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Metterci la faccia

22 Settembre 2017

Metterci la faccia

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Quando Apple annuncia un prodotto non disponibile, monopolizza l'attenzione ma il pensiero critico si disperde.

Il keynote della scorsa settimana avrebbe potuto intitolarsi business as usual: Apple Watch con telefonia autonoma, Apple TV a 4K, iPhone 8. Ma c’era anche iPhone X, che ha messo in ombra qualunque altro argomento.

Mentre i preordini di iPhone 8 sembrerebbero avviati al sold out, della variante X l’unica cosa possibile fino al 3 novembre è parlare e così la macchina delle chiacchiere si è messa in moto, attorno alle angolazioni meno propizie per capire veramente che cosa sta succedendo.

Punto, linea

Molti hanno fatto riferimento alla preesistenza di apparecchi capaci di riconoscimento facciale, trascurando il DNA di Apple. Che da sempre inventa poco o nulla, ma rielabora l’esistente e, quando le riesce bene, dà la linea al resto dei costruttori.

È successo anche con Touch ID: di telefoni con il sensore di impronta digitale ce n’erano, ma l’esperienza era poco soddisfacente. Su iPhone funziona meglio e, appena pareva complemento vitale al punto di spingere Samsung e compagnia a mettere il sensore sul retro pur di non rinunciare né a quello né al frontale tutto schermo, ecco che arriva Face ID: contrordine compagni, il futuro è la scansione 3D del volto, a livelli di velocità e fedeltà che obliterano la biometria apparsa finora su Android.

Fuori tutti

Al che la polemica si è spostata sulla privacy: allarme perché Apple possederà le facce dei suoi clienti. A poco vale notare che i dati registrati dai sensori resteranno negli apparecchi che le ottengono, custoditi nella Secure Enclave di iPhone. Niente iCloud, nessuna trasmissione: tutto avviene localmente e qui c’è la vera novità tecnologica trascurata da quanti hanno urlato alla mancanza di innovazione. Perché dentro iPhone X c’è un motore hardware per reti neurali capace, sostiene l’azienda, di seicento miliardi di operazioni per secondo. Come sempre non è una novità assoluta; ma nessun altro smartphone arriva a questi numeri.

Le specifiche del Neural Engine

La progettazione in proprio dei processori dà ad Apple vantaggi prestazionali.

 

La potenza del nuovo processore A11 Bionic sarebbe inoltre all’altezza di un MacBook Pro 13” e di molto superiore a quelle di un qualunque Android di punta.

Di fatto – Apple reinventa e rielabora, a un livello superiore quando è brava – iPhone X sarà l’unico a offrire in un frontalino molto criticato per il design l’analogo di un Kinect, declinato in formato computer da tasca. E più si parla con persone che di design ne sanno, più ci si convince che il frontalino sia assolutamente voluto fin quasi all’ostentazione, segno distintivo di iPhone X riconoscibile da chiunque all’istante.

Ok, il prezzo è irrilevante

Il costo elevato della creatura (da 1.189 euro) è stato oggetto di innumerevoli sfottó e attacchi. Piuttosto fatevi un viaggio, hanno proclamato gli habitué dei luoghi comuni. Poco importa che iPhone X sia a livello di componentistica il modello meno profittevole della gamma attuale. Senza contare ricerca, sviluppo, avviamento della produzione.

Di per sé la cifra è alta, sia pure considerando i 220 euro di tasse e oneri imposti. È chiaro (dovrebbe esserlo) che sarà un oggetto per chi vorrà concederselo. Accade già ora per ristoranti, auto, resort, chirurgia estetica e nessuno che si inalberi per il prezzo di una Tesla o di un menu degustazione di Cracco.

Dieci anni e non capirli

Di questo keynote, più che il fatto tecnico (Apple Watch LTE usa lo schermo come antenna cellulare) o le notizie di contorno ma non tanto (uno studio congiunto con la Stanford University per combattere una condizione cardiaca asintomatica e pericolosa), resta la sensazione che la maggioranza del pubblico abbia capito quello che voleva capire, trascurando le reali novità. Il che ricorda pericolosamente, parlando di decennali, i dileggi di Steve Ballmer: il telefono che nessuno vorrà in azienda perché gli manca la tastiera e costa pure cinquecento dollari.

È stato criticato persino il nuovo campus di Apple, che con questo evento ha inaugurato lo Steve Jobs Theater. L’azienda che più di ogni altra vuole avere il controllo di ciascun anello della catena dei prodotti, si è costruita su misura anche l’anfiteatro.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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