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IBM contro l’abitudine

27 Ottobre 2016

IBM contro l’abitudine

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Un anno dopo, una nuova occhiata alla decisione dell’azienda di dare preminenza a Mac come piattaforma hardware.

Nell’articolo Aziende e stereotipi di ottobre 2015 riferivamo di un risparmio di denaro consistente, su un installato di 130 mila apparecchi Apple, di cui trentamila Mac, con costi di supporto ridotti rispetto a quelli dei PC.

Fletcher Previn, Vice Presidente IBM per il Workplace as a Service, ha aggiornato la situazione durante la Jamf Nation User Conference di pochi giorni fa, con queste parole:

Ogni Mac che acquistiamo continua in effetti a fare risparmiare denaro a IBM.

La cifra, secondo il modello di Mac, va da 273 a 543 dollari su quattro anni di vita, un minimo di quasi settanta dollari l’anno e un massimo poco sopra i centotrentacinque dollari l’anno, rispetto – parole di Previn – ai prezzi migliori mai praticati da Microsoft. I Mac installati sono arrivati intanto a novantamila; approssimando cento dollari di risparmio l’anno, si arriva a nove milioni di dollari.

I dipendenti di IBM hanno gradito la scelta; secondo i dati forniti, quasi tre su quattro intendono usare un Mac come prossimo computer (la multinazionale di Armonk impiega quattrocentomila persone), mentre l’azienda è ugualmente soddisfatta in quanto la possibilità di scegliere il computer preferito ha portato a più motivazione e più coinvolgimento: una delle ragioni è la disponibilità di better tools, strumenti migliori.

MAC@IBM, How & why IBM Transformed the End-User Computing Experience from Jeff Miller

Come si spiega la scelta di IBM, che appare in controtendenza sul senso comune finora applicato nella gran parte delle aziende? Probabilmente una delle ragioni è un approccio zero-touch deployment, nel quale il nuovo dipendente, che scelga Mac o PC, si ritrova il computer configurato in automatico grazie a software apposito e dispone di una intranet che permette la massima autosufficienza. Questo velocizza le installazioni (IBM dispiega 1.300 nuovi Mac ogni settimana), risolve il problema con i computer dei dipendenti che telelavorano, il 40 percento del totale e minimizza le richieste di supporto. In IBM gli apparecchi Apple totali sono arrivati a 217 mila, la popolazione di Padova o Messina, e il team di supporto è di appena cinquanta persone.

Le nostre considerazioni dell’anno scorso rimangono. Non è guerra tra piattaforme o polemica sterile su quale sia il sistema “migliore”; semplicemente, il panorama informatico odierno è nettamente cambiato rispetto a quello di molti anni fa, cui si ispirano tuttora numerosi amministratori di sistema.

I dati di IBM riguardano un numero di macchine e un arco di tempo tali che è davvero difficile metterli in discussione. Piuttosto è positivo partire da un altro tipo di considerazione: oggi un’azienda può cercare la massima efficienza partendo da zero vincoli. Se compie scelte azzeccate, può acquisire un vantaggio competitivo rispetto a chi si ferma all’abitudine, senza dati concreti a corroborarla.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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