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La SIAE paga uno come me e non capisce perché

13 Febbraio 2015

La SIAE paga uno come me e non capisce perché

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Vi chiederete sconvolti: “ma come è possibile!?”; o penserete: “Proprio tu!”. Calma e gesso; adesso vi spiego.

Tengo a sottolineare solennemente che non ho mai dato mandato a SIAE di gestire i miei diritti d’autore né tanto meno mi sono iscritto all’ente come autore. Ciò nonostante nei mesi scorsi (come avevo già spiegato in altro post) avevo scoperto che uno dei miei libri risultava tra le opere per cui SIAE, sulla base di una convenzione con le principali case editrici, aveva raccolto i diritti di reprografia (cioè le riproduzioni a fotocopia, ciclostile e simili): si tratta del mio best seller Creative Commons: manuale operativo, ma solo nella sua prima edizione del 2008 per Stampa Alternativa.

Non essendo io un autore iscritto SIAE ma essendovi stati comunque dei proventi relativi ad una mia opera, la Società Italiana Autori ed Editori aveva inserito il mio nome in un database di autori che avevano un credito verso di lei e che erano quindi invitati a fornire i propri dati perché si potesse procedere al versamento.

Per mera curiosità, lo scorso ottobre ho compilato e inviato i moduli a SIAE e sono rimasto in attesa. Non ci stavo nemmeno più pensando, quando l’altro giorno mi arriva un’email che mi notifica l’avvenuta liquidazione a mio favore di 100,94 euro.
 

Pagamento SIAE

Le prove sono ineludibili: la SIAE mi ha pagato.


 
Qualcuno ora potrebbe dire vedi? Questa volta il sistema SIAE ha funzionato e non puoi lamentarti! E invece devo fare il rompiscatole anche in questo caso.

Un piccolo particolare rende infatti la vicenda ancora più surreale (cioè più surreale del fatto che uno come me riceva soldi dalla SIAE): il mio libro era rilasciato con una licenza Creative Commons (per la precisione una by-nc-sa 2.5) e quindi un’attività come la fotocopia (che, salvo casi particolari, non è un utilizzo commerciale) era già espressamente autorizzata dalla licenza. Mi chiedo dunque sulla base di quale criterio siano stati raccolti questi proventi a mio favore.

Anche il metodo di riscossione non mi è del tutto chiaro. Anni fa avevo parlato del fenomeno dei bollini AIDRO/SIAE per i diritti di reprografia (che avevo visto apposti sulle fotocopie di un altro titolo), ma non credo sia l’unico metodo utilizzato. Probabilmente il mio libro, essendo pubblicato da una casa editrice con un catalogo discretamente ampio, è entrato nel computo di qualche forfait versato da biblioteche o centri stampa. È solo un’ipotesi e dobbiamo accontentarci, dato che le dinamiche di raccolta e ripartizione proventi di SIAE non sono affatto trasparenti.

Se avrò maggiori dettagli e se questa storia bizzarra avrà un seguito, vi terrò aggiornati. Ma già per come si è prospettata fin qui, è sufficiente a confermare che da un lato l’editoria sta trovando nuovi modelli (anche a livello di licensing e gestione dei diritti); dall’altro i meccanismi standardizzati tipici del sistema SIAE non sanno come trattare certe fattispecie particolari e quindi non risultano efficaci.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0 .

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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