamera per trovare composizioni in cui la posizione del punto di fuga serva al meglio il tuo scopo compositivo.
Come sfruttare rifrazione e curvatura nella composizione fotografica
Un principio fondamentale della fotografia è che non si può realmente fotografare un oggetto. Ciò che si può fotografare è la luce riflessa o emessa dall’oggetto stesso. Questo implica che qualunque modello di prospettiva utilizza la luce riflessa o emessa, non l’effettiva scena.
È chiaro quindi che, se si curva o si piega la luce, si può alterare la prospettiva di qualunque elemento. Il modo più comune di giocare con la luce è usare riflessione e rifrazione. Un riflesso rispecchia la luce esistente e quindi, se la fotocamera è posizionata correttamente, crea molteplici punti prospettici.
Una rifrazione altera la luce piegandola. Quando passa attraverso una bottiglia piena di una sostanza liquida, la luce si piega e qualunque oggetto si trovi all’interno, per esempio un cucchiaio, apparirà distorto. Una tenda mossa dal vento con ombre proiettate su di essa segue la normale prospettiva, ma non per quel che riguarda le ombre, che appariranno, invece, curve.
Un altro esempio sono i riflessi su una superficie curva, come le ampie finestre di vetro a specchio di un edificio: questi riflessi non seguono le normali regole della prospettiva e possono mostrare altri edifici e panorami che ondeggiano sul vetro. Quando si guarda un’immagine di questo tipo, non si comprende che si tratta di una proiezione alternativa, ma i riflessi vengono percepiti come strani.
Quando lavoro nel mio studio, spesso sperimento per vedere quali strani effetti riesco a ottenere usando effetto specchio, curvatura e riflessione. Più l’effetto visivo è bizzarro, maggiore impatto avrà l’immagine.
Come si usano i pattern nella composizione fotografica
Un buon punto di partenza per apprendere gli strumenti necessari per padroneggiarli è acquisire familiarità con i tipi di pattern che si trovano comunemente nella fotografia e nelle arti visive.
I più semplici comportano la ripetizione. L’elemento che si ripete può essere una forma circolare o lineare, una figura umana, un fiore, un orsetto, gocce d’acqua, spirali, praticamente qualsiasi cosa. Nei casi più elementari questo motivo viene ripetuto senza variarne le dimensioni o la distanza che lo separa dagli altri, ma spesso si introduce qualche cambiamento.
Un modo semplice per aggiungere un po’ di interesse alla pura ripetizione è variare le dimensioni degli elementi ripetuti: per esempio, da piccolo a grande o da grande a piccolo. Questo tipo di pattern è spesso definito una progressione. Puoi vedere un esempio di progressione visuale in Chorus of One qui sotto.
Esistono molte variazioni possibili quasi per qualsiasi pattern. Per esempio, possono variare non solo gli elementi stessi, ma anche le distanze fra di essi.
È importante tener presente che l’osservatore deve riconoscere il pattern in quanto tale, a livello conscio o inconscio. Questo implica regolarità e ordine: macchie del tutto casuali non creano un pattern. In realtà, l’inclinazione umana agli schemi regolari è tanto forte che risulta molto difficile creare immagini casuali senza pattern. C’è chi pensa, per esempio, che Jackson Pollock spargesse la vernice sui suoi quadri a caso: se guardi attentamente quei dipinti, invece, vedrai che sono molto strutturati e coinvolgono molti tipi di pattern complessi.
Da artista, la domanda diventa: come si manifesta questa regolarità ordinata? In altre parole, in un mondo che in gran parte sembra casuale, come può presentarsi un’immagine che sia palesemente reale e al tempo stesso presenti pattern strutturati?
La ricettività ai pattern è in gran parte una funzione dell’inconscio, che permette a chi osserva di sapere quando vede uno schema e quando l’uso di un pattern sembra creare un insieme completo e funzionare. Analogamente, un osservatore spesso saprà, magari senza riuscire a esprimerlo a parole, quando la rappresentazione di un pattern sembra incompleta e insoddisfacente. Fondamentalmente, il suo cervello smetterà di elaborare l’immagine e non vi presterà più attenzione.
Oltre alla semplice ripetizione o progressione, i pattern possono coinvolgere altre modalità.
- L’alternanza: per esempio, uno sì e uno no, lungo e breve (come nel codice Morse, dove ci sono punti e linee). Le scie delle stelle in Death Valley Campsite ne sono un esempio.
- Serie e successioni, come la successione dei numeri di Fibonacci, dove ciascun elemento è la somma dei due precedenti. Nelle arti visive, serie e successioni sono spesso rappresentate da oggetti e possono avere diversi livelli di complessità. Le dimensioni di una fotografia però sono limitate e il trucco è non aumentare tanto la complessità da rendere irriconoscibile la serie o la successione. Per esempio, osserva Chorus of One più sopra.
- Irregolarità: il pattern prende elementi da altri pattern regolari e li combina in modo più complesso. In altre parole, nulla impedisce di riconoscere o creare pattern costituiti da sottopattern.
Come ho già detto, il riconoscimento di pattern è uno degli aspetti più importanti della creatività umana: nelle arti, nelle scienze e nella vita stessa.
Questo articolo richiama contenuti da La composizione fotografica.
Immagine di apertura originale dell’autore.