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Il flash invisibile

06 Settembre 2017

Il flash invisibile

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Il lavoro ultraventennale di un grande fotografo, che decide di trasferire le proprie conoscenze su pagine davvero uniche.

Gerd Ludwig è uno dei massimi esperti al mondo nell’utilizzo del flash in situazioni ambientali proibitive e sfidanti. Nel corso degli anni ha affinato un insieme di tecniche che permettono di ottenere immagini in cui l’illuminazione del flash non è mai prevaricante, anzi dove la luce del flash può essere scambiata con quella naturale: il flash invisibile.

Il libro spiega i suoi segreti e mostra anche alcune foto veramente eccezionali. Anche la persona merita, per stare nel gergo, la giusta esposizione. Così l’abbiamo intervistata.

Apogeonline: Scatti molte foto per strada e sono convinto che in queste situazioni spontaneità e casualità siano dominanti. Che equipaggiamento ti permette di spostarti con facilità, scattare rapidamente e ottenere immagini di alta qualità?

Gerd Ludwig: Uso fotocamere Canon, al momento corpi EOS 5D Mark3 e principalmente zoom grandangolari, assieme a un flash 600EX-RT Speedlite e un trasmettitore ST-E3-RT.

Applichi postelaborazione alle immagini? Se sì, quali sono le prime regolazioni che esegui su foto scattate con poca luce?

Produco immagini RAW con correzioni minime in Photoshop, in verità niente di speciale. La gran parte delle fotografie in questo libro è stata scattata su commessa di National Geographic e GEO. Sono ambedue pubblicazioni con regole rigide. Sono considerate accettabili solo correzione del colore standard e rimozione dei granelli di polvere sui sensori. Lavoro sulle immagini poco illuminate come su quelle scattate in pieno giorno.

È sorprendente il fascino delle immagini che sei riuscito a scattare nelle circostanze che hai documentato. C’è un punto oltre il quale senti sia veramente impossibile riprendere un soggetto o una scena? Ti capita di guardarti intorno e dire non posso scattare una foto decente in questo posto?

Questo accade di sicuro più spesso di quanto mi faccia piacere (ride), per una moltitudine di ragioni: la luce potrebbe essere sfavorevole per via delle condizioni meteorologiche; a volte potrei trovare poco interessante un soggetto; un ambiente potrebbe rivelarsi noioso eccetera. Un accurato lavoro di ricerca può aiutare a prevenire alcune di queste situazioni. Per esempio, a che ora sorge o tramota il sole? Quando posso aspettarmi la migliore illuminazione possibile su un certo paesaggio? A che ora è probabile trovare stracolmo di gente un incrocio, un ristorante, un locale, una sala giochi? In che momento della giornata è più probabile che i miei soggetti stiano svolgendo attività interessanti? E via dicendo.

Il flash invisibile

Fare luce sulle foto scattate al buio.

 

Il mio motto è Un grande fotografo tocca l’anima e apre la mente. Per questo desidero che le mie fotografie (e quelle dei miei studenti) parlino allo spettatore sia intellettualmente che emotivamente. Succede però che, nonostante ci sia qualcosa nell’aria, non si traduca in una grande foto. Allora mi limito a riprendere qualche immagine come promemoria, per tornare sullo stesso luogo in un secondo momento.

In molte situazioni, il flash è inevitabile. Talvolta lo uso per dirigere l’attenzione degli spettatori verso un soggetto o per enfatizzare una certa area della foto, o una azione che si dispiega davanti all’obiettivo.

Cerco sempre di evitare l’uso del flash per mantenere la spontaneità del soggetto; ma tu riesci a scattare immagini spontanee con uso del flash. So che questo libro contiene molti consigli e lezioni sulla preparazione e l’uso del flash, ma ti va di condividere almeno un suggerimento su questa pagina?

I flash TTL non emettono tutta la luce tipica del flash di uno smartphone e pertanto sono meno intensi e distraggono meno, specie se la fotocamera è impostata su un valore ISO ragionevolmente elevato. Il lavoro per National Geographic mi consente il lusso di avere un interprete/assistente che scherzosamente chiamo il mio treppiede vivente. Spesso gli faccio reggere il flash mentre io lo aziono a distanza con il trasmettitore. Mi è capitato persino di chiedere a uno spettatore di reggere il flash. In questo modo la luce è maggiormente modellata e, inoltre, l’attenzione del pubblico si divide tra fotografo e flash.

Lavori spesso in ambienti complicati e qualche volta rischiosi. Qual è la tua linea guida per avere buone foto con il minimo del rischio?

Immagino ci si riferisca al mio lavoro a Chernobyl.

Fotografare all’interno del reattore esausto di Chernobyl è stata certamente la sfida più pericolosa che mi sia mai capitata. Dopo avere indossato l’equipaggiamento protettivo, un contatore Geiger di ultima generazione, dosimetri e uno strato extra di plastica da tre-quattro millimetri per buona misura, ho seguito un gruppo di operai nella pancia del bestione. Gli operai, incaricati di trapanare fori nel calcestruzzo per stabilizzare il soffitto, indossavano anche maschere antigas e bombole di ossigeno. Dovevamo essere veloci. I livelli di radiazione sono così alti che l’accesso era consentito per un massimo di quindici minuti al giorno.

Chernobyl in foto

Lo spazio era scuro, rumoroso e claustrofobico; ci siamo affrettati attraverso tunnel semibui dalle pareti ricoperte di cavi, lamiere spezzate e altri detriti, con il rischio di inciampare; durante la sessione fotografica, dovevo schivare le scintille schizzate dai trapani in azione e la loro polvere di cemento contaminato; in più sapevo di dover catturare in pochi minuti l’anima di un ambiente che pochi hanno mai visto e che forse non avrei rivisto mai più. L’adrenalina scorreva in modo straordinario.

A esacerbare la situazione, dopo poco più di metà del turno consentito i nostri contatori e dosimetri hanno cominciato a suonare: un concerto irreale a ricordarci che il tempo stava scadendo. Il conflitto tra l’istinto di sopravvivenza che imponeva di uscire e quello fotografico che pretendeva di restare, rendeva difficile restare concentrati e lavorare in modo efficiente e veloce ma non affrettato. Nel libro è presente anche qualche scatto di Chernobyl.

In queste situazioni non ho linee guida. Seguo l’istinto. Se però la paura influisce sulla mia capacità di identificare una inquadratura, mi ritiro. Può darsi che questa sia in effetti una linea guida… (ride)

Ho letto che la capacità degli smartphone di fotografare con poca luce progrediscono, ma mi chiedo quanto siano effettivamente buoni i risultati. È solo marketing? Che cosa pensi della fotografia senza flash da un telefono?

Sappiamo bene che la rivoluzione digitale è tutt’altro che finita. Non possiamo neanche immaginare dove ci porterà la tecnologia nei prossimi dieci anni. Uno smartphone può scattare buonissime foto. Persino per National Geographic ha pubblicato un servizio di un mio collega, David Guttenfelder, realizzato con smartphone.

Continuo comunque a considerare la competenza tecnica una parte vitale del corredo professionale di un fotografo ed è questo il motivo per cui ho condiviso in questo libro le mie conoscenze sulla tecnologia del flash. Ricordiamo sempre che gli strumenti più importanti di un fotografo sono cervello, cuore e anima.

Che cosa pensi allora dei flash di serie sugli smartphone? Ancora una volta sembrano offrire qualità sempre migliore, ma è proprio vero? Qual è il tuo punto di vista?

Oggi, le foto con poca luce o con il flash scattate con uno smartphone non sono all’altezza di quello che fanno le Digital Single Lens Reflex. Punto. Certo non sappiamo che cosa ci riservi il futuro. Vedi sopra.

L'autore

  • Gerd Ludwig
    Gerd Ludwig, veterano del National Geographic, è conosciuto a livello mondiale per i suoi reportage fotografici. Negli anni ha esplorato diversi ambienti e raccontato storie da tutto il mondo, soffermandosi molto sulla Russia post-sovietica. Si è confrontato con un'ampia gamma di situazioni di scarsa illuminazione - dalla street photography al ritratto, da confusi ambienti in night club a intimi momenti nelle chiese - imparando ad affrontarle attraverso tecniche differenti. Tiene esposizioni e workshop in tutto il mondo. Tra i suoi riconoscimenti vanta il Lucie Award come fotografo internazionale dell'anno, il Dr. Erich Salomon Award della German Society for Photography, la Missouri Honor Medal per il suo lavoro giornalistico.

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