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04 Ottobre 2017

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Fare di monologhi filmati e trasmessi in rete la propria passione. E se diventasse una professione, quella del Creator?

Per i giovanissimi è la cosa più naturale, porsi davanti alla videocamera e comunicare con freschezza e spontaneità. Usano Snapchat e YouTube più che Facebook o Instagram e non sono interessati alla televisione. Quando all’istinto e al tempo libero si sovrappongono la tecnica e magari una strategia di comunicazione, le cose si fanno intriganti. La finestra aperta su YouTube va oltre la semplice espressione e diventa fenomeno. Il libro di Andrea Casturà e Annalisa di Liddo aiuta a comprendere di che cosa si tratti e come funzioni, l’attività del Creator. YouTube è diventato per alcuni una lucrosa professione e serviva YouTuber per svelarne struttura e particolarità. Qui segue la nostra intervista con gli autori.
Apogeonline: Di base la televisione è un monologo, YouTube è un dialogo. Eppure YouTube è famoso per avere commenti di livello non altissimo. La premessa in copertina è vera o un po’ di maniera tanto che, alla fine, la carriera del creator è quella di un personaggio televisivo che però ha preso un’altra strada? Andrea Casturà e Annalisa Di Liddo:
Per come la vediamo noi dopo aver lavorato a questo libro e preso in esame i casi di alcuni YouTuber – sempre limitati nello sterminato panorama dei canali disponibili – la differenza tra monologo e dialogo che intercorre tra il lavoro di un personaggio della TV e quello di un creator è del tutto reale. Alcuni canali e le interazioni che vi compaiono possono sicuramente attestarsi su un livello, come dici tu, non altissimo. Ciascuno ha i propri gusti e standard qualitativi e sarebbe assurdo dire che nel calderone YouTube si trovino solo espressioni di colpi di genio ed esempi di comunicazione del futuro. C’è anche un sacco, ma veramente un sacco, di robaccia. Tuttavia, nei casi di coloro che riescono a fare il salto e a ottenere grande seguito, quali che siano gli argomenti e lo stile proposto, alla base della strategia di comunicazione c’è sempre qualcosa di diverso da ciò che troviamo in televisione. C’è quella ricerca di autenticità di cui nel libro si parla tanto, che si concretizza proprio nell’articolare la propria presenza su piattaforme e modalità diverse: i social network ma anche gli eventi, i festival, i momenti di incontro. Poi sicuramente anche le iniziative editoriali e televisive, quando ci si arriva, ma in un mettersi in gioco a tutto tondo, una dimensione spesso anche ludica e autoironica, una volontà di esporsi come individui in fondo normali che appunto si distaccano dai presupposti che invece caratterizzano i personaggi puramente televisivi.
Che forma ha la piramide? Ovvero: ci sono le star, poi la seconda fascia, poi chi ha successo ma non tanto da basarci un business e infine quelli che hanno la buona volontà ma nessuna possibilità vera. All’incirca, quanti creator in Italia conducono un business soddisfacente su YouTube?
Ti confessiamo che è molto difficile rispondere a questa domanda perché non è facile ottenere dati precisi. A livello mondiale, Google (che tende a mantenere una certa riservatezza in merito) parla di circa un milione di YouTuber che vivono della propria attività e di qualche migliaio che supera le sei cifre nel conteggio dei propri introiti annuali. In Italia sappiamo chi sono le star – alcuni gamer, Favij in testa, o qualche video blogger come Greta Menchi, Sofia Viscardi o ClioMakeUp – ed è facile individuare la seconda fascia, ma non sono mai stati resi disponibili dati sufficienti per una stima reale.

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Potrebbe essere una strada verso il successo.

  L’equipaggiamento conta? E avere nozioni anche rudimentali di teoria del montaggio, aiuta? O vincono la spontaneità e il flusso di coscienza?
Equipaggiamento e capacità di montare e postprodurre i propri video oggi sono importantissimi. È essenziale essere capaci di comunicare in modo spontaneo e interessante – ricordiamolo sempre, perché senza questo presupposto non funzionerà nulla – ma a differenza di quanto poteva accadere una decina di anni fa, oggi un certo livello di competenza tecnica si dà praticamente per scontato. Ed è una competenza di cui buona parte dei nativi digitali dispone senza troppa difficoltà. Nel nostro libro abbiamo evidenziato alcune competenze che ogni creator di YouTube deve maturare per muoversi nel modo corretto in questo scenario. Deve essere un ottimo videomaker, un bravo social media manager e un discreto attore.
Qual è il punto di forza principale del vostro libro?
Non ci è facilissimo dirlo, forse spetterebbe farlo più che altro a chi ci legge! Speriamo che risieda nella sinergia di quanto ci siamo proposti di fare visto che non lo abbiamo trovato nel materiale attualmente disponibile in italiano, cioè mettere insieme, senza essere superficiali, lati diversi della questione YouTube: il fenomeno in generale, un minimo insieme di linee guida per la gestione di un canale, una strizzata d’occhio al marketing e una finestra su un mondo in espansione ed evoluzione come quello del branded entertainment. Il tutto trattato in modo molto semplice. Il libro vuole fornire le basi per affrontare l’attività di creator e per chi, invece, con i creator vuole iniziare a collaborare. Insomma, se sei già molto esperto di YouTube o di content marketing questo libro non fa per te. Se invece vuoi cominciare a capire qualcosa di questo settore, forse vale la pena leggerlo.
Avete avuto occasione di assistere alla crescita di YouTuber che sono diventati creator? C’è qualche tratto, anche sfuggente, che tendono ad avere in comune?
Senza dubbio l’età anagrafica. Sono giovanissimi che parlano a giovanissimi. È il mondo non tanto dei Millennials quanto della Generazione Z (indicativamente i nati dal 1995 al 2010). Giovani che a Facebook e Instagram preferiscono Snapchat e Youtube e che soprattutto, a differenza dei loro fratelli maggiori, non guardano la TV. Non è un caso, dunque, che una delle più grandi agenzie di talent management e content production operante su YouTube sia Maker Studios, di proprietà della Disney.
Quanto può guadagnare mediamente uno YouTuber oggi? L’accento è su mediamente, non sulle star.
Qui, ahimè, torniamo alla risposta alla tua seconda domanda. Esistono articoli, che citiamo nel nostro libro, che parlano dei guadagni delle star – e che peraltro parlano di stime di guadagno, sempre per via del fatto che Google tende a proteggere e limitare la circolazione di questo tipo di informazioni – ma sulla fascia media non abbiamo in mano niente di abbastanza certo da poterti fornire una stima. Inoltre la maggior parte dei guadagni è la somma di diverse attività e non esclusivamente della monetizzazione dei video su YouTube: partecipazione a eventi, contratti di partnership con aziende che investono in branded content, ospitate in show televisivi, promozione di prodotti eccetera.
Dal libro si evince che la monetizzazione del proprio canale è un percorso voluto e paziente, più che una eventualità magica e improvvisa. Quanto può richiedere, in tempo totale e in tempo quotidiano? Si possono scalare le classifiche nel dopocena?
La monetizzazione è l’ultima cosa che deve interessare un creator (o aspirante tale). Questo è ciò che abbiamo imparato leggendo le interviste e guardando i video degli YouTuber più famosi. La monetizzazione è un aspetto importante, senza dubbio, ma non è prioritario. Anzi, è una conseguenza: realizzi bei video, interessanti e in modo continuativo, aumenti le visualizzazioni video dopo video, crei una community di iscritti al canale solida, stimolata e attiva e solo dopo tutto questo puoi pensare di fare qualche euro vendendo pubblicità sul tuo canale.
Il SEO di un creator è probabilmente diverso da quello di un blogger. Rimandando la trattazione completa al vostro libro, come si articola in breve il SEO di uno YouTuber?
La scrittura corretta di titoli e descrizioni e il tagging efficace dei video sono solo alcuni degli strumenti che il creator ha a disposizione per gestire al meglio il proprio canale e la propria presenza su YouTube. Per questo motivo, nel libro il lettore troverà un’appendice dedicata al SEO per YouTube, tratta dal libro Google SEO: strategie e tecniche mobile e desktop per siti ed e-commerce, di Marco Ziero.

Google SEO

L’arte della ricerca contempla la scienza del creator.

Può essere utile unire la lettura del libro alla frequentazione del canale di un creator, per carpire trucchi e suggerimenti di stile? C’è qualche canale che consigliereste in particolare?
Sicuramente. Vista la vastità dell’offerta, più che consigliare un canale in particolare suggeriremmo a chi legge il libro di partire dai creator con gli argomenti che lo interessano di più e girovagare sulla piattaforma, sfruttando anche i canali segnalati a lato come correlati quando si visualizza un filmato. O di tenere d’occhio la sezione Spotlight del Creator Hub, una selezione internazionale di creator che hanno aumentato la propria popolarità grazie a trovate innovative o strategie comunicative particolarmente originali. In questo modo spesso ci si perde anche un po’ nell’inseguire i video più disparati, ma il lato divertente e stimolante di YouTube è anche questo. Talvolta gli spunti migliori sono nascosti nei luoghi più inaspettati.

L'autore

  • Andrea Casturà
    Andrea Casturà lavora come copywriter nel reparto creativo di Sky. Ha collaborato al lancio di canali televisivi e ha un passato da social media manager per importanti brand italiani.
  • Annalisa Di Liddo
    Annalisa Di Liddo traduce da tempo nel campo della narrativa e della saggistica e ha un passato accademico nell'ambito dei Visual Studies. Si occupa spesso di contenuti legati al mondo della comunicazione e collabora con il Creative Promotion Department di Sky Italia come adattatrice e transcreator.

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