Il caso più eclatante in termini di usabilità nel panorama dell’Internet delle Cose (IoT), dell’automazione industriale e della domotica è targato Espressif, una società cinese che solo ultimamente si è aperta anche a un sito scritto in inglese.
La dimensione della scheda capostipite creata da Espressif, e dotata di un chip la cui fucina è californiana, è paragonabile a quella di una moneta da venti centesimi di euro, con una potenza complessiva che è a grandi linee cinque volte superiore a quella di un Arduino Uno. Il costo? Scandalosamente ridicolo sui siti cinesi, poco più di cinque euro dai rivenditori on line più blasonati.
Il microcontrollore di cui è dotata la scheda, uno scatolino plastico di cinque millimetri quadrati, prende la sigla ESP8266 ed è affiancato da un altro minuscolo chip di memoria flash, un connettore a otto contatti e un’antenna Wi-Fi direttamente disegnata sul circuito stampato, il tutto per raggiungere dimensioni inferiori a quelle di un francobollo.
Perché tanto interesse per un aggeggio così piccolo? Perché la scheda è originariamente nata come accessorio per dotare qualcosa come un Arduino Uno di un’interfaccia Wi-Fi piccola ed efficiente, ma grazie all’ingegno di un manipolo di sviluppatori maker è ora programmabile direttamente e può diventare una scheda completamente autonoma, usando l’identico ambiente di sviluppo creato per Arduino con istruzioni e modalità praticamente identiche. Ciò permette, a chi conosce un po’ ‘ di programmazione di sketch, di scrivere codice direttamente caricabile nella scheda rendendola indipendente come controllore collegato al mondo tramite Wi-Fi.
Ma c’è di più. Se anche non si conosce alcun linguaggio di programmazione, tramite una delle piattaforme online dedicate al collegamento dei dispositivi IoT alla rete globale che stanno nascendo come funghi, è sufficiente un quarto d’ora o poco meno per ottenere un sistema controllabile in remoto da qualunque parte del mondo esista Internet. Accendere dispositivi o misurare parametri fisici come umidità, temperatura, luminosità o quanto’altro da remoto e tramite il proprio cellulare diventa, letteralmente, un gioco da ragazzi che si affronta in qualche decina di minuti e a costi non più elevati di quelli di una pizza. Se appena ci si destreggia con fili e resistenze, tutto quello che serve per iniziare a usare la schedina lo si può trovare nel mio fascicolo ESP8266 – la scheda e le applicazioni, che in tradizionale forma cartacea consente di ottimizzare la quantità di informazioni ancora troppo frammentate che si trovano in rete.
La risposta di Raspberry e della comunità originale di Arduino? Non si è certo fatta attendere, ma in parte ne abbiamo già parlato e in parte ne riparleremo, in un prossimo post.