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Card da collezione

15 Luglio 2016

Card da collezione

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Le tendenze del design portano spesso a reinvenzioni, come questa già nota in trattorie e negozi di giochi per ragazzi.

Le app, i siti, i social network sono invasi dalle carte. Sembra un paradosso, nell’era del digitale dovunque e comunque. Stiamo invece parlando della metafora più utilizzata in ambito digitale nell’ultimo periodo: le card!

Si potrebbero erroneamente associare a Google e al lancio di Google Now nei dispositivi Android, ma questa volta non si tratta di una idea “originale” di Big G, bensì di una scelta dettata dal design responsive. È così che molti social network, ad esempio Pinterest che si presenta con il claim il catalogo delle idee, ha fatto propria l’interfaccia utente composta da card, con i contenuti impaginati in più o meno righe e colonne secondo le dimensioni dello schermo.

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Le card in cui si struttura una bacheca di Pinterest, visionate in ambiente desktop.

 

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La bacheca di Pinterest sugli schermi più piccoli.

Il segreto del successo delle card

La metafora è una delle più antiche. Basti pensare ai bigliettini di auguri, composti da un breve testo e da una piccola immagine, oppure alle foto Polaroid incorniciate di bianco con un piccolo spazio per la didascalia. Da un punto di vista concettuale gli elementi che compongono questo formato, testo e immagine, sono sufficienti per comunicare rapidamente il contenuto della carta, o del biglietto. Se vogliamo citare un esempio più contemporaneo pensiamo alle figurine da collezionare o alle carte da gioco in tutte le loro possibili evoluzioni.

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Una carta del gioco Magic e la figurina di Maradona.

A differenza di un tipo di navigazione più classico, come immagini o testi associati a link, le card accolgono nello stesso contenitore testo e immagine, creando un unico elemento interattivo. Prendiamo come esempio un sito di un quotidiano (per esempio Repubblica.it, Corriere.it, ilPost.it eccetera). Le notizie in copertina (home) sono composte da testi e immagini (foto). Per accedere al contenuto dettagliato di una notizia bisogna cliccare il titolo (spesso ogni singola riga del titolo è un link) o la foto. Questo tipo di navigazione, e di impaginazione, è corretta quanto coerente ma diventa spesso difficile o scomoda in ambito responsive. Le card risultano essere la soluzione più attuale per accogliere, in uno stesso oggetto (elemento interattivo) testo e immagini.

Lo stesso Instagram, il social network di condivisione delle foto (e non solo) via smartphone, fa delle card il suo punto di forza.

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Le foto di Instagram, la cui presentazione si ispira anche al mondo Polaroid.

I siti di ecommerce sono un altro ottimo esempio di utilizzo delle card. Basta fare un giro su Vente-Privee, Privalia, SaldiPrivati per vedere come ogni prodotto abbia la sua.

Le abbiamo, mancano

Google indica le specifiche e i suggerimenti per progettare le card e le relative modalità di interazione (come abbiamo già accennato in Flat contro Material).

Ma non è il solo soggetto a utilizzare questa metafora. Twitter ha una sezione dedicata all’interazione delle card e come presentare i feed relativi ai contenuti pubblicati.

Insomma, le card sembrano essere la soluzione più comoda per il responsive design, e anche la più intuitiva lato utente. Mi stupisce che tra i designer non sia ancora scoppiata la mania del ce l’ho, ce l’ho, manca per scambiarsi i doppioni.

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