Di che cosa parliamo
- Come fare bella figura in un’intervista
- Come pianificare un video
- Perché è vantaggioso essere brevi
- Come valorizzare i talenti in un video
- Che cosa rende avvincente una immagine
1. Come fare bella figura in un’intervista
Nel corso della mia carriera ho visitato moltissimi luoghi esotici per discutere di tecnologia con i CEO delle aziende. Ho perso il conto delle interviste che ho prodotto, diretto o ospitato, ma credo siano migliaia.
Pur avendo intervistato celebrità e ospiti di professione, la maggior parte dei miei soggetti erano persone comuni, in genere dirigenti invitati per il ruolo occupato nella loro azienda. Molti ospiti sono stati divertenti e interessanti, alcuni non erano in grado di formulare una semplice frase, altri ancora sudavano dalla paura anche solo quando chiedevo il loro nome.
Qualche anno fa, dopo aver completato quattro giorni di interviste per un podcast dal vivo, ho scritto un post intitolato 10 Rules to Be a Successful Interview Guest con le 10 regole per essere un buon ospite. Pur essendo incentrate sulla tecnologia, sono valide per qualsiasi campo. Le risposte dovrebbero concentrarsi sui vantaggi che il pubblico può ricavare dall’ascolto, non sulla propria magnificenza. Ecco alcuni punti salienti.
Un’intervista consente di spiegare al mondo l’importanza dei prodotti della tua azienda e per rispondere alle domande che un tipico utente vorrebbe porre: in altre parole, sai già tutto quello che c’è da sapere per l’intervista. Ecco dieci semplici regole che ti renderanno un ottimo intervistato:
Chi sei. Preparati a spiegare cosa fa la tua azienda in poche parole: otterrete punti bonus se riesci a evitare parole come soluzioni, acronimi di oltre tre lettere e gergo ultratecnico. Se non sai spiegarlo in italiano, il pubblico non capirà nulla.
Perché tu. Preparati a spiegare perché il tuo prodotto, servizio o idea è migliore di altri. I tuoi potenziali clienti ti metteranno a confronto con la concorrenza, quindi offri loro valide ragioni per prenderti in considerazione. Questo vale per qualsiasi situazione in cui vuoi migliorare la tua visibilità: perché il pubblico dovrebbe prestarti attenzione?
Le interviste sono conversazioni. Non rispondere sì o no alle domande, nemmeno se l’intervistatore formula quesiti di tal genere. Ho avuto un ospite che rispondeva sì o no a tutte le mie domande, a prescindere da come le formulavo. D’altra parte, ho avuto tre ospiti che, dopo aver posto la mia prima domanda, hanno tenuto un monologo di nove minuti, fermandosi appena per respirare. Nessuna di queste è una conversazione, e soprattutto nessuna di queste interessante. Al termine dell’intervista, ho ringraziato gli ospiti e ho contattato il responsabile delle pubbliche relazioni dell’azienda chiedendogli di fare molte più prove prima dell’intervista successiva. I tre che non sono stati mai zitti non sono più stati invitati.
Prepara una storia. Preparati a spiegare come funziona il tuo prodotto nel mondo reale. Ho avuto grande successo intervistando l’amministratore delegato di una società produttrice di lenti: quando abbiamo iniziato a parlare della produzione, ha raccontato una storia affascinante sul modo in cui le diverse varietà di vetro influenzano la gestione della luce da parte della lente. È stato davvero interessante, al punto che ha ottenuto una posizione più importante nel programma grazie al contenuto di una singola storia.
Rilassati. Le interviste non ti mettono in pericolo di vita. Segui il flusso: se l’in- tervistatore è serio, sii serio; se è allegro, sii allegro anche tu. Parlate con entusiasmo: se non siete tu il primo ad appassionarvi al tuo prodotto, nessun altro lo farà. Lascia uscire la tua personalità e sentiti libero di emozionarti (FIGURA 11.6).
Non eclissare l’intervistatore. Per me le star sono i miei ospiti, ma non tutti gli intervistatori la pensano così. Prenditi del tempo per capire cosa vuole l’intervistatore: storie, posizionamento strategico di alto livello, concetti tecnici, un’occasione per mettersi in mostra… il tuo obiettivo è essere invitato di nuovo (la visibilità è una buona cosa), non dimostrare che sei più divertente o intelligente dell’intervistatore.
Informati sul tuo prodotto. Durante una fiera ho intervistato quattro persone che lavoravano per la loro azienda da un solo mese: non conoscevano i prodotti, non sapevano i prezzi, non conoscevano le caratteristiche principali. E non sono più stati invitati. Portati degli appunti, ma non leggeteli: l’intervista è una conversazione, non una lezione, e come ospite devi sapere tutto sui tuoi prodotti o servizi.
Le persone che ascoltano le interviste vogliono informazioni solide, affidabili e pratiche.
Parla con semplicità. Se non sai spiegare un concetto senza usare una frase contenente più di due acronimi, esercitati finché non ci riesci.
Non trasformare l’intervista in una pubblicità. Qualunque intervistatore competente ti permetterà di promuoverti, ma non fare dell’intervista una pubblicità gratuita. Spezzeresti il flusso e il tutto apparirebbe un’inutile autopromozione. Evita anche le litanie di siti web, Twitter, Facebook, LinkedIn, indirizzi e-mail, caselle postali, numeri di telefono e indirizzi fisici: invita semplicemente le persone a visitare il tuo sito web o i social media. Scegli la semplicità.
Concentrati sul messaggio. L’intervistatore ha un obiettivo: creare un’intervista coinvolgente ricca di informazioni interessanti. Devi avere anche tu un obiettivo (no, vendere i miei prodotti non vale; nessuno acquista un prodotto sulla base di un’intervista). Il tuo obiettivo dovrebbe essere simile a rendere i miei prodotti così interessanti che le persone vorranno saperne di più sul mio sito web.
Il tuo ruolo di ospite consiste nell’offrire all’intervistatore e al pubblico informazioni interessanti e avvincenti, ricche di fatti intriganti e presentate da una persona entusiasta. Ti garantisco che, se lo fai, gli ascoltatori visiteranno subito il tuo sito per saperne di più.
Decodificare il linguaggio delle interviste
Che cosa significano quelle parole di marketing che gli ospiti pronunciano durante le interviste? Ecco la mia guida per la traduzione.
Siamo i leader del settore, i migliori della categoria non significa nulla, ma fa sentire importante il CEO. Qualunque categoria può essere definita in modo che contenga un solo membro (e lo stesso vale per settore). Quand’è stata l’ultima volta che un’azienda ha affermato di vendere prodotti di seconda categoria?
Abbiamo un’ampia serie di soluzioni significa che l’intervistato ha letto un libro di marketing che afferma che tutti i prodotti dovrebbero risolvere un problema. La trappola è insita nella presunzione di avere compreso il problema. In pratica, questo è semplicemente marketing per apparire importanti.
Offriamo un one-stop-shop significa che fanno un sacco di cose non legate tra loro, nessuna particolarmente bene, affinché non si scopra che esiste la concorrenza.
È progettato per il mondo dei media e dell’intrattenimento significa che usa immagini o suoni, quindi potrebbe interessare qualcuno a Cinecittà.
Il nostro prodotto è rivolto alle aziende significa che il prezzo parte da 20 mila euro.
Abbiamo un’eccellente assistenza clienti significa che il prodotto non funziona, quindi li si può chiamare per sistemarlo.
Ci rivolgiamo ai clienti significa… uhm… che hanno clienti?
Siamo stati scelti per le Olimpiadi/il Super Bowl/la Serie A significa che il prezzo parte da 50 mila euro.
Lavoriamo per l’utente professionista significa che l’interfaccia è comprensibile solo a chi è costretto a usarla.
I nostri prodotti sono utilizzati in tutti i principali studi e network televisivi significa che il prezzo parte da 100 mila euro e che il prodotto richiede un esercito di professionisti IT altamente qualificati.
Abbiamo un prodotto interessantissimo che penso vi piacerà significa che hanno un prodotto interessante che vale la pena scoprire.
2. Come pianificare un video
Per creare un video si deve partire da un piano. Gli elementi variano tra i video creati al computer o quelli che riprendono il mondo reale, ma i concetti di base sono gli stessi.
In particolare, quando pianifichi un video, ricordate che nulla andrà mai secondo i piani. Sostiene il regista Ron Howard:
Bisogna capire una cosa della regia: ogni progetto a cui prenderai parte troverà il modo di spezzarti il cuore.
La pianificazione comprende numerose attività.
- Sviluppo di concept, messaggio, storia e sceneggiatura.
- Logistica (luoghi, attrezzature, autorizzazioni e così via).
- Creazione della squadra (talenti, troupe e personale di supporto).
Tutti questi elementi sono di fondamentale importanza: devi pianificare, programmare e raccogliere tutto il necessario per portarlo nel luogo desiderato in tempo per le riprese.
Altrettanto importante, ma ben più complessa, è la pianificazione creativa, che riguarda effetti, riprese, messe in scena, blocking e inquadrature. La ritengo più complessa perché le possibilità sono molto più numerose. Un’ottava musicale ha solo 12 note, ma quanta musica permette di realizzare! Lo stesso vale per le immagini: le possibilità creative del video sono illimitate al punto che è facile lasciarsi paralizzare dall’indecisione.
Gli storyboard: uno strumento per pensare
Uno strumento utile per la pianificazione è lo storyboard: un bozzetto che aiuta a pensare visivamente al progetto.
Con una rapida ricerca sul Web scoprirai numerosi strumenti per la creazione di storyboard e meravigliosi disegni realizzati da professionisti. Non lasciarti distrarre: uno storyboard di successo non deve essere bello, ma deve aiutarti a pensare a ciò che il pubblico deve vedere.
Lo storyboard mi permette di comunicare rapidamente con la troupe e con i talenti in merito al tipo di ripresa, alla posizione delle attrezzature e delle camere e così via. Abbozzando le idee, tutti i membri della squadra possono discutere di una ripresa ancor prima che inizi la produzione, in modo che tutti sappiano dove siamo e dove stiamo andando.
Per un’intervista da seduti, gli storyboard non sono granché utili; tuttavia, non appena le camere o i talenti iniziano a muoversi, o quando ricorri a più set, crei grafica in movimento o assumi una troupe (invece di un paio di amici che hanno un paio di ore libere), il tempo speso nella definizione dello storyboard ti permetterà di accelerare la comunicazione sul set.
Un flusso di lavoro è essenziale
Françoise Bonnot ha vinto un Oscar per il montaggio di Z di Costa-Gavras e un BAFTA per il montaggio di Missing. Nel 2003 l’ho incontrata per una breve conversazione. Durante quella chiacchierata, Françoise ha fatto un commento che ha cambiato il mio modo di insegnare, scrivere e realizzare progetti: Non ho mai abbastanza tempo per completare un progetto con mia piena soddisfazione. E ha vinto un Oscar per il suo lavoro! Se non ha abbastanza tempo lei, figuriamoci noi.
Ecco perché sono così interessato all’efficienza e al flusso di lavoro: non c’è mai abbastanza tempo. I tecnici delle luci si dimenticano le prolunghe, la truccatrice ha bisogno di più tempo per i capelli, il gobbo elettronico si rompe. Come disse Roseanne Roseannadanna, capita sempre qualcosa. Il tempo è appena sufficiente per fare una cosa una volta; non c’è mai tempo di rifarla.
Ecco perché la pianificazione, la preparazione e il flusso di lavoro sono così importanti: visto che il tempo a disposizione è poco, dobbiamo gestirlo nel modo più efficiente possibile. Più tempo dedichiamo inizialmente alla pianificazione, alla visualizzazione e all’ideazione, più saremo efficienti nel trasferire la nostra visione alla produzione e alla postproduzione. Ecco un semplice flusso di lavoro per qualsiasi progetto creativo.
- Pianificare. Definisci obiettivi, budget, pubblico, deliverable, messaggio e storia. Oh, e stabilisci la scadenza.
- Raccogliere. Reperisci gli elementi necessari per completare il progetto.
- Creare. Crea il progetto.
- Criticare. È la parte più difficile: valuta ciò che avete creato e provate a migliorarlo. Può essere d’aiuto chiedere il parere di altre persone.
- Rivedere. Migliora il lavoro in base alle critiche, poi sottoponilo di nuovo al giudizio. Ripeti questo processo fino alla scadenza.
- Rilasciare. Condividi il lavoro con il mondo. Se la pianificazione ha avuto successo, il progetto è pronto.
3. Perché è vantaggioso essere brevi
Durante le mie ricerche ho apprezzato la lettura di How to Write Short di Roy Peter Clark. Per esempio dice:
Nell’era digitale, essere brevi è fondamentale. Servono testi validi e concisi in un mondo in continua accelerazione, testi che ci facciano fermare a leggere e pensare. Viviamo in una cultura ‘affamata di tempo‘, che desidera informazioni chiare, semplici e dirette.
Carl Hausman condivide i suoi tre suggerimenti per scrivere meglio:
- Usare frasi brevi.
- Adottare un tono colloquiale.
- Fare in modo che le frasi più brevi portino il peso maggiore.
L’ultima tecnica è semplicissima ma potente: quando vuoi fare colpo con un punto fondamentale, esprimilo con una frase molto breve.
Nell’era odierna della comunicazione con i tweet, breve ha assunto un significato del tutto nuovo. Tuttavia, la concisione non impedisce che una storia sia convincente. Anni fa, ho letto che Ernest Hemingway fu sfidato a scrivere una storia in meno di dieci parole. Gliene bastarono sei: For Sale: Baby Shoes. Never worn (Vendonsi scarpe per bambini, mai indossate). Da papà di due figli e nonno di due nipoti, l’emozione pura di questa storia continua a rimbalzarmi in mente.
William Strunk, Jr. scrisse The Elements of Style nel 1918 e divenne famoso per le sue regole sullo stile di scrittura. Prendiamo per esempio la regola 13, Omettere le parole inutili, a cui fa seguito il paragrafo:
Una scrittura vigorosa è concisa. Una frase non deve contenere parole inutili, così come un paragrafo non deve contenere frasi non necessarie, per lo stesso motivo per cui un disegno non deve contenere linee inutili e una macchina non deve avere parti inservibili. Lo scrittore non deve solo abbreviare tutte le sue frasi, evitando i dettagli e trattando gli argomenti solo a grandi linee, ma deve far sì che ogni parola abbia un peso.
Questo paragrafo nella sua traduzione italiana contiene 74 parole, o 438 caratteri. Peccato che viviamo nell’era di Twitter. Come potremmo riscrivere questo testo rispettando il limite di caratteri di quel social media? Roy Peter Clark ha provato in questo modo:
Siate concisi. Al testo non servono parole extra. Una frase può essere lunga e dettagliata, ma ogni parola deve avere un peso.
Wow! Siamo scesi a 126 caratteri da oltre 400!
Conviene scrivere un testo esteso e poi tagliarlo, o scrivere in maniera breve sin dall’inizio? Come riassume Clark:
Non c’è una risposta giusta, se non che un buon autore deve tagliare con disciplina, non solo gli eccessi ma anche le parole che potrebbero essere utili se vi fosse più spazio. Ogni buon autore di testi brevi deve preoccuparsi di come, cosa e quando tagliare nell’interesse della brevità, della concisione e della precisione.
Per me, il modo più potente di scrivere testi brevi per le immagini è combinare il ritmo del discorso umano con contenuti solidi. Evitiamo le frasi complesse.
4. Come valorizzare i talenti in un video
Dopo aver recuperato l’attrezzatura necessaria e le persone per gestirla, possiamo iniziare a lavorare con il talento. Esistono molti modi per mettere in scena un talento: per esempio, valuta attentamente la posizione seduta del talento in relazione alla camera. Questa scena si svolge in un bar, ma il concetto è valido anche per le interviste.
Messa in posa
Guarda che differenza può fare la posa confrontando i prossimi due scatti. Ruotando il corpo in modo che sia leggermente di profilo rispetto alla camera si ottiene un’immagine più interessante. I soggetti possono guardare direttamente in camera, se vuoi, ma l’effetto che ne risulta è migliore.
Uso sempre questa tecnica: se il talento è seduto, gli chiedo di puntare le ginocchia a circa 30° dall’obiettivo della camera, anche se questo significa ruotare la sedia per sedersi all’an- golazione corretta. Se il talento è in piedi, gli chiedo di ruotare leggermente il suo corpo.
Trovare il primo piano migliore
Consideriamo una conversazione tra due interlocutori e immaginiamo una linea che colleghi i loro nasi. Esiste una regola detta dei 180° per cui i migliori primi piani si ottengono avvicinandosi alla linea e i campi lunghi vengono meglio se si riprende dalla zona centrale. Inoltre, tutte le camere devono stare sullo stesso lato della linea.
Questa regola è stata inventata decine di anni fa per i film e i video, perché gli operatori inesperti posizionavano la camera nel posto sbagliato. Capita troppo spesso che primi piani e campi lunghi vengano realizzati dalla stessa posizione, ma è un errore.
Nella figura che segue, Kim, a sinistra, sta chiacchierando con Allison; la camera è centrata tra loro. Kim guarda a destra della camera, mentre Allison guarda a sinistra della camera. Anche se stanno parlando tra loro, entrambe le attrici sono leggermente voltate per aprire il loro profilo alla camera (questa configurazione corrisponde alla posizione Camera 2 nella pianta della Figura precedente).
La prossima figura mostra cosa accade avvicinando la camera alla linea sulla sinistra: da questa posizione possiamo ottenere un bel primo piano del volto di Allison ripreso da sopra la spalla di Kim. Come nel campo lungo, Allison guarda a sinistra della camera (questa configurazione corrisponde alla posizione Camera 1 nella pianta di due figure fa).
Cambiando lato, possiamo spostare la camera sopra la spalla di Allison per ottenere un buon primo piano di Kim, che guarda a destra della camera. Avvicinandoci, sempre restando sullo stesso lato della linea dei 180°, possiamo ottenere primi piani interessanti senza confondere la direzione dello schermo (questa configurazione corrisponde alla posizione Camera 3 nella pianta della figura già vista).
Attraversando la linea, come nella figura seguente, creiamo confusione nel pubblico, perché ora Kim guarda nella direzione sbagliata, come se non stesse più parlando con Allison: Kim ed Allison non possono guardare entrambe a sinistra della camera e avere una conversazione piacevole.
Riprendiamo un altro dialogo, questa volta un litigio, e vediamo come possiamo aumentare il livello emozionale cambiando la posizione della camera, l’inquadratura e la messa a fuoco.
Nella prima figura Allison e Kim stanno litigando. La ripresa è ampia e mostra sia l’ambiente sia la posizione delle due donne. Possiamo potenziare il livello emotivo, spiegando al pubblico chi è al centro di questa scena, avvicinando la camera e regolando la profondità di campo.
Quando ci avviciniamo, come nella figura successiva, lo sfondo viene leggermente sfocato: l’uso della profondità di campo aiuta a indirizzare lo sguardo. Questo campo stretto offre inoltre una migliore espressione delle emozioni sui volti delle attrici.
Avvicinandoci ulteriormente, come mostrato nella terza figura di questa serie, Allison è l’unico soggetto a fuoco, nonché l’elemento più grande nell’inquadratura: lo sguardo va per forza a lei per prima. Possiamo esaltare il suo rifiuto chiedendole di guardare verso il lato corto dell’inquadratura: questa posa crea una sensazione di intrappolamento e alienazione, che rafforza il potere emotivo della scena.
Non tutte le immagini accattivanti devono mostrare persone sorridenti. L’obiettivo è attirare lo sguardo e le emozioni sono fondamentali per tale attrazione.
Un’altra possibilità carica di emozione è la solitudine. Osservate come la distanza, l’illu- minazione e il senso di vuoto dell’inquadratura nell’ultima figura sottolineino la solitudine e l’isolamento di Allison. Lo scatto è ampio, il volto è scuro e il locale è vuoto; ciò nonostante, l’inquadratura rispetta la regola dei terzi.
5. Che cosa rende avvincente una immagine
Nel 1991, Molly Bang, una premiata illustratrice di libri per bambini, pubblicò un libro intitolato Picture This: How Pictures Work, in cui analizzava il modo in cui la struttura di un’immagine coinvolge le emozioni di un osservatore e il modo in cui gli elementi di un disegno possono conferirgli il potere di raccontare una storia. Se ne trovi una copia in biblioteca, vale la pena dedicare un paio d’ore alla sua lettura.
Nel libro Molly ha valutato come il cambiamento di forme, posizioni e colori potrebbe incidere sul racconto visivo di Cappuccetto Rosso. Nella figura seguente vediamo una rappresentazione visiva di Cappuccetto Rosso nel bel mezzo della foresta, in procinto di incontrare il lupo. Tuttavia, anche se l’immagine evoca la storia di una bambina sola nel bosco, non è particolarmente spaventosa.
Come si potrebbe cambiare la composizione dell’immagine per rendere più spaventoso l’incontro tra Cappuccetto e il lupo?
Con il suo lavoro Molly ha scoperto 12 principî che illustrano il modo in cui la struttura di un’immagine influisce sulla sua efficacia. I primi quattro descrivono gli effetti della gravità sulla percezione di un’immagine; gli altri otto riflettono il mondo dell’immagine stessa.
- Le forme lisce, piane e orizzontali creano un senso di stabilità e di calma. In effetti, le forme più piccole orientate orizzontalmente all’interno di un’immagine possono essere percepite come isole di calma.
- Le forme verticali sono più emozionanti e più attive, perché sembrano ribellarsi alla gravità terrestre. Danno un senso di energia e di raggiungimento delle vette più alte. Posizionando una barra orizzontale sopra una fila di elementi verticali, la stabilità torna a predominare.
- Le forme diagonali sono dinamiche perché implicano un movimento o una tensione. Tendiamo a leggere le immagini in diagonale da sinistra a destra, proprio come leggiamo una pagina di testo.
- La metà superiore di una fotografia è un luogo di libertà, felicità e potere; gli oggetti al suo interno appaiono più spirituali. La metà inferiore crea un senso di minaccia, pesantezza, tristezza o costrizione; i suoi oggetti appaiono più terreni.
- Il centro della pagina è il punto di massima attrazione e stabilità. Tuttavia, decentrando un elemento lo si può rendere più dinamico, perché i bordi e gli angoli sono i confini del mondo dell’immagine, dove tutto si ferma.
- In generale, gli sfondi bianchi o chiari appaiono più sicuri rispetto agli sfondi scuri, perché possiamo vedere bene durante il giorno e ben poco di notte.
- Abbiamo più timore delle forme appuntite e ci sentiamo più sicuri o a nostro agio osservando forme arrotondate o curve.
- Più grande è un oggetto in un’immagine, più forte è la sensazione che crea.
- Associamo i colori uguali o simili in maniera più forte rispetto a quanto associamo le forme identiche o simili.
- La regolarità e l’irregolarità (ma anche le loro combinazioni) sono potenti. Tuttavia, la regolarità perfetta e il caos perfetto sono entrambi minacciosi.
- Notiamo i contrasti o, in altre parole, i contrasti stimolano la visione.
- Il movimento e la forza dell’immagine sono determinati più dallo spazio tra le forme che dalle forme stesse.
Molly conclude:
Quando guardiamo una fotografia, sappiamo perfettamente che non si tratta della realtà, ma sospendiamo l’incredulità. Per un momento, quell’immagine è reale. All’inizio della progettazione, spesso poniamo vincoli alle nostre immagini: adottiamo una dimensione simile per tutti gli elementi; usiamo il centro della pagina ed evitiamo i lati; dividiamo lo spazio in sezioni regolari; scegliamo il realismo anziché l’essenza. E molto spesso sacrifichiamo l’impatto emotivo per la grazia. Non preoccupatevi della bellezza dell’immagine, preoccupatevi della sua efficacia.
Molly Bang illustra la potenza di questi principî nella prossima figura, decisamente più drammatica della precedente.
Questo articolo richiama contenuti, compresa l’immagine originale di apertura, da Tecniche di persuasione visiva.
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